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sec. XVI d.C.

NICOLO DEGLI AGOSTINI, Lovidio Metamorphoseos composto per Nicolo agustini, et stampato in Venetia per Iacomo da Leco ad istantia de Nicolo Zoppino et Vincentio di Pollo suo compagno correnti gli anni del Signore M.D.XXII a giorni sette di Magio regnante lo inclito Principe messer Antoni Grimani, libro III.

 

DE LA NATIVITA DI NARCISO

 

 

De Lirope, e de cephico fiume

se nol sapesti nacque il bel Narciso

adorno dogni gratia, e buon costume

tanto che parea fatto in paradiso

fra ipiu leggiadri amanti in terra un lume

fu questo, e molti del suo vago viso

inamorosi come intenderete

il tutto, se ascoltarmi hoggi starete

 

Lirope la bella nimpha come

hebbe Narciso il fanciul partorito

vedendo il volto, et le sue crespe chiome

e lintagliato, e bel corpo polito

a Tiresia il porto di cui gial nome

pelindovinar suo per tutto era ito

accio li predicessi sua ventura

per esser tanto bel sopra natura

 

Come madre fu col fanciullino

da Tiresia, sel trasse giu del collo

e disse perc’ havea preso il camino

e che idica il suo fin assai pregollo

Tiresia se lo fece a lui vicino

e udendo chera bel molto basciollo

poi disse donna il tuo figluol ucciso

sera sul piu bel fior dal suo bel viso

 

La madre quando intese il parlar strano

ne la sua mente per un scherzo il tenne

e riputollo come un sognio vano

poi presto col fanciullo a casa venne

il qual crescendo, si bello, et humano

di volto fu, che assai passion sostenne

a fuggir da piu dun che li volea

far quel che sua bellezza richiedea

 

Ne solo fu da nimphe, e donne amato

il bel Narciso, ma da molti belli

giovani, da li quai fu sequitato

ma tuti lor penser fur vani, e selli

fra gli altri dun amor di smisurato

lamo una nimpha sopra tutti quelli

vaga, gentil, leggiadra, e costumata

la qual fu da ciascun Eccho nomata

 

DI ECCHO E NARCISO

Eccho una nimpha bella, e vezzosa

la qual con altre nimphe dimorava

in una selva chera molto ombrosa

ne la qual spesso Giove a spasso andava

per miticar la sua fama amorosa

et uno di mentre el si solazzava

Giuno dal ciel discese in fretta molta

per trovar Giove in quella selva folta

 

E trovato lharia cha suo diletto

giacea con una nimpha saggia, e bella

se non li fuste alhor vennuta a petto

Eccho con dolce, e soave lo quella

dicendoli, o di Giove altro ricetto

posto del paradiso, e del mar stella

ch’e di lalto thonante sposo vostro

c’hoggi lassato avete il divin chiostro

 

Rispose Giuno del mio sposo Giove

a dirti il vero nimpha mia gientile

giunte a lorecchi mie cattive nove

desser disceso in questo incolto ovile

per adimpir lamorose sue prove

con certe di le vostre nimphe humile

alaqual Eccho gli rispose presto

madonna non dovreste creder questo

 

E sepe tanto con parlar accorto

Giuno tenner in ciance la polita

nimpha, che Giove fu di lei accorto

e subito nel ciel fece salita

due altre volte anchora questo posto

giunse la detta dea somma, e gradita

tal ceha la fin accorta di tal fallo

delibero impunito non lasciallo

 

E disse ad Eccho poiche fatte mhai

con le tue ciance, e con le tue novellette

le beffe gia piu volte che tu saqi

per penitenza di tue voglie infette

hoggi ti do che possi parlar mai

se non risponder a parole dette

e che dimori in lhorride spelonche

e solitarie selve, e cave conche

 

Per quel cagion Eccho non potea

con alcuna persona piu parlare

ma al parlar de le gienti rispondea

chaltra parola non potea formare

costei chio dico estremo ben volea

al bel Narciso, e non sapea che fare

per non li poter dir il suo dolore

che per lui li havea posto in coramore

 

Ma per le selve lo seguiva spesso

quando chel giovinetto a caccia gia

e con bei modi li veniva a presso

e irrespondeva se parlar ludia

lui non curando lamoroso eccesso

quando potea da lei sempre fuggia

onde la nimpha colma de martire

deliberossi di voler morire

 

E tanto fu il dolor che li penetra

la miseralma, a la misera amante

che finalmente si converse in pietra

per premio del suo fido amor costante

e nel morir dal ciel tal gratia impetra

chel suo Narciso dur piu adamante

finischa per amor, come ella alhora

per lui finiva ingiustamente anchora

 

ALLEGORIA DI ECCHO

La Allegoria di Eccho ben che appresso nella fabula de Narciso piu apertamente se dira, Eccho tanto vol dire in gramatica greca quanto che quella voce la qual risona, e percio e detta nimpha perche quello suono se ode piu in li lochi concavi et in le valli rimote che in altro loco, et vero fu che una giovine fu rufiana de una sua compagnia nella Isola di Crete, per la qual cosa andando [uno per sapere che fusse dello re Iove, Questa donna che stava alla guarda tenne tanto a parole (uno che Iove se parti, laqual da poi avedutasi essendo regina a lei fece cautamente mozzare la lingua, Onde volendo parlare barbotava simile al suono lo qual rimbomba per li lochi concavi et voti, perche coloro che composero il parlar litterale puosero nome a quello suono Eccho, costei cosi senza lingua se inamoro di Narciso, il quale fu tanto crudele che la lasso morir per suo amore, e per cio dice che quando Narciso se lamentava lo spirito di Eccho li rispondea nella pietra nella quale era conversa come leggiendo qui dissotto nelli seguenti versi se dichiara, a significatione che tutti coloro che o gridano o parlano nelli lochi petrosi e solitari dalla lor propria voce li ne risposto le istesse parole che loro formano, che sono dinominate Eccho, idest risponso di voce.

 

DE NARCISO MUTATO IN FIORE

Ful iusto prego di Echo in cielo udito

poiche un giorno Narciso essendo andato

a caccia giunse in un pratel fiorito

dov’era un fonte assai chiaro, et ornato

nel qual mirando il giovane gradito

si fu del suo bel volto inamorato

perche ne l’acqua christallina, e pura

vide volendo ber la sua figura

Ala parir de langelico aspetto

risto Narciso pien damiratione

che mai piu s’havea visto il giovanetto

et haver comincio gran compassione

de chi tanto lamo con puro effetto

perche fece morir molte persone

per lui damor, non si pensando quello

che tardi del suo error vedeva in ello

Mentre Narciso sestesso mirava

nel christal de la chiara, e lieta fonte

gliocchi con gliocchi fiso comtemplava

le guance, il naso, le chiome, e la fronte

e per basciarsi il volto in giu chinava

aprendo con disio le braccia pronte

ma come lacqua con la faccia bella

punto toccava dispariva quella

Poi che fu in vano affaticato assai

si volse a una vicina selva ombrosa

e disse o lieta selva che gia mai

in te turbata fu voglia amorosa

dhe moviti a pieta de gli miei guai

e fami la mia effigie a me pietosa

nel liquido christallo in questo loco

si ch’io l’abbracci, et che la basi un poco

Fu visto mai per alcun grave eccesso

in tutto il mondo amante tanto crudo

come son io nemico di me stesso

dogni misericordia, e pieta nudo

da ch’io bramo haver quel chel ciel concesso

mha senza haverlo, perche aggiaccio, et sudo

damor ardente de mia propria imago

c’havendo, d’haver lei son fatto vago

Chi fu nel mondo mai tanto infelice

che di se stesso fusse inamorato

disiderando quel che non e lice

anzi fuggir si deve in ogni lato

io era, ahi lasso me lieto, e felice

prima ch’al fonte qui fussi arrivato

e ben che a starli conosca il mio errore

vorrei partirmi, e non mi lascia amore

S’io parlo con costui che me inamora

ei parla meco, e se vo appressare

al suo bel viso, egli s’appressa anchora

al mio, con quel disio che i so mostrare

e se per trarlo con le braccia fora

del fonte, lapro lui senza indugiare

apre le sua e cosi in un momento

le stringo e piglio lacqua, e abraccio il vento

O giustitia damor, o mesti amanti

che per me giunti sete a tristo fine

hor state attenti e lieti tutti quanti

a veder le mie gravi, et gran ruine

e tu afflitta Eccho che con molti pianti

seguisti gia le mie luci divine

non ti doler de la tua dura sorte

che presto vederai mia acerba morte

Cosi dicendo con voglia aspra, et rea

tutti ipanni di dosso si stratiava

e il volto con le man si percotea

e verso il ciel ahime ahime gridava

e la sua dolente Eccho irespondea

ahime ahime, chin sasso anchor l’amava

alfin per la passion la miseralma

sopra l’herba lascio la mortal salma

La qual discese a le palude stigie

e sopra lacque de linfernal fiumi

ando per veder la sua vaga effigie

e le dorate chome, e i chiari lumi

poco curando lombre oscure, e bigie

e de gli fochi i lor sulfurei fumi

che di vedersi tal piacer havea

che di esser morto non se naccorgea

Lamadriade gentil c’hebbero inteso

con le naiade, di loscura morte

del bel Narciso al chiaro fonte illeso

a lui nandaro per le vie piu corte

et sul feretro lo portor di peso

poi volendo biasmando la sua sorte

darli sepulcro con immenso honore

lo ritrovor cangiato in un bel fiore.

Cosi adimpita fu la prophetia

del bon Tiresia, tal che tutta Thebbe

per molta meraviglia ne stupia

e ciascadun di lui bon concetto hebbe

et gia per tutta Arcadia nome havia

si buon che meglio haver non si potrebbe

tal che Pentheo figliol di Echione

e di Agave nhavea gran passione

ALLEGORIA DI NARCISO.

La Allegoria de Narciso mutato in fiore e che la Verità della historia fu che in Grecia era uno giovane bellissimo per la qual bellezza venne in tanta superbia che ogniuno sprezzava et ancho dice Ovidio che egli inamorato della sua persona per la qual molti e molti ne morirono allultimo divento fiore, cioe sintende che il fiore poco o niente dura, et cosi come quello tosto manca cosi Narciso in giovinezza ne mori, percio che poco con quella gloria visse al mondo, et fini la sua vita in una selva, dove per esser le Naiade e Driade Nimphe delle selve, per questo dice Ovidio che lui fu da quelle honorato et pianto El qual Narciso dicesi fu trovato morto in uno bosco apie de una fonte, la cui morte mai si puote intendere da che fussi processa , et perche non havea alcuna ferita si crede chel fusse afogato nella fonte, overo che li fussi cio fatto per invidia, si puol anchora poner questa fabula moralmente, et per Narciso intendere ciascuno huomo famoso lo quale se invaghisca di lui medesimo per qualche particular virtu che gli habbi e tanto in se si specchi che di lui proprio sinamori, et inamorandosi manchi nella detta virtu come un languido fiore.