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sec. II d.C.

TITO FLAVIO CLEMENTE ALESSANDRINO (Atene 150-160/ 215 circa), Il protrettico, III, cap. II, 11,3

 

 

Traduzione da: Bianco M.G. ( a cura di), Il protrettico di Clemente Alessandrino, Utet 1971, pag. 392.

 

 

 

Il verbo ci esorta invece a non "fissare lo sguardo sulle cose visibile, ma su quelle invisibili. Le cose visibili sono d’un momento, quelle invisibili eterne". E, cosa che ha superato anche il limite dell’assurdità, hanno inventato uno specchio per la loro bellezza artificiale come se fosse un’azione nobile o virtuosa, mentre sarebbe più conveniente porre un velo su tale inganno. Né infatti, come narra il mito dei Greci, giovò al bel Narciso farsi ammiratore della propria immagine.