44: Giove, Semele e la nascita di Bacco

Titolo dell’opera: Giove e Semele

Autore: Gian Giacomo Caraglio (1500-1570)

Datazione: 1527

Collocazione: Roma Gabinetto Nazionale della grafica

Esposta a Washington nel 1987-88

Committenza: Bavero de’ Carrocci (detto il Baviera)

Tipologia: incisione

Tecnica: bulino (174x133 mm)

Soggetto Principale: Giove e Semele

Soggetto secondario:

Personaggi: Giove, Semele

Attributi: aquila (Giove);

Contesto:

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Le Blanc C., Manuel de l’amateur d’estampes, Vieweg, Paris 1854, n.8: Zerner H. (a cura di), Le stampe e la diffusione delle immagini e degli stili, CLUEB, Bologna 1983 in “Atti del 24 Congresso del Comitato Internazionale di Storia dell'Arte”, pp. 39-54; Parma Armani E., Pittore Clementino in Perin del Vaga, L’Anello Mancante, Studi sul Manierismo, Sagep Editrice, Genova 1986, pp. 68 e 69; Massari S., Tra Mito e Allegoria, Immagini a Stampa nel ‘500 e ‘600, Istituto Nazionale per la Grafica, R.D.E. Editrice, Roma 1989, pp. 1-3; Dunand L., Les compositions de Titien intitulées Les amours des dieux Gravées par Gian-Jacopo Caraglio selon les dessin préoaratoires de Rosso Fiorentino et Pierino del Vaga, Michal Slatkine, Genève, 1989, vol. II; Cirillo Archer M., The Illustrated Bartsh. Italian madters of the sixteenth century, Abaris books, New York 1995, vol. 28, Commentary, formerly, 68 p. 207; Talvacchia G., Taking position. On the erotic in Renaissance Culture, Princeton University, Princeton 1999; Perin del Vaga, tra Raffaello e Michelangelo, Catalogo della Mostra di Mantova Electa, Milano 2001, pp. 190-194; Zuffi S., a cura di, Arte e Erotismo in Il Cinquecento, Electa, Milano 2001, pp. 76 e 77; Aldovini L., Giulio Bonasone, in Casazza O.– Pennaioli R. (a cura di), Mythologica et erotica: arte e cultura dall'antichità al XVIII secolo, catalogo mostra (Firenze, Palazzo Pitti, 2005-2006), Sillabe, Livorno 2005,, p. 172; Bodart D., Il Nudo Femminile: Eros, Mito, Allegoria in Rinascimento e Manierismo,Giunti, Prato Novembre 2005; Bull M., The Mirror of the Gods, Classical Mythology in Renaissance Art, Allen Lane an Imprint of Penguin Books, USA 2005;

Annotazioni redazionali: a partire dalla precedente serie di incisioni dei Modi di Marcantonio Raimondi su disegno di Giulio Romano nel 1527 Rosso Fiorentino, Perin del Vaga e Gian Giacomo Caraglio realizzano un’altra serie di stampe con gli Amori degli Dei su commissione dello stampatore Baviero de’ Carocci detto il Baviera., Secondo quanto affermato da Vasari (ed. 1986 p.611) la serie è fatta d’ ”historie di quando gli dei si trasformano per conseguire i fini dei loro amori”; una scelta di episodi desunti dalle Metamorfosi di Ovidio, con un legame che talvolta si rivela, però, piuttosto tenue. Inoltre non si conosce esattamente né il numero di disegni prodotti né l’ordine originario, poiché il numero progressivo presente su alcune incisioni è un’aggiunta successiva. Nonostante alcune imprecisioni nelle descrizioni fatte dal Vasari, che fanno sospettare che egli non conoscesse bene tutti gli episodi descritti, secondo alcuni critici non ci sono motivi per dubitare della veridicità di quanto da lui detto in relazione agli autori e cioè Gian Giacomo Caraglio incisore, sulla base dei disegni di Rosso Fiorentino e Perin del Vaga (Talvacchia, 1999, p. 134) secondo altri (Dunand-Lemarchan, 1989, pp. 495 e sgg.), invece, l’inventore degli Amori degli dei sarebbe in realtà Tiziano. Egli, per timore della censura, avrebbe fornito soltanto gli abbozzi iniziali dati poi a Rosso e Perino i quali ne avrebbero poi fatto disegni destinati ad essere incisi. L’editore, che era lo stesso dei censurati Modi (Cfr. scheda opera 42), volle trovare una scappatoia per non incorrere nella temutissima censura e pensò di utilizzare esclusivamente gli dei come protagonisti e non più coppie umane. La consapevolezza che si trattasse di esseri non umani avrebbe esentato le opere dalla censura, nonostante qualche incisione degli Amori degli Dei fu sottoposta comunque al provvedimento causandone così la scomparsa. Sembra che l’intervento di Rosso Fiorentino nella serie degli Amori degli Dei si sia limitato all’esecuzione di due disegni (Plutone e Proserpina e Saturno e Fillira) e che poi il lavoro si rovinò e così il resto dell’opera toccò a Perin del Vaga, amico del Baviera. Così Vasari “Solo fra tanti il Baviera, che teneva le stampe di Raffaello, non aveva perso molto -dopo il Sacco di Roma - onde per l’amicizia ch’egli avea con Perino, per intrattenerlo gli fece disegnare una parte d’istorie, quando gli dèi si trasformano per conseguire i fini de’ loro amori. I quali furono intagliati in rame da Jacopo Caraglio eccellente intagliatore di stampe” (Vasari, 1550). A differenza dei “Modi” incisi dal Raimondi qui soltanto alcune coppie sono raffigurate in evidenti atteggiamenti amorosi. Secondo Zerner (1989) e Massari (1983) esistono in Francia tre copie incise sul modello della serie. L’insieme completo è noto solo attraverso una copia francese di cui un esemplare si trova alla Biblioteque National de Paris sotto il nome di René Boyvin ma che secondo Zerner sono da attribuirsi a Pierre Milan. La striscia inferiore doveva essere destinata fin dal principio all’iscrizione benché i versi esplicativi siano con tutta probabilità posteriori poiché ne esistono tirature antiche senza testo. Lo stile degli Amori degli Dei del Caraglio risente dalle creazioni di Michelangelo di singole figure nella volta della Cappella Sistina. Tali espressioni corporee diedero vita attorno al 1527 ad uno stile elegante e decorativo detto anche "stile cortese" contrapposto allo "stile imperiale" di Raffaello nato dalla sua riflessione sull’antico. Gli artisti diffusero questo stile in Italia e in tutta Europa con la loro fuga a seguito del Sacco di Roma tanto che la serie ebbe un’incredibile successo alla corte praghese di Rodolfo II ed è fortemente somigliante all’opera di Primaticcio a Fontainebleau (Cfr. scheda opera 49). L’illustrazione con gli amori di Giove e Semele vede i due protagonisti stretti in un abbraccio mentre si guardano negli occhi: il momento dell’amore coincide con quello del fulmine. Tutt’intorno, infatti, le fiamme avvolgono la coppia. L’aquila volge il becco verso il re dell’Olimpo e l’amorino a sinistra tiene in mano l’arco e dietro le spalle le frecce, ma, come quello di Bonasone (Cfr. scheda opera 61), distoglie lo sguardo dalla scena. Semele ha i capelli avvolti in una fascia, e guarda dritto negli occhi Giove con un atteggiamento che ricorda quello della principessa fiera, consapevole della sua scelta, raccontata da Nonno di Panopoli (Semfc41). A testimonianza dell’immediata fortuna delle incisioni di Caraglio sappiamo di una copia in controparte degli amori di Giove e Semele da parte di Jacques Androuet du Cerceau. L’incisore (nato a Parigi nel 1510 e morto a Genova nel 1585) riprodusse tutta la serie in controparte (tranne Diana e Pan che invece è al dritto) con assoluta fedeltà rispetto all’originale. In calce i versi:

“Io che col folgor spaventar mi vanto

La terra, il cielo et ogni grande altezza

Vinto mi trovo da chi in doglia e’n pianto

I suoi seguaci lungamente avezzael tuo bel viso, donna, in me può tanto

Ch’io corro in fima, et ho di ciò vaghezza

Hor che farete miseri mortali

S’io preso cedo agli amorosi strali”

Tali i versi non fanno strettamente riferimento all’episodio ma solo inneggiano alla grandezza di Giove. Soltanto la domanda finale potrebbe forse risultare retorica in quanto le conseguenze sui mortali, qualora Giove cedesse con loro ai suoi impulsi, sarebbero devastanti. Bartsch non include questa incisione tra le 15 appartenenti alla serie, mentre viene restituita al gruppo di 20 da Charles le Blanc nel suo Manuel de l’amateur d’estampes (1854-1888).

Francesca Pagliaro