11: Narciso

Titolo dell'opera: Eco e Narciso.

Autore: anonimo del XV sec

Datazione: 1410 ca.

Collocazione: Bruxelles, Bibliothèque Royale, Ms. 9392, f. 19 v., Christine de Pizan, L’Epistre d’ Othèa à Hector.

Committenza:

Tipologia:

Tecnica: miniatura

Soggetto principale: *

Soggetto secondario:

Personaggi: *

Attributi: cane, cavallo, corno da caccia, fontana, si specchia, speroni da cavaliere, veste (Narciso).

Contesto: paesaggio con alberi, castello sullo sfondo.

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini: Bettini M., Pellizer E., Il mito di Narciso. Immagini e racconti dalla Grecia ad oggi, Einaudi 2003, fig. 6.

Bibliografia: Bettini M., Pellizer E., Il mito di Narciso. Immagini e racconti dalla Grecia ad oggi, Einaudi 2003, fig. 6; Carrara E., Mitologia antica in un trattato didattico-allegorico della fine del Medioevo:l’ "Epistre d’Othèa"di Christine de Pizan, sta in: Prospettiva, n. 66, Aprile 1992, pp. 67-86; Uguccioni A, L’iconografia di Narciso nel "Roman de la Rose", esempio di amore cortese., sta in: Ranieri Varese (a cura di), Studi per Pietro Zampetti., Ancona 1993, pp. 71-75 .

Annotazioni redazionali: Tra le raffigurazioni che meglio sintetizzano le varie fasi della vicenda mitologica di Narciso ed Eco, un ruolo fondamentale spetta alle miniature realizzate per L’Epistre d’ Othèa à Hector di Christine de Pizan, e in particolar modo, a quelle contenute nel manoscritto 9392 della Bibliothèque Royale di Bruxelles, dove si assiste ad un vero e proprio "riepilogo iconografico" della storia. Qui la narrazione figurativa ha inizio sullo sfondo, dove è rappresentato in momento in cui una dama (Eco?) tenta di avvicinare Narciso, segue in primo piano il tradizionale gesto (di Narciso) dello specchiarsi presso la fontana, a cui fa seguito la raffigurazione di Narciso steso a terra, evidentemente morto. Dal punto di vista stilistico è opportuno notare l’avvenuta trasformazione della fonte in fontana, questa volta di forma esagonale, situata presso il giardino d’amore, connotazione questa che sembra essere ribadita dalla presenza della statuetta di Cupido. A conferma di ciò, valga anche la preferenza per il modello iconografico utilizzato nella rappresentazione di Narciso che lo identifica figurativamente come cavaliere-amante. Parallelamente a questa lettura prettamente iconografica, bisogna ricordare anche quella di carattere contenutistico, che nell’ L’Epistre d’ Othèa à Hector, fa di Narciso (cap. 16) l’allegoria del peccato d’orgoglio, e anzi utilizza le sue vicende come monito a non avere troppa considerazione di sé. Discorso diverso per Eco (cap. 86) la cui storia viene invece interpretata come allegoria della Misericordia.

Anna Gentili