Titolo dell’opera:
Autore:
Datazione: II sec. d.C.
Collocazione: Madrid, Museo Archeologico Nazionale
Committenza:
Tipologia: scultura
Tecnica: rilievo in marmo (0,36 X 0,47 m)
Soggetto principale: Semele morente
Soggetto secondario:
Personaggi: Semele
Attributi:
Contesto:
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Squarciapino M, La scuola di Afrodisia, Governatorato, Tip. Cuggiani, Roma 1943, pp. 43- 46; Kossatz - Deissmann A. ad vocem “Semele”, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Verlag, Zurigo-Monaco 1991, VII, 12 p.721; Gasparri C., ad vocem “Dionysos”, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Verlag, Zurigo-Monaco 1992, III, 148; Olmos R., ad vocem “Eileithyia”, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Verlag, Zurigo-Monaco, 1992, III, 64; Catani E., Un "tondo" figurato dal Museo Piersanti di Matelica e l'iconografia del mito greco della nascita di Dioniso dalla coscia di Zeus, in “Annali della Facolta di Lettere e Filosofia dell'Universita di Macerata” XVIII, 1985, pp. 243-244.
Annotazioni redazionali: la Squarciapino dedica un intero testo all’analisi delle opere degli autori della scuola di Afrodisia sia ritrovate in Italia che ad Afrodisia stessa (in Asia Minore), autori che la studiosa definisce “gli ultimi rappresentanti dell’arte greca in periodo romano operanti specie in età adrianea” (Squarciapino, 1943). Quello con Semele morente fa parte di quattro rilievi risalenti ad un prototipo ellenistico e collocabili nel II – III sec. I rilievi provengono dagli scavi di Cales, sono di marmo bluastro e venato simile a quello delle cave di Afrodisia stessa. Oltre a quello di Semele ci sono altri tre episodi che ricompongono tutta la storia della nascita del dio, escluso il momento della nascita dalla coscia di Zeus. Nell’ordine troviamo: Ermes che porta Dioniso alle ninfe di Nisa (il più restaurato);la consegna di Dioniso al satiro e la scena di un culto bacchico. È certo che il rilievo con Semele morente, per altro quello più rovinato, venisse per primo. Senza gli altri tre momenti del mito non avremmo di cero potuto in nessun modo identificare l’acefala principessa tebana visto che i soli indizi a cui ci si può appellare sono l’usale posizione assunta dalla donna durante il parto e una mano poggiata sulla pancia. Questa mano potrebbe essere di una nutrice o, come spesso nelle rappresentazione della nascita, di Eilethyia, divinità che presiede ai parti. Il rilievo di Afrodisia, di produzione “dozzinale” per l’epoca, testimonia la frequenza e la diffusione del racconto della nascita di Dioniso che nei primi secoli dell’impero romano si trovava nella sua versione più umana e verosimile, quella in cui Semele moriva di parto. Ma abbiamo già visto come spesso uno dei due episodi venisse soppresso a seconda dello spazio a disposizione (Cfr. scheda opera 25). Sfortunatamente non è chiaro a cosa fossero destinati questi rilievi, forse metope di un tempietto, forse i quattro lati di una base per una statua. Nel rilievo con Ermes che porta Dioniso alle ninfe di Nisa il dio ha le ali trai capelli, è nudo salvo la clamide sorregge il piccolo Dioniso e ha tra le mani il Caduceo. Su una roccia una ninfa vestita con un chitone e tende le braccia verso il dio vicino alla donna un albero ornato di bende, l’albero sacro. Nel secondo rilievo con la consegna di Dioniso al satiro la scena è definita in modo molto più accurato. Sappiamo che una tradizione più recente vede il Sileno come precettore (Paus. III 24, 3-4; 25, 2 e Orazio, Ars Poet. 239). Il terzo, quello iconograficamente più complesso, è la scena di un culto bacchico con un erma di Dioniso che si erge al centro su un rilievo roccioso, subito di seguito, un’ara. Due donne con in mano le offerte camminano verso quest’ara, un’ altra discostata ha le mani piegate con le palme verso l’alto in atto d’adorazione. In un epillio di Teocrito (Semfc14) in cui si dice che che Ino, Agave e Autonoe alla testa di tre tiasi, andavano su un monte e lì costruivano dodici altari, “tre per Semele e nove per Dioniso”. Lo stesso gesto di guidare i tiasi verso il monte figura nelle Baccanti di Euripide a Tebe (Semfc12) e sebbene non sia chiaro a che culto si riferiscano i due autori, è certo che venissero tributati culti a Dioniso attraverso l’erezione di altari.
Francesca Pagliaro