Narfc03

sec. II a.C.

PAUSANIA, Descrizione della Grecia, III, 31, 7-8.

 

 

Traduzione da: Bettini M, Pellizer E., Il mito di Narciso. Immagini e racconti dalla Grecia ad oggi., Einaudi 2003, pag. 181

 

 

[a] Nella terra dei Tespiesi vi è un luogo chiamato Donakòn (Canneto); qui si trova la fonte di Narciso, e si racconta che il giovane guardasse dentro quest’acqua, e senza comprendere che stava vedendo la propria immagine, senza rendersene conto si innamorò di se stesso, e a causa di quell’amore gli sopravvenne la morte presso la fonte. Ma è davvero una storia completamente idiota, che un individuo già arrivato all’età di potersi innamorare non sia nemmeno capace di distinguere che cosa è un uomo e che cosa è l’immagine di un uomo.

[b] C’e anche un’ altra storia su di lui, meno conosciuta della precedente, ma che comunque si racconta, e cioè che Narciso aveva una sorella gemella, e che fra le altre cose i due avevano un aspetto in tutto somigliante, e che entrambi portavano la chioma acconciata allo stesso modo, e vestivano abiti simili, e inoltre andavano a caccia l’uno in compagnia dell’altra. E che infine Narciso si innamorò della sorella, e quando la fanciulla morì, recandosi spesso alla fonte capiva, sì, di vedere la propria immagine, ma pur comprendendolo, ciò che gli era di consolazione e sollievo all’amore, sembrandogli così di vedere non la propria immagine, ma l’immagine di sua sorella. Quanto al fiore del narciso, da parte mia ritengo che la terra lo fece spuntare anche prima, se si deve giudicare dai versi epici di Pàmphos: questo poeta infatti, che visse molti anni prima di Narciso, dice che Kore, la figlia di Demetra, fu rapita mentre giocava a raccogliere fiori, e in quel ratto non fu tratta in inganno dalle viole ma dai narcisi.