Titolo dell'opera: L’impero di Flora
Autore: Nicolas Poussin
Datazione: fine 1630 - esordi 1631
Collocazione: Dresda, Staatliche Gemäldegalerie
Committenza: Fabrizio Valguarnera (?)
Tipologia: dipinto
Tecnica: olio su tela (cm 131 x 181)
Soggetto principale: trionfo di Flora, raffigurata tra gli amanti infelici trasformati in fiori; tra i giovani Narciso è chiaramente riconoscibile per l’adozione della consueta iconografia che lo vede impegnato nella contemplazione di se stesso
Soggetto secondario:
Personaggi: Flora, Narciso, Eco (?), Aiace, Adone, Giacinto, Clizia, amorini
Attributi: chino in avanti,inginocchiato, rimirante la propria immagine riflessa nell’acqua contenuta da un orcio (Narciso)
Contesto: giardino
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini: Raggianti C.L. (a cura di), La Gemäldegalerie di Dresda, in Musei del Mondo, Milano 1982.
Bibliografia: Blunt A., The paintings of Nicolas Poussin. A critical catalogue, London 1966; Bettini M., Pellizer, E., Il mito di Narciso. Immagini e racconti dalla Grecia a oggi, Torino 2003
Annotazioni redazionali: Il dipinto segnala ancora una volta il suo autore come personaggio intellettuale, suggestionato dall’arte e dalla letteratura antica quanto da quella coeva. Un primo punto da definire è l’identità dei protagonisti della porzione dell’opera di nostro interesse: se infatti la figura di Narciso risulta chiaramente caratterizzata, non si può dire altrettanto per la fanciulla che gli porge la giara e per l’uomo nudo alle sue spalle, trafitto da una spada. A proposito della giovane donna, è stata proposta l’identificazione con Eco o con Liriope, madre del giovane; risulta, tuttavia, poco verosimile che sia proprio quest’ultima ad offrire a Narciso una superficie riflettente, determinandone indirettamente la rovina. Per quanto riguarda il personaggio maschile, sebbene faccia gola ravvisarvi Aminia, l’amante disdegnato menzionato da Conone e poi ignorato nella versione ovidiana del mito di Narciso, in questi si dovrà più correttamente riconoscere Aiace, come conferma il garofano ben in vista. Il legame di contiguità tra le vicende dei due eroi è, peraltro, ribadito da alcuni versi dell’Adone del Marino (VII, 1-6), i cui rapporti con l’artista sono ben noti:
"Così per Ibla ala novella estate
squadra di diligenti api si vede,
che le lagrime dolci e dilicate
di Narciso e d’Aiace a sugger riede;
poi nele bianche celle edificate
vanno a ripor le rugiadose prede"
Erika Izzi