56: Giove, Semele e la nascita di Bacco

Titolo dell'opera: Giove e Semele

Autore: Niccolò dell’Abate (Modena 1509 o 1512 – Parigi 1571)

Datazione: 1552-1571 ca.

Collocazione: Parigi, Museo del Louvre

Committenza:

Tipologia: disegno

Tecnica: inchiostro e matita marrone, lumeggiature biache su carta beige (39,5 x L. 44,5 cm)

Soggetto principale: Giove fulmina Semele

Soggetto secondario: Giunone/Beroe parla con Semele (in fondo a destra in basso)

Personaggi: Giove, Semele, Giunone/Beroe

Attributi: aquila, nuvole (Giove)

Contesto: ambiente interno

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:http://arts-graphiques.louvre.fr/fo/visite?srv=mipe&idImgPrinc=1&idFicheOeuvre=8222&provenance=mfc&searchInit=

Bibliografia: Reiset F., Notice des dessins, cartons, pastels, miniatures et emaux exposes dans les salles du 1. etage au Musee imperial du Louvre, Charles de Mourgues freres, Paris 1866-1869; Beguin S., Nicolò dell'Abate in France, in “Art de France”, II, 1962, p. 34-52; Beguin S. cat. exp. Nicolò dell'Abate, Bologna, Palazzo dell'Archiginnasio, 1969, n. 59; Béguin S.- Bacou R., Catalalogue dell’Exposition de L'Ecole de Fontainebleau, Galeries nationales du Grand Palais, Paris 1972-1973, n. 13; Bacou R.- Viatte F., Dessins italiens de la Renaissance. Exposition du Cabinet des Dessins du Musee du Louvre 31 mai-29 septembre 1975, Editions des Musees nationaux, Paris 1975, vol. 3, p. 524, carton 37; Turner N., Nicolò dell’abate disegnatore, in Beguin S.-Piccinini F., “Niccolò dell’Abate. Storie dipinte nella pittura del Cinquecento tra Modena e Fontainebleau”, Catalogo dell’esposizione di Modena - dal 20 marzo al 19 giugno 2005, Cinisello Balsamo 2005, pp. 139-145 Beguin S., Niccolò dell’Abate in Francia in Beguin S.-Piccinini F., “Niccolò dell’Abate. Storie dipinte nella pittura del Cinquecento tra Modena e Fontainebleau”, Catalogo dell’esposizione di Modena - dal 20 marzo al 19 giugno 2005, Cinisello Balsamo 2005,, pp. 409-411.

Annotazioni redazionali: nato a Modena tra il 1509 e il 1512 fu allevato da suo padre e alcuni biografi dicono che fu discepolo del Correggio, prima di divenire braccio destro di Primaticcio a Fontainebleau e specie nella parte disegnatoria Su segnalazione proprio di Francesco Primaticcio, nel 1552, viene invitato dal re Enrico II di Francia a lavorare nel Palazzo di Fontainebleau, dove appunto collabora con il pittore alla decorazione nel 1554 della Salle du Bal, e , tra il 1559 e il 1560, alla Galerie d'Ulysse. Tra il 1552 e il 1556 lavora al castello di Fleury-en-Bière nel 1556 a Beauregard e a Écouen imparando a lavorare con diversi materiali e tecniche realizzando disegni per smalti, arazzi e apparati effimeri e diventando il rappresentante di quella che è denominata la vera scuola di Fontainebleau (Cfr. scheda opera 63). Lavora però anche a Parigi alla distrutta cappella dei Guisa per il connestabile di Montmorency e poi di nuovo a Fontainebleau dove esegue la decorazione della Chambre du Roi e della Chambre de la Duchesse d'Étampes nel 1570. Turner spiega che quando Niccolò si trasferì in Francia ci fu un netto taglio con la sua precedente produzione specie disegnativa e che questa esperienza non significò per lui necessariamente un evento positivo, anzi. In Francia non c’era richiesta di temi figurativi della letteratura italiana per la realizzazione dei quali aveva ottenuto tanto successo in Italia e molti modelli tardi sono incentrati esclusivamente su temi mitologici e o sacri. Se prima, in Italia, Niccolò prediligeva il gessetto, in Francia utilizzò sempre di più la penna e l’inchiostro marrone aggiungendo qualche tocco di acquarello. Dopo il trasferimento avvenuto forse nel 1552, Niccolò sarebbe rimasto in Francia fino alla fine dei suoi giorni. Lo stile del disegno si fece più elegante e sofisticato, le figure non erano più statiche ma disposte secondo i razionali principi raffaelleschi che viravano verso tendenze manieriste. (Turner, 2005). A volte, vicino a Primaticcio, Niccolò eseguiva studi separati di gruppi di singole figure che poi sarebbero stati inseriti in una composizione ma questo disegno con Semele non sembra rientrare in uno di questi. Sappiamo che Primaticcio aveva realizzato un affresco con lo stesso soggetto a Fontainebleau, ma impostandolo molto diversamente (Cfr. scheda opera 49). Il disegno di Nicolò vede Giove a cavallo dell’aquila, senza la saetta, che scende in picchiata su Semele distesa sul letto della sua stanza nell’atto di proteggersi il petto con le mani. Giove è proteso verso di lei e allunga un braccio e forse in quella mano avrebbe dovuto essere inserito il fulmine. Sotto al letto di Semele c’è un vaso riverso e lo stesso vaso figura nel dipinto omonimo di Caron (Cfr. scheda opera 63) e, con uguale valore domestico, in quello di Sebastiano Ricci (Cfr. scheda opera 74). Altra divergenza è la presenza dell’episodio precedente l’incenerimento di Semele raffigurato ridotto in basso a destra. S’intravedono due donne, Giunone in forma di Beroe e Semele che parlano. Tale sintesi di episodi si troverà anche nell’incisione dei Trois premiers livre di Eskrich pubblicati da Roville nel 1556 da cui trarrà ispirazione anche Bernard Salomon (Cfr. scheda opera 57 e http://visualiseur.bnf.fr/Visualiseur?Destination=Gallica&O=IFN-2200055 ) solo a piani invertiti. Il disegno entrò nel Cabinet du Roi nel 1671 e l’ultimo proprietario sarebbe stato Jabach Everhard. Altrimenti attribuito a Francesco Primaticcio dall’inventario del precedente possessore (E. Jabach) è stato assegnato a Niccolò dell'Abate da Morel d'Arleux e dalla Béguin nelle schede di catalogo dell’esposizione dedicata al pittore e tenuta a Bologna nel 1969. Al museo del Louvre risultano conservati altri due disegni di mano dell’autore con lo stesso soggetto (http://arts-graphiques.louvre.fr/fo/visite?srv=mfc&paramAction=actionGetOeuvre&idFicheOeuvre=8278)  e anche questi vantano esattamente la stessa storia e la stessa  provenienza dalla collezione Jabach, dove era assegnato al Primaticcio ma riportato con il nome di soggetto di Giove e Danae. L’altro (http://arts-graphiques.louvre.fr/fo/visite?srv=mfc&paramAction=actionGetOeuvre&idFicheOeuvre=8284), che condivide con i precedenti due la preliminare assagnazione alla mano di Primaticcio a causa di annotazione nel verso, è restituito a Niccolò dell'Abate da Morel d'Arleux (Inv. ms), o letto come una copia da Niccolò (Reiset). La trattazione del soggetto risulta in quest’ultimo assai più interessante per la spiccata componente creativa che contamina ancora di più il mito Giove e Danae con quello di Giove e Semele. Innovativa l’introduzione di un teschio sul ventre della fanciulla come presagio di morte, unico segno che permette d’identificarla inequivocabilmente come Semele. È invece appartenente alla tradizione figurativa di Danae la vecchia ancella che sposta la tenda per assecondare l’unione con Giove, che in questo caso può essere identificata con Giunone. A volte la dea, che in nessuna fonte è nominata come presente alla scena, anzi, alcuni autori dicono che il tragico evento avvenne alcuni giorni dopo l’inganno da lei ordito (Semfr03), è invece raffigurata nella scena anche se mai come parte attiva (Cfr. schede opera 47 e 66) . I puttini che tengono qualcosa tra le mani sono un palese richiamo agli stessi personaggi nel dipinto con Danae di Correggio che Niccolò potrebbe aver visto durante gli anni di formazione presso il pittore. Giove aggrappato all’aquila che tiene stretta la saetta tra le mani, ricorda invece il Giove che quasi precipita su Semele nel primo disegno, anche se la posizione sembra quasi un pretesto per un’esercitazione manieristica sul nudo. La serie di disegni dedicati al soggetto con Giove e Semele in cui vengono sperimentate varie possibilità compositive potrebbe essere sia uno studio dell’affresco omonimo di Fontainebleu o una personale esercitazione del pittore.

Francesca Pagliaro