71: Giove, Semele e la nascita di Bacco

Titolo dell'opera: Nascita di Bacco

Autore: Nicolas Poussin

Datazione: 1657

Collocazione: Cambridge (Mass.), Fogg Art Museum

Committenza: Jacques Stella

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su tela (cm 114, 5 x 167,5)

Soggetto principale: Mercurio consegna Bacco alle ninfe

Soggetto secondario: Morte di Narciso ed Eco (a destra); nascita di Bacco (in cielo)

Personaggi: Mercurio, Bacco bambino, ninfe, Giove, Ebe, Narciso, Eco

Attributi: caduceo, calzari (Mercurio), aquila (Giove), corona di pampini (Bacco)

Contesto: anfratto roccioso con una fonte

Precedenti:

Derivazioni: un’incisione della fase preliminare del dipinto di Dughet al Fogg art Museum e svariate copie di cui una al Musee Fabre di Montpellier, una all’Haydock collection, The Mount, York. Da Aston Hall a Birmingam.

Immagini:

Bibliografia: Bellori G.P., Le vite dei pittori scultori e architetti moderni, a cura di Borea E., Einaudi, Torino 1976, p.445; Blunt A., The eroic and ideal landscape in the work of Nicolas Poussin, in “The Journal of the Warburg Institute”, VII, 1944, p. 165 e ss.; Panofsky D., Narcissus and Echo: Notes on Poussin's Birth of Bacchus in the Fogg Museum of Art, in “Art Bulletin”, 1946, 31, pp.112 -120; Bardon, Poussin et la littérature latine, in Nicolas Poussin. Colloque C.N.R.S., Paris 1958, Paris 1960, pp. 123-125; Mongan A., The infant bacchus entrusted to the nymphes by Poussin, Fogg Art Museum Annual Reports, 1958-59, pp. 29 e ss.; Blunt A., Nicolas Poussin, Phaidon Press, London - Bollingen Series, New York 1958, vol. I, pp- 13-16, vol. II, pl. 1; Blunt A., The paintings of Nicolas Poussin. A critical catalogue, Phaidon Press, London 1966, p 92 n. 132; Thuillier J., L’opera completa di Poussin, Classici dell’Arte Rizzoli, Milano 1974, p. 122;; Neer R.T., Poussin, Titian, and Tradition: The Birth of Bacchus and the Genealogy of Images, in ”Word & Image”, 18, 2002, pp. 267-81; Friedlander W., Poussin’s old age, in “Gazzette des Beaux Arts”, 1962, II, pp. 249 e ss.; Bull M., Poussin and Nonnos,in “The Burlington Magazine”, n.1148, vol. 140, Novembre 1998, pp. 724-738.

Annotazioni redazionali: realizzato da Poussin per l’amico pittore Jacques Stella nel 1657 dal 1727 risulta in possesso di Filippo duca d’Orleans. Venduto nel 1790 con le immagini italiane e francesi della collezione d’Orleans a Walkuers e rivenduto nello stesso anno a Labord de Mereville. Fu comprato nel 1798 da Bryan, e dopo molti altri spostamenti fu acquistato da Durlacher da Samuel Sachs e regalato infine al Fogg Art museum da Mrs. Sachs nel 1942 (Blunt, 1962). Il dipinto di Poussin è stato oggetto nel 1946 dello studio di Dora Panofsky: la studiosa ha voluto spiegare l’originale abbinamento del mito della Consegna di Bacco alle ninfe con quellodellaMorte di Narciso presente nel dipinto in esame attraverso l’accostamento delle rispettive scene con le Imagines di Filostrato. Infatti osservando il dipinto bisogna immediatamente dire che il titolo con cui è convenzionalmente menzionato, non corrisponde a nessuno dei due episodi dipinti. Sulla sinistra vediamo emerse dall’acqua per metà un consesso di ninfe, agitate perché Mercurio è appena sceso dall’Olimpo per consegnargli in affidamento il piccolo Bacco. Non si tratta dunque della Nascita di Bacco, ma della consegna di Bacco alle ninfe di Nysa. La ninfa che prende il bambino dovrebbe essere Ino, la sorella di Semele, a cui tradizionalemente è consegnato il bambino prima di essere affidato alle Ninfe. Mercurio tiene con un braccio Bacco, con l’altro indica verso il cielo dove si vede Giove che riceve la coppa del miele da Hebe, dea della giovinezza, forse nel momento subito successivo al parto.Secondo Neerr, la composizione con Giove che seduto beve dalla coppa ha il suo precedente nella “Gotha Cup”, una kilix ateniese conservata nello Schlossmuseum di Gotha risalente al 500 a.C. (Neer, 2002).  Su una collina, dietro Mercurio, Pan suona il flauto.  Tutt’intorno una grotta ricoperta di fiori, di pampini, di tralci di vite e anche il piccolo Bacco è incoronato con fiori; un’esplosione di vita che già in Nonno di Panopoli era legata allala nascita di Bacco attraverso il germogliare della vite e dei fiori (Semfc41). E questo è esattamente il contrario di quello che accade nella parte destra del dipinto. Con colori più cupi e tenui è rappresentato il corpo morto di Narciso e la disperazione di Eco, anche lei probabilmente morta. Partendo dalla testimonianza contemporanea di Bellori, Dora Panofsky spiega che per motivare l’accostamento dei due miti non si può solamente notare che essi sono consecutivi nelle Metamorfosi ovidiane (entrambi nel libro III, separati solo dal racconto di Tiresia). Bellori infatti, prima spiega l’insolito abbinamento delle due storie del dipinto soltanto con l’ordine in cui si susseguono nell’opera dello scrittore latino, ma poi aggiunge che “in questo modo dipinse ancora Filostrato la medesima immagine”. Dunque Ovidio non sarebbe l’unica fonte chiamata in causa, ma anche le pitture immaginarie di Filostrato, che peraltro Poussin poteva facilmente reperire specie in una famosa edizione francese (Blaise de Vigenère, Images ou Tableaux de Platte Peinture des deux Philostrates Sophistes Grecs. Stampate in numerose edizioni a partire dal 1609) disponibile dal 1609 corredata da incisioni di artisti olandesi. In effetti, a scanso della proposta di Blunt (1944) di riconoscere come fonte per il dipinto le Mythologiae sive explicationis fabularum di Natale Conti (Semfr06), moltissimi dettagli del dipinto riconducono all’opera di Filostrato (Semfc37). Pan che suona in onore della nascita del bambino, l’esplosione di fiori e pampini nella grotta sono dei motivi facilmente ricollegabili alla pittura filostratiana ma non solo. Bisogna ricordare che il passo dell’opera è intitolato “Semele” perché grande importanza è assegnata al ruolo del fuoco e della nascita dalla fiamme. Se infatti si osserva un’ incisione di Giovanni Verini appartenente a una fase preliminare del dipinto si noteranno immediatamente alcune divergenze (Panofsky D., 1946):innanzitutto il bambino non è cinto da una corona di pampini ma circondato da un’aura luminosa, il carro di Giove non c’è ma c’è Venere con cupido su una nuvola. Mercurio tiene il bambino con entrambe le braccia ed Eco è sparita, sostituita da una ninfa che si lava i capelli, molto spesso utilizzata da Poussin in altri dipinti in segno di fecondità. Narciso giace morto ma disteso nell’acqua, semicoperto dalle ninfee. Dalla collina spunta il carro del sole ad intensificare l’importanza della luce e non solo: queste annotazioni confermano e rinsaldano il rapporto con Filostrato che nel fuoco incentra tutta la descrizione della nascita e che fa cenno esplicitamente al carro del sole. La scena però, così com’era rappresentata, risultava esplicitamente somigliante alla Natività di Cristo raccontata nelle rivelazioni di Santa Brigida: essa dice che lo splendore divino emanato dal Salvatore aveva oscurato lo splendore delle materiale delle fiamme. Così, sembra che Poussin abbia voluto nella versione definitiva, togliere questa annotazione troppo sincretistica. A questo punto, accentuando il carattere di fertilità cingendo il bambino di pampini, riconducendo l’immagine all’episodio della nascita dal padre ponendo Giove assieme ad Hebe in cielo al posto del carro di Venere, egli inserì nella versione definitiva anche Eco e tolse così il richiamo esplicito alla nascita divina, ma esplicitò la doppia nascita. La studiosa spiega che la differenza sia di tema che di composizione trai due episodi, quello della Nascita di Bacco e l’altro con la Morte di Narciso porta immediatamente a intravederne l’antitesi tra vita e morte, tra fecondità e sterilità (vedi anche: Blunt, 1944). In ultimo rintraccia, sempre in Filostrato, una spiegazione non solo teorica dell’accostamento degli episodi: leggendo la descrizione del momento della morte di Narciso nell’opera di Filostrato essa nota come il contesto sia lo stesso di quello della nascita di Bacco (Semfc37). Quando Narciso muore le parole usate nelle Imagines per descrivere il paesaggio sono assolutamente identiche: la grotta, i fiori, i rami, i tralci; talmente identica che l’ambientazione è definita bacchica. Basta guardare infine l’incisione del mito realizzata per l’edizione delle Imagines precedentemente citata. Dunque questa sarebbe la spiegazione: entrambi gli episodi avvengono in un contesto di fertilità ed esplosione di vita da intendersi in senso rigenerativo anche di fronte alla morte. Blunt, nel capitolo dedicato a “The Late Mithological Landscapes”del catalogo critico dei dipinti sostiene che Poussin dà quasi sempre delle personali interpretazioni allegoriche dei miti antichi e la nascita di Bacco dipinta per Stella nel 1657 rientra in questa categoria. Sebbene infatti si sia attenuto alle fonti, egli le ha personalmente rilette e rielaborate. Sicuramente a livello compositivo Poussin, continua Blunt, è stato influenzato dal vaso Salpion che egli ammirava moltissimo, ma la sua fonte principale è sempre stata principalmente la letteratura. Se, come crede lo studioso, è Conti la principale fonte da tenere in considerazione per leggere il dipinto, la nascita di Bacco divente il simbolo dell’infusione della vita nella materia e di fertilità. Per questo Poussin avrebbe pensato di raffrontare le due favole, in virtù dell’amore non corrisposto di Narciso ed Eco. La recente interpretazione di Neer (2202) basa la lettura dell’opera sulla differenza tra “creatività” e “mimetica”: Poussin avrebbe rielaborato motivi stilistici da sue opere precedenti (come il disegno della Tintura del Corallo) e dal Baccanale di Tiziano del Prado, componendoli in maniera innovativa e originale; così Narciso morirebbe perché non sa distinguere imitazione da creazione, ed Eco sarebbe il contraltare di Pan, che ripete una melodia e non la crea. Nel dipinto, la fonte della vita è Giove che è descritto da Conti come “sol” e “mundi anima” ma c’è una fonte di vita sussidiaria che è meglio visibile nell’incisione conservata al Fogg art museum ed è Apollo sul carro.Secondo Blunt questa è chiaramente un’allusione all’importanza del sole nella rigenerazione delle piante e nella vita in generale perché è la manifestazione del lavoro della natura emanata da Giove “anima mundi”. Nonostante quando Poussin realizzò il quadro lasciò fuori il carro, egli volle evocarlo con i raggi del sole che sorgono sulla caverna di pietra. L’idea di fertilità in contrasto con la sterilità sarà fondamentale negli ultimi lavori di Poussin e per questo sono eseguiti o per se stesso o per i suoi amici più intimi come in questo caso (Blunt, 1966). Tali dipinti secondo lo studioso incarnano una dottrina filosofica connessa con lo stoicismo a cui il pittore fu vicino negli anni precedenti. Attraverso la trasformazione dei miti in allegorie di fenomeni naturali gli stoici salvarono parte delle storie mitologiche dall’oblio, nel tempo in cui venivano percepite come irrazionali gli dei vennero resi uguali alle forze della natura, e Cicerone, Microbio e Cornuto, non fecero altro che sistematizzare quest’idea spesso in maniera fantasiosa. L’universo stoico, dice Blunt, è diviso in materia positiva e materia negativa, gli elementi naturali sono rappresentati dalla divinità: Era è l’aria, Zeus il sole. Per questo la nascita di Bacco rientra così da vicino in quest a concezione poiché per tutta la tradizione medievale essa venne paragonata alla maturazione dell’uva attraverso i caldi raggi del sole portati dal vento, e la vite era rappresentata proprio da Semele (Semfm11). I miti venivano letti come una maniera primitiva di rapportarsi alla natura immaginando esistenze semiumane però comprensibili tanto da essere controllabili (Cartari, Conti) e nel XVII secolo questa teoria di panfisismo verrà spiegata e diffusa da Tommaso Campanella che vede nel sole la fonte di tutti i benefici umani, l’anima del mondo. In conclusione dunque, il dipinto di Poussin per Blunt può essere letto come la variante di Campanella alla cosmologia degli stoici. L’elemento comune tra Narciso ed Eco e la Nascita di Bacco si deve dunque rintracciare, secondo Blunt, nel fatto che Bacco è fin dall’antichità simbolo di prosperità e che la storia di Narciso, con la metamorfosi del fanciullo in fiore, allude anch’essa alla rigenerazione. Inoltre, la morte di Narciso, in connessione con la lettura cristiana della nascita di Bacco come nascita di Cristo, alluderebbe alla Morte e resurrezione del Salvatore. Secondo Bardon la fonte per Narciso sarebbe ravvisabile ne la description poetique de l’histoire du beau Narcisse di Habert pubblicata a Lione nel 1550. Un ultimo legame è quello, costante in tutta l’opera del pittore, con le Dionisiache di Nonno di Panopoli (Semfc41) in cui l’episodio della consegna del bambino alle ninfe è raccontata in maniera vicina all’immagine.

Francesca Pagliaro