04: penteo

Titolo dell'opera:  

Autore:  

Datazione: fine del V sec. a. C.

Collocazione: Catania, Istituto di Archeologia, già Centuripe

Committenza: 

Tipologia: cratere a calice

Tecnica: pittura vascolare a figure rosse

Soggetto principale: Penteo è smembrato dalle Baccanti

Soggetto secondario: 

Personaggi: Penteo, Baccanti

Attributi: tirsi (Baccanti)

Contesto:  

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Libertini G., Una nuova rappresentazione del mito di Penteo, in “Annuario della Scuola Archeologica di Atene”, XXII, 1939, pp. 139-145; Tomasello E., Rappresentazioni figurate del mito di Penteo, in “Siculorum Gymnasium, II, 1958, pp. 236-241; Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Zurigo-Monaco 1994, vol. VII, 1, sub voce Pentheus, p. 310.

Annotazioni redazionali: Si tratta di un cratere a calice proveniente dalla necropoli siciliana di Centuripe. Libertini (1939) lo ritiene legato alla produzione della Magna Grecia dei primi decenni del IV sec, mentre Beazley (1954) propone un ambito italiota con forti influenze attiche e una datazione intorno al 425 a. C. L’incertezza sulla datazione è strettamente connessa con il rapporto con la tragedia di Euripide (Penfc01), rappresentata per la prima volta nel 406 a. C. In tal modo l’affermazione del Libertini che l’atteggiamento passivo di Penteo derivi da Euripide sembrebbe confutata, ma è possibile, secondo Tomasello, spostare la datazione ad un periodo immediatamente successivo alla rappresentazione teatrale. In ogni caso non si può escludere una possibile derivazione eschilea di tale schema iconografico. Infine è stata avanzata l’ipotesi di un influsso delle rappresentazioni mimiche del mito di Penteo, specialmente in ambiente italico. Anche la questione dell’ambito di produzione è molto controversa; infatti se da una parte è riconosciuta l’influenza midiaca nello stile, sono diverse le posizioni sull’origine della schema iconografico, se sia legato a Parrasio (Libertini, 1939) o a Zeusi (Tomasello, 1958). A muovere le riflessioni degli studiosi, la lettura del testo di Pausania (Penfc02) in cui si parla di un dipinto, perduto, raffigurante Penteo nel momento in cui inizia la sua punizione, nel santuario di Dioniso. La scena rappresentata è quella dello smembramento; Penteo, nudo, ma con un mantello poggiato sul braccio sinistro, è tirato per un braccio e per i capelli da due Menadi armate di tirso, loro tradizionale attributo.  L’uomo è imberbe, secondo un’iconografia che diverrà consueta e, secondo alcuni, derivante dalla fonte euripidea.

Silvia Trisciuzzi