02: Tiresia

Titolo dell’opera: Tiresia colpisce i serpenti e viene trasformato in una donna

Autore: Giovanni Antonio Rusconi

Datazione: 1553

Collocazione:  Le Trasformationi di M. Lodovico Dolce di novo ristampate e da lui ricorrette et in diversi luoghi ampliate con la tavola delle favole, In Venetia, appresso Gabriel Giolito dè Ferrari, 1553, f. 33v

Committenza: Gabriel Giolito dè Ferrari

Tipologia: incisione

Tecnica: xilografia

Soggetto principale: Tiresia colpisce i serpenti e viene trasformato in una donna

Soggetto secondario:

Personaggi: Tiresia

Attributi: bastoni, serpenti (Tiresia)

Contesto: foresta

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini: http://www.univ-montp3.fr/~pictura/GenerateurNotice.php

Bibliografia: Guthmuller B., Mito, poesia, arte. Saggi sulla tradizione ovidiana nel Rinascimento, Bulzoni, Roma 1997, pp. 251-274; Glénisson-Delannée F., Illustration, traduction et glose dans les Trasformationi de Ludovico Dolce (1553): un palimpseste des Métamorphoses, in Le livre illustre italien au XVI siecle: texte/image. Actes du colloque organisé par le «Centre de recherche Culture et societe en Italie aux 15., 16. et 17. siecles» de l'Universite de la Sorbonne Nouvelle (1994), a cura di Plaisance M., Parigi 1999, pp. 119-147, 251-274 ; Fantham E., Ovid’s Metamorphoses, Oxford University Press, New York 2004, p. 40

Annotazioni redazionali: Guthmuller (1997) ci racconta che pochi giorni dopo la pubblicazione delle Trasformazioni di Ludovico Dolce, Girolamo Ruscelli, anch’egli letterato, stroncò senza leggerezza la lingua, lo stile e gli errori commessi dal collega nel suo rifacimento delle Metamorfosi Ovidiane e, nel salvare soltanto l’operato dell’autore delle immagini, ce ne restituisce fortunatamente il nome. Trattasi di Giovanni Antonimo Rusconi, autore delle 85 xilografie divise in trenta canti, per le quali prese ispirazione, tanto dalle 53 illustrazioni dell’Ovidio Metamorphoseos vulgare del 1497 quanto dalle 72 dell’Ovidio Metamorhoseos in verso vulgar di Niccolò degli Agostini del 1522. Proprio a causa delle numerose critiche, il Dolce volle apportare dei cambiamenti alcuni dei quali riguardavano anche l’apparato iconografico, che poi rimase invariato fino al 1561. Il ciclo venne ristampato sul finire del Seicento e per più di mezzo secolo servì come modello per le illustrazioni delle Metamorfosi in Italia. Rusconi assunse diversi atteggiamenti nei confronti degli episodi dell’opera: con alcuni fu fedelissimo alle indicazioni suggerite dal Dolce; con altri se ne allontanò per ottenerne personalissime rielaborazioni. Come raccontano Ovidio (Tirfc02) e le altre le fonti classiche, il pastore Tiresia, trovandosi un giorno sul monte Cilene, “con un colpo di bastone aveva interrotto in una selva verdeggiante il connubio di due grossi serpenti” e, a causa di questo gesto, si era trasformato in una donna. Come Ovidio, anche Dolce parla di una “selva ombrosa e lieta”, così come troviamo nell’incisione di Rusconi. Tiresia è raffigurato perfettamente al centro della composizione, quasi a dividerla in due parti simmetriche; egli ha appena diviso i due serpenti e presenta già i primi segni della metamorfosi in donna (gambe, seno, postura), pur avendo ancora la barba da uomo. I serpenti sono raffigurati come due piccoli draghi (testa, collo, ali, coda). Elaine Fantham (2004) ritiene che quello di Tiresia sia una pausa narrativa tra il mito di Cadmo e quello di Penteo; punti di connessione tra questi miti sono i serpenti (collegati ai draghi di Cadmo) e l’elemento della profezia presente tanto nel mito di Narciso, che segue immediatamente quello di Tiresia, quanto in quello di Penteo.

Chiara Mataloni

Francesca Pagliaro