Tirfr04

1553

LODOVICO DOLCE, Le Trasformazioni, in Venetia, appresso Gabriel Giolito de Ferrari e fratelli, Canto VI, ff. 67 e segg

 

E, come auuien, tra quello e Giunone

Noua contesa, e assia giocosa nacque;

Che fu Donne, se Amor dolcezza pone

In uoi maggiore, o dentro a le nostr’acque.

Che’l piacer uostro è senza paragone

A Gioue, che’l sapea, conchiuder piacque.

Giunon lo nega, et il contrario dice:

Et è di qua di là schiera fautrice.

 

Ma fu risolto, che ponesse meta

A la loro festosa e dolce lite

Tiresia, e che poi fe Gioue profeta,

Ilqual prouato  hauea quelle due uite:

Però, che in una Selua ombrosa e lieta

Vide un giorno due serpi insieme unite:

E con un suo baston quelle percosse,

Disfece il groppo, e l’un l’altra smosse.

 

Ma del sesso uiril mutato e priuo,

E corpo feminil natura prese;

Ne de’ frutti d’amor uolle esser schiuo;

Anzi fu sempre a gli amator cortese.

Or femina costui (com’io ui scriuo)

Visse, e durò fino a l’ootavo mese;

Nel qual di nouo quella Selva preme,

e troua i Serpi auiticchiati insieme.

 

Da lui, che l’una e l’altra hauea provata

Dolcezza, ch’ad alcun gustar non lece,

Contra Giunon fu la sententia data,

Che più, che non deuea, sdeganar la fece:

Però, che di ueder la luce amata

Priuò Tiresia: e Giuoe in quella uece

Dandogli ingegno e spirito diuino,

De le future cose il fe indovino.

 

Costui per le Città più popolose

Di Beotia tenea uario camino,

Predicendo ad altrui di molte cose,

Che’l corso antiuedea d’ogni destino;

E fur le sue uirtù tanto famose,

Che a lui, come ad Oracolo Diuino,

Correan le genti uaghe di sapere

Le forti lor, s’eran benigne o fere.