
Titolo dell’opera: Giunone/Beroe e Semele,
Autore:
Datazione: sec. XV
Collocazione: Città del Vaticano, Manoscritto con Ovidio, Metamorphoses, Vat.lat. .2780, f. 24r, B.A.V.
Committenza:
Tipologia: miniatura
Tecnica: tempera
Soggetto principale: Giunone trasformata in Beroe d’Epidauro parla con Semele
Soggetto secondario: un uomo (Giove?) sullo sfondo
Personaggi: Giunone/Beroe, Semele, Giove (?)
Attributi: bastone, aspetto da vecchia (Giunone/Beroe); corona (Semele)
Contesto: spazio interno
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini: http://www.italica.rai.it/rinascimento/iconografia/prot_1307_1308_1309.htm
Bibliografia: Munari, F. "Catalogue of the manuscript of Ovid's Metamorphoses." Bulletin Supplement of the Institute of Classical Studies of the University of London. London 1957; Orofino G., L’illustrazione delle Metamorfosi di Ovidio nel ms.IV F.3 della Biblioteca Nazionale di Napoli, in “Ricerche di Storia dell’Arte. Studi di miniatura”, 49, 1993, pp. 5-18.
Annotazioni redazionali: rispetto a tutte le tendenze moralizzanti ed edificanti del Medio Evo esiste una tradizione di trasmissione delle Metamorfosi di Ovidio nella quale l'interesse letterario per il testo poetico ha predominato sulle letture allegoriche e interpretative. Essa è tramandata da una serie di manoscritti che riportano il testo latino dell'opera senza aggiungere commenti o farne manipolazioni, e saranno questi testi a fare da legame con le traduzioni in volgare filologicamente corrette di epoca pre-umanistica o nelle versioni dalla fine del XV secolo in latino. Questo filone della tradizione delle Metamorfosi ha dato origine a figurazioni che non possono però essere classificate come una serie iconografica a sé stante. Il manoscritto di scuola italiana Vaticano Latino 2780 si collega a questa tradizione e, nonostante ciò, la miniatura con Giunone e Semele si ricollega al modo comune di rappresentare l’episodio dei manoscritti di tradizione allegorica (Cfr. scheda opera 36). Come per l’Epitre d’Othea sappiamo che in epoca medievale il momento dell’inganno di Semele da parte di Giunone era la scena privilegiata del racconto del mito, mentre non ci sono raffigurazioni della nascita di Bacco, né da Semele, né da Giove. Tale omissione è probabilmente imputabile alla vicinanza delle vicende bacchiche con quelle cristologiche e al fatto che il momento dell’inganno è più adatto a moralizzazioni e insegnamenti. Nella miniatura Giunone è a sinistra di fronte a Semele. La dea è poggiata al bastone e visibilmente anziana poiché ha preso le sembianze della nutrice di Semele, Beroe. Ovidio fornisce molte indicazioni sull’aspetto dell’anziana nutrice dicendo che mette i capelli bianchi sulle tempie, solca la pelle di rughe “trascinando con passo tremolante le membra rattrappite” (Ovidio, Met. III,.275) e in effetti, la miniatura, rispetto a quella dell’Epitre d’Othea, mostra una Giunone addirittura in equilibrio sul bastone. Il gesto e la composizione sono identici alla rappresentazione della vecchia Beroe nella sala del fregio nella Villa di Agostino Chigi alla Lungara (Cfr. scheda opera 39) e richiamano l’iconografia dell’Annunciazione Mariana. Semele, come Maria, esce o è poggiata ad una porta appena accennata e sembra fare un gesto con la mano come a rassicurare e contrastare la nutrice sull’identità del suo amante. La fanciulla indossa per la prima volta una corona, segno del suo stato di figlia di Cadmo, principessa di Tebe. Sul fondo della miniatura, molti toni sotto l’inchiostro che ha disegnato le due protagoniste della scena, s’intravede una figura probabilmente maschile che porta una mano sulla testa. Potrebbe forse trattarsi, più che di un pentimento, di Giove in procinto di sopraggiungere. Inoltre, non si tratterebbe di un unicum perché nella miniatura del manoscritto francese 137 conservato a Parigi, Giove osserva dall’alto le due donne parlare (Cfr. scheda opera 33)
Francesca Pagliaro