Tirfc01

sec. III a.C. – 280-258 a.C.  ca.

CALLIMACO, Inni, Il bagno di Pallade

Traduzione da: http://www.miti3000.it/mito/biblioteca.htm?http://www.miti3000.it/mito/biblio/inni.htm

 

(…)

Un giorno all'Ippocrène

che bella scorre, sopra l'Elicona

si bagnavano, avendo sciolto i pepli

dai fermagli; sul monte era la pace

del mezzogiorno, entrambe si bagnavano,

volgeva il mezzogiorno e una gran pace

regnava su quel monte. Con i cani

Tiresia, solo, verso il luogo sacro

era diretto e aveva sulle guance

da poco, scura, l'ombra della barba.

In maniera indicibile assetato

giunse all'acqua corrente della fonte.

Sventurato! Le cose non concesse

vide senza volere. Gli rivolse,

benché adirata, Atena la parola:

Qual demone alla via pericolosa,

figlio di Evèro, ti guidò, che gli occhi

non porterai più indietro? Così disse

e notte colse gli occhi del ragazzo.

Muto rimase, ferme le ginocchia,

legate dal disastro e non riusciva

a mandar suono. Ma gridò la ninfa:

Cosa hai fatto, signora, al figlio mio?

È questa l'amicizia delle dèe!

Hai tolto gli occhi al mio ragazzo! Figlio,

toccato dalla sorte, il seno e i fianchi

di Atena hai visti e non vedrai più il sole!

O me infelice, o monte, o Elicona;

dove non voglio mettere più piede,

molto in cambio di poco hai guadagnato:

qualche cerbiatto hai perso e qualche daino

e hai gli occhi del ragazzo. Tra le braccia

tenendo stretto il figlio suo, la madre

pativa, con un pianto disperato,

la sventura del flebile usignolo.

Atena ebbe pietà della compagna

e così le parlò: Donna divina,

ritira interamente ciò che hai detto,

in preda all'ira: non per mio volere

tuo figlio è cieco. Certo per Atena

non è cosa piacevole strappare

gli occhi ai fanciulli. Ma il decreto è questo

delle leggi di Crono: chiunque scorga

uno degli immortali, quando il dio

non lo sceglie in persona, a grande prezzo

paghi il vederlo. Non si può mutare,

donna divina, ciò che è stato fatto,

poiché l'ha predisposto in questo modo

il filo delle Moire, nell'istante

in cui lo generasti. Ora ricevi,

figlio di Evèro, quanto ti è dovuto.

Ma la figlia di Cadmo quante offerte

un giorno brucerà, quante Aristeo!

E imploreranno di vedere cieco

l'unico figlio, il giovane Atteone.

E della grande Artemide compagno

di corsa egli sarà, ma né la corsa

né i tiri d'arco insieme sopra i monti

lo salveranno quando, non volendo,

vedrà il grazioso bagno della dea.

Le stesse cagne allora sbraneranno

il padrone d'un tempo e andrà la madre

a raccogliere le ossa di suo figlio

per tutti i boschi e dirà ben felice

e fortunata te che accogli il figlio

cieco dai monti.Non far più lamenti

per lui, compagna. Avrà da parte mia

numerosi altri doni, grazie a te.

Lo renderò profeta di gran fama,

tra gli uomini futuri, più di ogni altro

sarà dotato in modo prodigioso.

Conoscerà gli uccelli, quale voli

con esito propizio, quali invano,

quali con ali infauste. Egli ai Beoti

darà molti responsi, molti a Cadmo

ed ai grandi Labdàcidi in futuro.

Un gran bastone gli darò che i passi

gli guidi nella giusta direzione

e una vita che duri per molti anni.

E quando morirà, solo, tra i morti

andrà girando, ricco di saggezza,

onore per il grande Agesilao.

(…)