26: Giove, Semele e la nascita di Bacco

Titolo dell’opera:

Autore:

Datazione: 170-180 circa

Collocazione: Baltimora, Walter Arts Gallery, da Roma, tomba dei Pisoni

Committenza:

Tipologia: coperchio di sarcofago

Tecnica: marmo scolpito

Soggetto principale: Nascita di Bacco da Semele, da Zeus e consegna alla ninfe

Soggetto secondario: Trionfo di Bacco (sul corpo del sarcofago)

Personaggi: Semele, Bacco bambino, Mercurio, Ilizia, Giove, Pan, Satiro, Sileno, Personaggi femminili

Attributi: scettro, trono (Giove); petaso e cappello (Mercurio); posizione reclinata (Semele)

Contesto:

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Philippart H., Iconographie des Bacchantes d'Euripide, in “Revue Belge di Philologie e d’histoire”, Tome IX n. 1 Janvier-Mars,  Les belles lettres, Paris 1930, 14 n. 9; Lehemann-Hartleben e Olsen E.C., Dionysiac sarcophagi in Baltimore,Baltimore 1942, p. 11,  2; Matz F., Die dionysischen sarkophage, Gebr. Mann, Berlin 1968, 95; Buitron D. – Oliver A., “Greek, Etruscan and Roman Ivory”, in Randall R.H., Masterpieces of Ivory from the Walters art Gallery, Hudson Hills Press, New York 1985, pp. 58- 59; Catani E., Un "tondo" figurato dal Museo Piersanti di Matelica e l'iconografia del mito greco della nascita di Dioniso dalla coscia di Zeus, in “Annali della Facolta di Lettere e Filosofia dell'Universita di Macerata” XVIII, 1985,  pp. 242-243; Casadio G., “Morte di un dio e resurrezione di una donna. Dioniso e Semele”, in Dioniso mito e mistero. Atti del convegno internazionale di Comacchio, 3-5 novembre 1989, Comacchio 1991, pp. 367; Gasparri C., ad vocem “Dionysos”, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Verlag, Zurigo-Monaco 1992, vol. III, 133/142/245, p. 551; Kossatz - Deissmann A. ad vocem “Semele”, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Verlag, Zurigo-Monaco 1991, VII, 10c p. 721; Olmos R., ad vocem “Eileithyia”, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Verlag, Zurigo-Monaco, 1992, III, 68, p. 552; Turcan R., Les sarcophages à representations dionysiaques. Essai de cronologie et d’histoire religiouse, Paris 1966, p. 88 e ss.; Kerenyi K., Dioniso: archetipo della vita indistruttibile,  Adelphi, Milano 1993, p. 341; Turcan, R., Messages d'outre-tombe: l'iconographie des sarcophages romains, De Boccard, Paris 1999, pp. 433 e sgg.

Annotazioni redazionali: sul coperchio di un sarcofago proveniente da un sepolcreto gentilizio a Porta Pia che ha sulla cassa il Trionfo di Bacco in India vediamo, a partire da sinistra: la morte di Semele, Mercurio che le va incontro e, dietro di lei, le tre sorelle, Ino, Agave e Autonoe. La figura che fugge verso sinistra potrebbe essere Armonia, come suggerito da Matz, Giove come proposto da Merkelbach o, sulla base del confronto con il rilievo di Ostia, Iride che corre a dare l’annuncio della nascita (Cfr. scheda opera 24). La posizione di Semele è quella in cui è canonicamente rappresentata a Roma nei primi secoli dopo Cristo: distesa sul setto con braccio che cade lungo a richiamo della morte che sopraggiunge o è già sopraggiunta. Tale schema era già ravvisabile nei sarcofagi raffiguranti la Morte di Meleagro (Cfr scheda opera relativa) e ritornerà nell’iconografia del trasporto di Cristo al sepolcro come pathosfomeln (Cfr. scheda opera 19). A seguire, la nascita di Bacco da Giove, seduto in trono con in mano lo scettro: di fronte a lui Ilizia allunga le mani sulla gamba per aiutarlo (Cfr. scheda opera 29). A seguire, un personaggio che, secondo Merkelbach (Merkelbach, 1991) è Efesto e, secondo Catani (Catani 1985), Pan. Quest’ultimo sembrerebbe un miglior candidato poiché supportato da raffigurazioni precedenti (Cfr. scheda opera 10) e dalla descrizione della pittura di Filostrato (Semfc37), che dirà che egli suonò la tibia al momento della nascita del dio. In realtà egli compare nel terzo riquadro accanto al Sileno, ed è nudo e senza cappello; sembra strano che dovendo ripetete un personaggio più volte, si scelga di rappresentarlo in forme così diverse tra loro. Piuttosto il cappello ci sembra evidentemente simile a quello di Mercurio. La posizione durante il parto è identica a quella del tondo di Matelica (scheda opera 29): Giove sembra spingere e offrire il ginocchio alle mani della divinità che presiede ai parti. Questa ha l’abbigliamento tipico della nutrice: capo coperto, cuffia annodata dietro la testa (Cfr. scheda opera 24) mentre a destra compare di nuovo Mercurio con in braccio il bambino neonato in fasce. Il terzo riquardo raffigura una ninfa che tiene in mano il bambino con altre tre ninfe ad affiancarla; da destra si avvicendano un vecchio Sileno con una verga a forma di croce in mano e un satiro con la verga pastorale e poi di nuovo Pan, seduto. Secondo Kerenyi sarebbe un “attrezzo” che veniva portato in giro per Atene durante le Antesterie, dunque un’allusione esplicita al mondo sotterraneo, durante il quale la maschera del dio e la veste venivano appese si uno strumento simile (Kerenyi, 1993). A destra vediamo il dio fluviale Lamos poiché alcune fonti dicono che Mercurio consegnò Bacco alle figlie del dio ma la tradizione più diffusa. vuole invece che le nutrici fossero le Ninfe di Nysa o le Iadi anche se Apollodoro dice che le Iadi erano le stesse Ninfe di Nysa trasformate in stelle da Giove (Apollodoro Bibl. III IV 3). Il numero può variare senza alcun criterio e nella tradizione più tarda compare trai precettori del dio anche un Sileno (Paus. III 24, 3-4; 25, 2 e Orazio, Ars Poet. 239), Sileno che per altro qui è presente. Secondo Nonno (Semfc41), appena nato da Giove, Bacco è incoronato d’edera dalle Ore poi portato da Mercurio alle figlie di Lamo che lo ricevono e lo nutrono. Come deducibile da questa rapida analisi delle fonti principali, nonostante fosse un mito molto diffuso, specie sui sarcofagi infantili, è difficilissimo pensare a un prototipo figurativo comune perché sono soluzioni mai unitarie (Cfr. schede opera 13). A parte queste difficoltà interpretative, il sarcofago conservato a Baltimora e è l’unico che conserva l’intero svolgimento della storia della doppia nascita, organizzato e separato per scene. Come sappiamo, nella tradizione figurativa della storia, il parto di Semele non era incompatibile con la rappresentazione della nascita (Cfr. scheda opera 24) e soprattutto la doppia nascita incarnava la potenzialità rigenerativa e rigenerante del dio, la speranza della resurrezione dopo la morte. Per Turcan (Turcan, 1999) la presenza del dio del fiume alluderebbe alle ninfe dell’acqua e a una sorta di Eden Mistico ma comunque l’aspetto più importante resta il valore del “due volte nato”, del bambino “passato attraverso due porte” che rigenera l’elemento igneo originario. La tradizione viene da Euripide (Semfc12) che interpreta la parola dithyrambos, qualitativo di Bacco, come derivato da dithyros, “che ha due porte”. Bacco viene anche definito digonos, “dalla doppia nascita”. Philodemo nel De Pietate (44)interpretava l’episodio già fin dal I secolo in chiave orfica con il mito delle rinascenze e la dottrina allegorica dell’anima che rigenera sempre. Chi meglio di Bacco il “tre volte nato” poteva incarnare la dottrina orfico-pitagorica della metempsicosi? Non si può dubitare del fatto che Bacco sia un iniziato, un modello perché la sua figura si collega al tema del morte mistica seguita dalla rinascita: basti pensare al suo viaggio nell’Ade, che ovviamente è un viaggio nella morte (Cfr. scheda opera 02), alla madre Semele, morta ancor prima della sua nascita e alla quale il dio restituisce la vita; a Prosymnos al quale, in senso metaforico, la morte non impedisce di essere l’erastés per eccellenza del dio, attraverso il simbolo di un fallo di legno di fico (Cfr. Villa dei Misteri, scheda opera 21). 

Francesca Pagliaro