49: Giove, Semele e la nascita di Bacco

Titolo dell'opera:

Autore:. Leon Davent detto Master L.D, da Francesco Primaticcio

Datazione: 1543

Collocazione: Parigi, Bibliotèque National Department des estampes et de la Photographie

Committenza: Francesco I

Tipologia: incisione

Tecnica: acqua forte (21 x 92 cm)

Soggetto principale: Giove fulmina Semele

Soggetto secondario:

Personaggi: Giove, Semele, personificazioni dei venti

Attributi: folgore, nubi (Giove)

Contesto: interno

Precedenti:

Derivazioni: Francesco Primaticcio, Giove e Semele, affresco, Fontainebleau, Galleria di Francesco I, 1533-40 ca.

Maître LD (Léon Davent), Semele, incisione a bulino, Leida, Prentenkabinet von de Universiteit Leiden

Immagini:

Bibliografia: Dimier L., Le Primatice, Calmann-Levy, Parigi 1928, pp. 78, 278-284, 426;Panofsky D. e E.,The iconography of the Galerie Francois I at Fontainebleau in “Gazette des Beaux-arts”, 1958, p. 164; Zerner, H., Ecole de Fontainebleau : gravures, Arts et metiers graphiques, Paris 1969; Beguin S., La Galerie François I au Chateau de Fontainebleau, in “Revue de l’Art”, 16-17, 1972, pp. 165-167; 2; Leveque J.J., L’Ecole de Fontainebleau, Neuchatel, Suisse 1984, p. 99; Davidson Reid J., The Oxford guide to classical mythology in the arts, 1300-1990s, Oxford-New York 1993, p. 988; Beguin S., Two notes of decoration of the Gallery Francois I at Fontainbleau in “The Warburg and Cortould institute”, 1994, Vol 57, pp 270-278; Romani V., Primaticcio, Tibaldi e la quetsione delle cose del cielo, Bertoncello, Cittadella 1997, tav. 45 p. 30; Béguin S., La Scuola di Fontainebleau: storie antiche e moderne in: “Cassanelli R., La bottega dell'artista tra Medioevo e Rinascimento”, Jaca Book, Milano 1998; Strauss W. (a cura di), The Illustrated Bartsch, vol. 3, Hendrik Goltzius, Abaris Books, New York 1980, n. 54. pp.98-99.

Annotazioni redazionali: si tratta di un’acquaforte eseguita da Leon Davent copia dell’affresco con il medesimo soggetto eseguito da Primaticco nel Cabinet Nord della Galleria di Francesco I a Fontainbleau, realizzata tra il 1533 e il 1534. Secondo Zerner, il rapporto tra Primaticcio e Davent sarebbe paragonabile a quello tra Raffaello e Marcantonio Raimondi, il che garantisce la fedeltà all’affresco perduto dell’incisione. Sebbene il Cabinet fosse definitivamente distrutto sotto Luigi XVI che nel 1784-86 effettuò delle consistenti alterazioni sul lato Nord della galleria, Mariette riporta che la pittura con Jupiter e Sémélé era stata eliminata nel 1701 perché non era realizzata in maniera corretta, al suo posto fu collocata un’ Allegoria di Francesco I, Minerva e le arti sempre ovale e probabilmente spia delle dimensioni originali della tela originaria. Già Cassiano del Pozzo nel 1625 aveva descritto la favola di Semele (1886) all’interno della descrizione generale della galleria; egli disse che era un tableau nel quale si vedeva la favola di Semele bruciata dal fuoco di Giove all’interno di una cornice ovale in rilievo, dove figuravano, in basso, due donne accucciate accompagnate da due bambini e in alto altre due donne tenevano un F incoronata. L’attribuzione dell’opera fu variamente divisa tra Primaticcio (Dimier, 1900) e Rosso (Beguin, 1999); quest’ultima ha cambiato più volte decisione a proposito dell’autore di questo soggetto ma nel 1999 optò definitivamente per Rosso. Inoltre, si pensava che il dipinto servisse a decorare la cappa del camino (Beguin, 1972) mentre da studi recenti si è ricavata sia una nuova ipotesi di sistemazione che un nuovo significato simbolico per i soggetti dei dipinti (Beguin, 1994). La critica ha sempre teso a leggere l’illustrazione di Semele in coppia con quella di Danae come allusione agli amori del sovrano. In particolare Silvie Beguin (1972) collega l’affresco con quello di Bacco-Dioniso sul muro esterno della Galleria e conclude che il figlio sarebbe il risultato della purificazione della madre per mezzo del fuoco. Sia Danae che Semele, donne mortali, per amare un dio dovranno “sublimarsi”. È dunque Semele che va collegata con la Vittoria e la Fama, allegorie perdute che decoravano l’entrata del gabinetto, poiché lei è l’immagine stessa della conoscenza e dell’unione (Beguin, 1972). La studiosa, infine, propone d’identificare Danae con Eleonora d’Austria, sorella di Carlo V, che Francesco I sposa nel 1530 in seconde nozze. Di recente invece per gli affreschi è stata proposta una lettura in chiave religiosa. Oltre alla scena della morte di Semele decorava il cabinet La cacciata dell’ignoranza di Rosso Fiorentino come miglior candidato alla decorazione del camino. La composizione circolare riportata nel disegno che ne è copia è composta da un piccolo Vulcano, i ciclopi in rilievo e varie grottesche insieme con una piccola scena tradizionalmente identificata come il falò dei i falsi libri delle sibille (Guilbert, Descriptionhistorique de chateaux, bourg et forest de Fontainebleau, Paris 1731).In realtà da un recente studio della Beguin (1994) il soggetto è stato identificato come Costantino che brucia i libri ariani nel primo concilio di Nicea perché i libri nella storia della sibilla cumana vengono bruciati tre alla volta e non c’è riferimento a nessuna carica ecclesiastica, invece presente nell’affresco di Rosso. Il riconoscimento di questo episodio ha portato la Beguin a rileggere tutta la decorazione in funzione della carica di “Roi trés chrestien” di cui Francesco I si era insignito e a mettere in relazione le pitture con alcuni particolari eventi storici. È noto il ruolo chiave che giocava il fattore religioso in quegli anni e dopo l’Affaire des placare, la Sorbona decise di bruciare tutti i libri eretici. Sebbene l’iniziativa iniziasse in sordina, proprio in quegli anni ebbe una notevole impennata: il 14 gennaio 1544 aveva luogo sulla piazza di Notre Dame il “cerimoniale di fuoco”di testi Calviniani e altri libri. Secondo la studiosa l’allusione ai fatti contemporanei sarebbe ovvia, come sarebbe facile legare a questa lettura anche la fine della stessa Semele. Proprio come il mito di Pandora, associato alla lettura della galleria da Dora ed Erwin Panofsky (1958), in cui guardare e chiedere porta solo a risultati negativi, il mito di Semele, con una donna che vuole conoscere la vera identità del suo amante, non può che morire a dimostrazione della pericolosità del fare troppe domande. A fare coro con la morale individuata dalla Beguin ci sarebbe l’affresco a stucco con un bambino che guarda una salamandra: la salamandra è un simbolo diabolico perché più fredda di una vipera. Le allegorie della Fama e della Vittoria poste all’ingresso del Cabinet confermerebbero l’attualità del ruolo di Francesco come di Rex Christianissimus, strenuo difensore della religione. Nell’immagine che riproduce l’affresco di Semele vediamo Giove pronto a scagliare sulla donna distesa la saetta, con alle spalle una personificazione del vento intenta a soffiare e delle donne che versano l’acqua per temperare le fiamme, invenzione dell’autore e unico caso di rappresentazioni simili in questo mito. L’ambientazione è quella domestica della stanza di Semele nel castello di Cadmo e l’unica differenza con le abituali raffigurazioni della scena sta nell’esplicito riferimento sessuale, forse legato alle contemporanee realizzazioni dei Modi di Marcantonio Raimondi, la cui caratteristica principale era l’indugiare sul nudo e sui particolari erotici. Canonica la rappresentazione del letto, la folgore è simile a quella rappresentata dal Peruzzi nella Sala del Fregio nella villa di Agostino Chigi alla Lungara. La stampa fu donata alla Biblioteque da E.Gatteaux nel 1881 ed esiste anche una seconda incisione - sempre per mano di Davent, ma di forma rettangolare -  che non può però essere riferita al dipinto di Primaticcio proprio per via della forma (Dimier, 1928). In questa incisione Giove è già sceso dal carro (come raccontato da Apollodoro, Semfc16; Cfr. scheda opera 02) e sta per prendere le saette che invece sono ancora lì. L’aquila è in piedi sulle nuvole e sotto il carro. Semele sembra una ninfa addormentata, due amorini sono sotto il suo letto. Giove sposta il braccio indietro per afferrare i fulmini che la uccideranno anche se dalla posizione ella sembra già morta. Nessuna fonte dice che Giove colpì Semele nel sonno, è anzi chiaro che la morte coincise con l’atto amoroso (Cfr. scheda opera 37 e 44). Semele è ritratta addormentata anche nell’inciosione a corredo del testo di Francesco Colonna, l’Hypnerotomachia Polifili (Cfr. scheda opera 38).

Francesca Pagliaro