57: Giove, Semele e la nascita di Bacco

Titolo dell'opera: Giove e Semele

Autore: Bernard Salomon

Datazione: 1557

Collocazione: Bernard Salomon, La Metamorphose d'Ovide figurée, Lione 1557

Committenza:

Tipologia: incisione

Tecnica: xilografia

Soggetto principale: Giove fulmina Semele

Soggetto secondario: Giove mette Bacco nella sua coscia

Personaggi: Giove, Semele, Bacco bambino

Attributi: corona, fiamme (Giove)

Contesto: scena all’aperto

Precedenti:

Derivazioni: Virgil Solis, Giove e Semele, ne La Metamorphose d’Ovide figurèe, par Jean de Tournes, Lyon 1563 (Cfr. scheda opera 60)

Immagini:

Bibliografia: Standen E.A., A picture for Every Story, in “The Metropolitan Museum of art Bullettin”, vol. 15, n. 8, 1957, pp. 165-175, vol. 15, n. 8, pp. 165-175;  Güthmuller B., Mito, Poesia, Arte. Saggi sulla tradizione ovidiana nel Rinascimento, Roma 1997, pp. 213-216; Sharrat P., Bernard Salomon Illustrateur lyonnais, Droz, Genève 2005, p. 161.

Annotazioni redazionali: la serie d’incisioniche Bernard Salomonrealizzò nel 1557 per il Métamorphose d’Ovide figurée, a cui questa con Semele appartiene divennero canoniche per le illustrazioni di successive volgarizzazioni dell’opera Ovidiana. Il testo in ottave è considerato anonimo anche se per alcuni sarebbe da attribuire a Berthèlemy Aneau autore della Picta Poesis, testo di emblemi uniti a poesia di cui anche il titolo potrebbe palesare un legame con il Métamorphose d’Ovide figurè (Guthmuller, 1997). Il testo illustrato da Salomon presenta infatti la tipica tripartizione “emblematica” in inscriptio, pictura e subscriptio: la prima consiste in una breve descrizione del soggetto, la seconda è la rappresentazione figurativa dell’immagine e la terza è un testo poetico, in questo caso un’ottava in lingua volgare, che sintetizza l’episodio e costituisce un componimento poetico a sé. Le tre parti sono incluse in una ricca cornice ornamentale. Nonostante l’aspetto di un’opera di emblemi, il testo e le immagini di Salomon non forniscono una lettura allegorica del mito, ma semplicemente sintetizzano armonicamente testo e rappresentazione dando ad ogni singolo mito un valore a sé stante, come tante piccole unità autonome. La consonanza con la letteratura emblematica è segno di un progressivo affermarsi dell’immagine sul testo ciclo che si concluderà con l’opera di Tempesta (Cfr. scheda opera 66) e Goltzius (Cfr. scheda opera 64) ma si tratta sicuramente di un modo per semplificare la fruizione dell’opera con lo scopo di renderla accessibile anche a un pubblico di bassa levatura culturale. L’immagine vede Semele in cielo su una nuvola, probabilmente quelle prese da Giove all’Olimpo che l’hanno circondata (Semfm13, Semfr03, Semfr05) assieme alle fiamme. Giove è colto nel momento in cui inserisce il bambino nella coscia, il che avvicina l’incisione ad Ovidio oppure al racconto di Dolce (Cfr. scheda opera 55 e Semfr05). Agostini e Bonsignori modificano la storia in senso più realistico e dicono che il padre lo inserì nel ventre. Sharrat dice che per l’immagine di Cadmo e il Serpente e per Semele, Salomon avrebbe preso ispirazione dai Trois premiers livre di Eskrich pubblicati da Roville nel 1556: http://visualiseur.bnf.fr/Visualiseur?Destination=Gallica&O=IFN-2200055.

Salomon avrebbe subito l’influenza dell’opera coeva soltanto a partire dal III libro (Sharrat) e nell’incisione che rappresenta la nascita di Bacco Eskrich mostra il bambino che in procinto di nascere dalla coscia di Giove tanto che anche Salomon la raffigura e mette Semele nella stessa posizione anche se senza l’infante. Nell’opera di Eskrick è raffigurata tutta la storia dal momento in cui Giunone inganna Semele travestita da Beroe (sulla sinistra) e, come se fosse un rilievo di un tempio o se potessimo vedere in trasparenza nella stanza della principessa tebana, il momento in cui Giove la fulmina (a sinistra). La stessa scena è rappresentata altrove come una decorazione nel carro trionfare descritto da Francosco Colonna nell’Hypnerotomachia Poliphili (Cfr. scheda opera 39).Eskrick, come Salomon, è tra i realizzatori di apparati e decorazioni per la città di Lione, ma specie Bernard fu a capo di un gruppo di pittori ben quaranta pittori che lavoravano per lui in occasione dell’entrata di re Enrico II nel 1548. La fama e la diffusione delle opera di Salomon fu tanta e tale  che, oltre che sulle ceramiche, le incisioni furono rappresentate su arazzi di seta, come quelli che vediamo al Metropoltan Museum di New York, realizzati in Francia e dipendenti non solo dall’immagine ma anche delle decorazioni ai bordi (Standen, 1957) 

Francesca Pagliaro