54: Giove, Semele e la nascita di Bacco

Titolo dell’opera: Giove e Semele

Autore: anonimo maestro urbinate della metà del XVI sec.

Datazione: 1550-1560

Collocazione: Pesaro, Musei Civici

Committenza:

Tipologia: maiolica

Tecnica: crespina istoriata (diametro 2o cm)

Soggetto principale: Giove si reca da Semele con il fulmine in mano

Soggetto secondario:

Personaggi: Giove, Semele, Amorino

Attributi: fulmine (Giove); arco, frecce (Amorino)

Contesto: scena all’aperto

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini: www.museicivicipesaro.it

Bibliografia: Sciava R., Catalogo illustrato delle maioliche del museo di Pesaro, Ed. A. Federici, Pesaro 1926; Mancini Della Chiara M. (a cura di), Maioliche del Museo civico di Pesaro, Regione Marche, Ancona 1979, fig. 316; Gentilini A.R.–Ravanelli Guidotti C., Libri a stampa e maioliche istoriate del XV secolo, Faenza Editrice, Faenza 1989; Giardini C.- Calderoni (a cura di), Pesaro: Museo delle ceramiche, a cura di, Bologna 1996, p. 78 n. 226; Vossilla F., Maioliche urbinati dai Fontana ai Patanazzi, in La maiolica italiana del Cinquecento, a cura di Bojani G.C., 2001, pp. 92-102, pp. 92-102.

Annotazioni redazionali: a metà tra l’artigianato e la creazione artistica, eppure sempre in linea con le tendenze del tempo le maioliche istoriate sono oggetti rilevanti per testimoniare in che modo il mito si diffonda anche attraverso l’uso domestico. Urbino, Pesaro e Faenza sono solo alcuni dei principali centri attraverso i quali la ceramica istoriata con soggetti sacri e profani si diffuse in tutte le corti italiane. Le incisoni di Marcantonio Raimondi da Raffaello, dal ‘600 in poi i Carracci e la loro bottega, tutti saranno artisti artisti da “istoriare”. Le maioliche seguivano il tempo dell’arte e anche i suoi generi – dal ritratto all’allusione erotica - attuandone una semplificazione di senso, ma un ispessimento della forma. Più vicine alla mano del committente, più a contatto col quotidiano, questi manufatti troppo spesso sfuggono alla menzione dell’arte ufficiale, nonostante siano testimoni di significativi passaggi dall’arte incisoria all’uso più comune dei soggetti. All'inizio i repertori provenivano da fogli sciolti come quelli con le serie dei Tarocchi detti del Mantenga, in seguito il sopravvento fu preso dai libri con illustrazioni forniti direttamente dai committenti. Il loro ruolo nella scelta dei soggetti diventava determinante e influenzava doppiamente la futura produzione della bottega. L'evoluzione della maiolica italiana è uno specchio delle principali edizioni di libri a stampa illustrati del Cinquecento, a seconda del gusto della committenza. Il piatto di manifattura urbinate proviene, insieme alle altre ceramiche del museo, dalla collezione di maioliche rinascimentali del cavaliere Domenico Mazza, acquisite nel 1857. Si tratta di una Crespina istoriata della metà del XVI sec. che purtroppo versa in un mediocre stato di conservazione e che è decorata con una raffigurazione di Giove che si avvicina Semele seduta su una roccia. Quello che connette l’immagine con il mito dell’incenerimento di Semele è che il dio dell’Olimpo porge verso di lei le saette e la fanciulla, come nelle grandi raffigurazioni pittoriche, volge il viso dalla parte opposta per proteggersi. Tra loro un amorino con un arco e le frecce e anch’egli sembra voltarsi per non vedere, come nell’incisione di Bonasone (Cfr. scheda opera 62). Nonostante i legami con il racconto ovidiano sembrino labili, la presenza dell’amorino voltato e il gesto del porgere i fulmini come farà poi Giove nel dipinto di Luca da Reggio (Cfr. scheda opera 69 e 70) ci confermano che si tratta di una semplificazione della scena e sebbene non ci siano precedenti incisori per la scena, i futuri sviluppi dell’iconografia ci confermeranno che queste saranno le costanti rappresentative dell’episodio. Giardini (1996) riporta che sul verso ci sono due cerchi concentrici gialli con la scritta “Giove in forma/de Giovene”.

 Francesca Pagliaro