Narfc09

sec. III d.C.

PLOTINO (Licopodi, Egitto 205 / Roma 270), Enneadi, I, 6, 8

 

Traduzione da Bettini M., Pellizer E., Il mito di Narciso. Immagini e racconti dalla Grecia a oggi, Torino, Einaudi 2003, pag. 192.

E in che modo? Con quale mezzo? Come si potrà contemplare un’irresistibile bellezza che rimane come all’interno del santuario e non procede all’esterno dove anche i profani possono vederla? Vada e prosegua fino all’interno chi ne è capace, abbandonando all’ esterno la vista degli occhi, senza più volgersi al fulgore dei corpi che si è lasciato dietro. Non bisogna infatti, vedendo le bellezze dei corpi, precipitarsi ad esse, ma, si deve, sapendo che sono immagini, orme ed ombre, fuggire verso quello di cui queste sono immagini. Perché se uno si precipitasse volendo afferrare tali bellezze come fossero vera realtà, incorrerebbe nello stesso destino di colui che, volendo afferrare una bella parvenza sulla superficie dell’acqua – come un mito mi pare lasci allusivamente ad intendere-, s’inabissò giù nella corrente e scomparve; allo stesso modo, dunque, chi è tutto preso dai bei corpi e non li abbandona, sprofonderà, non con il corpo, ma con l’anima, in abissi pieni di tenebra e odiosi all’ intelletto, dove, cieco abitante dell’ Ade, starà, lì come qui, in compagnia di ombre.