13: penteo

Titolo dell'opera:  

Autore:  

Datazione: 165-170 d.C.

Collocazione: Pisa, Campo Santo

Committenza: 

Tipologia: coperchio di sarcofago

Tecnica: scultura

Soggetto principale: Penteo è smembrato dalle Baccanti

Soggetto secondario: 

Personaggi: Penteo, Baccanti

Attributi: tirsi (Baccanti)

Contesto:  

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Philippart H., Iconographie des “Bacchantes” d’Euripide, in “Revue belge de philologie et d’histoire”, 9, 1930, pp. 61-62, n. 145; Tomasello E., Rappresentazioni figurate del mito di Penteo, in “Siculorum Gymnasium, II, 1958, pp. 232-233; Paribeni E., ad vocem “Penteo” in Enciclopedia dell’Arte Antica Classica e Orientale, Roma 1965, vol. VI, p. 28; Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Zurigo-Monaco 1994, vol. VII, 1, sub voce Pentheus, p. 310.

Annotazioni redazionali: Il coperchio del sarcofago, proveniente dal Campo Santo di Pisa, è databile intorno al 165-170 d.C. Dal punto di vista iconografico è stato accostato al sarcofago di Palazzo Giustiniani a Roma (Cfr. scheda opera 15); la scena rappresentata è quella dello smembramento di Penteo ad opera  delle Baccanti. Il re di Tebe è disteso a terra, trattenuto  con un piede da una Menade che è colta nell’atto di dilacerare la gamba destra dell’uomo; egli appare inanimato, con il capo chino, in un atteggiamento di totale sottomisione alla furia delle donne. Sono presenti inoltre altre tre baccanti, come è consueto nei sarcofagi romani in cui lo smembramento è associato al tiaso di Bacco; una è colta nel momento in cui sta per colpire le testa dell’uomo con un tirso e un’altra smembra il suo braccio sinistro puntellandosi  con un piede sulla spalla di Penteo. Sulla destra un’altra Menade sembra avvicinarsi al gruppo principale. Sulla sinistra un albero allude al pino su cui  Penteo era salito per spiare i riti bacchici con un preciso riferimento ad una pratica cultuale preellenica, elemento presente anche in altre rappresentazioni del mito (Cfr. scheda opera 02, scheda opera 09 e scheda opera 15).                          

Silvia Trisciuzzi