01: Clizia

Titolo dell'opera: Clizia

Autore: François Perrier

Datazione: 1630-1640 (durante il papato di Urbano VIII Barberini)

Collocazione: Cincinnati, Cincinnati Art Museum

Committenza:

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su legno, ovale del diametro di 42,5 cm

Soggetto principale: Clizia

Soggetto secondario:

Personaggi: Clizia, cupido

Attributi: girasole (Clizia); fiaccola accesa (cupido)

Contesto: campagna

Precedenti:

Derivazioni: Francesco Bartolozzi, Clizia,incisione, 1772

Immagini:

Bibliografia: P. R. Adams, Recent additions to the collections of the Museum, in «The Cincinnati Art Museum Bulletin», Febbraio 1954, pp. 4-5;A. Pigler, Barockthemen, Budapest 1956, II, p. 58; E. Schleier, Quelques tableaux inconnus de François Perrier a Rome, in «Revue de l’Art», 18, 1972, p. 44.

Annotazioni redazionali: Di questo dipinto si era persa ogni traccia fino a quando venne inciso da Francesco Bartolozzi nel 1772. Allora si trovava in Inghilterra, nella Collezione di John Strange, con attribuzione ad Annibale Carracci. Nel 1952 l’opera fu acquistata dal Duca e dalla Duchessa di Talleyrand-Perigord e così entrò a far parte dei dipinti del Museo di Cincinnati, mantenendo l’attribuzione ad Annibale Carracci, come sostenne l’Adams nel suo articolo sulle nuove acquisizioni del museo (1954). Schleier, successivamente (1972), ipotizzò una datazione più tarda per il dipinto, non riconoscendovi la mano di Annibale Carracci, e neppure quella di un pittore italiano, ma piuttosto quella di un artista francese: egli perciò propose un’attribuzione a François Perrier, pittore della cerchia di Poussin, confrontando l’espressione e il vestito del personaggio femminile, il modellato del piccolo cupido, e gli elementi che determinano l’ambientazione (come la roccia su cui la figura femminile poggia il braccio) con altre opere da lui incluse nel catalogo del pittore. La composizione sembra espressamente ideata per essere iscritta in un ovale, le posizioni dei due personaggi, infatti, seguono perfettamente la curva della tavola, e nello stesso tempo si contrappongono, individuando due diagonali che aprono in direzioni opposte, e lasciano un vuoto centrale, occupato sullo sfondo da un tronco d’albero. In primo piano, leggermente spostata sulla sinistra, si riconosce una figura femminile abbigliata come una matrona romana, con dei calzari all’antica, ed un girasole nella mano destra: figura che, in effetti, potrebbe essere ricondotta ad un artista del classicismo romano. Di fronte a lei è un piccolo cupido con una face accesa, simbolo dell’amore ardente, raffigurato mentre afferra la mano della fanciulla, che si volta verso di lui con un’espressione rassegnata. La presenza del girasole nella mano destra della figura femminile, l’espressione sul suo volto, ed il piccolo cupido con la face accesa, permettono di riconoscere nel dipinto una raffigurazione del mito di Clizia, narrato da Ovidio nelle Metamorfosi (IV, 234-237; 254-270). Non si tratta di un’opera a carattere narrativo, sul genere delle incisioni che corredavano le edizioni volgari illustrate del testo ovidiano, in cui erano raffigurati i vari momenti del mito, con gli stessi personaggi ripetuti più volte. Tuttavia l’artista non sembra neppure concentrarsi su di un particolare momento del racconto, come ad esempio sulla metamorfosi finale della ninfa innamoratasi di Apollo e da lui rifiutata a causa della sua eccessiva gelosia. Sembra, piuttosto, che Perrier abbia qui voluto solamente alludere alla vicenda di cui è protagonista la ninfa: si tratterebbe quindi della presentazione di un mito nei suoi elementi essenziali, senza alcun intento narrativo. Il fatto che la fanciulla venga tirata dal cupido con la face accesa, vuole alludere probabilmente alla profonda passione provata da Clizia per Apollo, il cui ruolo nella vicenda viene suggerito solamente dalla luce tagliente che colpisce la ninfa da sinistra. Tuttavia, l’espressione rassegnata e addolorata sul suo volto, come l’atteggiamento di ritrosia nei confronti del fanciullo alato, lasciano presagire la conclusione negativa del mito. Il girasole che Clizia tiene nella mano destra, infatti, indica che il suo continuo osservare il carro del Sole, consumandosi di un amore non ricambiato, la porterà infine a trasformarsi proprio in quel fiore, che, come ricorda il nome, cambia posizione durante il giorno in base allo spostarsi dell’astro nel cielo.

 

 

                                                                       Elisa Saviani