Titolo dell’opera:
Autore:
Datazione: V sec. d.C.
Collocazione: Bologna, Musei Civici dalla collezione Palagi
Committenza:
Tipologia: pisside
Tecnica: avorio inciso (h 7, 8 cm; diam. 11 cm; spessore 1,4 cm)
Soggetto principale: Nascita di Dioniso da Semele
Soggetto secondario: Bagno di Dioniso
Personaggi: Semele, Nutrice, Dioniso, satiri, personaggi maschili
Attributi:
Contesto:
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini: http://www.comune.bologna.it/iperbole/mca/didattica/romano/pissidi.htm
Bibliografia: Gerhard E., Gerburt und Pflege des Dionysus, in “Archoiologische Zeitung”, 1846, 4, pp. 217-220; Hermann F., Thronismus,in“Archaiologische Zeitung”, 1847, 5 pp. 77-80 Lenormant M., Dionysos-Zagreus, in “Gazette Archéologiques”, V, Paris 1879, pp.10-19.; Graven H., Antike Schizerein aus Elfenbein und Knochen in photographischer Nachbildung, Hannover 1903, pp. 1-5; Pierce H. - Tyler R., L’art byzantin, Paris 1932, I, p. 94, pl. 160; Mansuelli G.A., Laurenzi L.(a cura di), Mostra d'arte classica. Capolavori d'arte egizia, greca, etrusca e romana delle raccolte emiliane. Bologna, Palazzo Montanari, dal 13 al 30 maggio 1948, scheda n. 59; Simon E., Zagreus. Uber orphische Motive in Campanareliefs, in “Latomus, Homages a Albert Grenier” Bruxelles 1962,, Vol LVIII, pp. 1422-1423; Gough M., The origins of the Christian art, London 1973, p. 124, fig 109; Pelagio Palagi: artista e collezionista. Bologna, aprile-settembre 1976 e Torino, novembre 1976-febbraio 1977, Grafis, Bologna 1976, n. 346; Nikolajevic I., Gli avori e le steatiti medievali dei musei civici di Bologna, Grafs edizioni, Bologna 1991, pp. 49-53; Olmos R., ad vocem “Eileithyia”, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Verlag, Zurigo-Monaco, 1992, III, 80 p. 345; Kossatz - Deissmann A. ad vocem “Semele”, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Verlag, Zurigo-Monaco 1991, 16, p. 723; Gasparri C., ad vocem “Dionysos”, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Verlag, Zurigo-Monaco 1992, III, VII, 130, p.551.
Annotazioni redazionali: conservata fin dal 1861 all’Archiginnasio, la pisside in avorio con l’episodio della nascita di Dioniso da Semele è una delle due gemelle risalenti al V sec. d.C., conservate tutt’ora nel Museo civico di Bologna e che facevano originariamente parte della collezione di Pelagio Pelagi. Le pissidi erano piccole scatole di forma cilindrica, con coperchio, realizzate in vari materiali, anche molto preziosi come – in questo caso - l'avorio o l'argento e destinate inizialmente a contenere cosmetici, gioielli, oggetti da toilette e medicinali; ebbero più tardi anche un uso religioso. L’oggetto in esame è decorato a rilievo ad ha su una faccia l’episodio della nascita di Dioniso, sull’altra la sua “intronizzazione” (per questo vedi: Kerenyi, 1992, p. 246 e ss.) e scene dell’infanzia. In quest ’ ultima Dioniso è rappresentato ornato di edera e vite, su un carro tirato da pantere e con una scorta composta di baccanti, sileni e satiri. Nella prima scena Semele, è seduta sul letto con la schiena appoggiata a un mobile decorato con un delfino. Sotto al letto s’intravede un catino destinato al bagno del neonato. Di fronte alla madre c’è la nutrice che regge fra le braccia il neonato, seguita da un’ancella. Com’è usuale nelle rappresentazioni delle scene della nascita, specie nelle pitture vascolari di epoca classica, Dioniso tende le mani verso la nutrice sebbene nell’iconografia del dio questo capiti nella sua seconda nascita, quella dal padre (Cfr. scheda opera 10). Nella seconda scena il giovane Dioniso è seduto su un trono localizzato su una roccia tra due Coricanti e gli episodi finiscono con la rappresentazione di Dioniso che cavalca un cocchio trainato da due pantere: chino in avanti regge le redini delle pantere che si stanno lanciando di corsa verso destra. Le corna lo identificherebbero come Zagreus e questo avrebbe fatto propendere Kerenyi per l’identificazione della donna non con Semele ma con Persefone. Inoltre, lo studioso afferma che Semele non è mai rappresentata seduta sul letto da parto, ma sappiamo che non è così e che anzi partono proprio da questo genere di rappresentazioni di Semele i raffronti tra l’iconografia della nascita di Dioniso e quella di Cristo. Gerhard pubblicò la parte iniziale della scena, illustrata con un disegno di Pelagio Pelagi che sembrerebbe abbellito rispetto all’originale (Greven, 1903). Il fatto che il disegno della Pisside eseguito da Palagi si sviluppi su due strisce, ingannò il Lenormant che lo ritenne una placca frontale di una cassettina. Si deve a Nikolajevic la ricostruzione delle principali vicende e osservazioni riguardanti la Pisside (Nikolajevic I., 1991) che riporta che fu comunque grazie all’accurata scheda di Graven che la pisside di Bologna ebbe un’interpretazione scientifica valida, utile al miglioramento sia dell’iconografia sacra che di quella pagana del V sec. A Graven si deve l’osservazione che Semele, che egli ritiene non morente, ma con lo sguardo rivolto al neonato, fosse lo stesso della Vergine in alcuni rilievi eburnei del V- VI sec. È un’affermazione generalmente accolta dagli storici dell’arte (Gough, 1973) ma per la ricorrenza dell’atteggiamento il Graven tendeva a pensare che ci fosse addirittura un modello ispiratorio. Pierce e Tyler (1932) spostano la datazione all’ultimo quarto del V secolo. L’oggetto fu esposto alla Mostra d’arte classica tenutasi a Bologna nel 1948 e nella rispettiva scheda di catalogo si legge che l’iconografia è “d’ispirazione cristiana”, infatti anche Volbach sottolinea la vicinanza tra la pisside con i rilievi dei sarcofagi vaticani (Cfr. scheda opera 25).
Francesca Pagliaro