21: Giove, Semele e la nascita di Bacco

Titolo dell’opera:

Autore:

Datazione: II sec. d.C.          

Collocazione: Pompei, Villa dei Misteri

Committenza:

Tipologia: pittura parietale

Tecnica: affresco

Soggetto principale: Bacco in trono con Semele (o Arianna?)

Soggetto secondario: svolgimento sulle pareti di un rituale bacchico

Personaggi: Bacco, Semele

Attributi: scettro/tirso (Bacco); veste e posizione matronale (Semele).

Contesto: abitazione

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini: http://www.ac-nancy-metz.fr/enseign/lettres/LanguesAnciennes/Ariane/fichiers/ar_dio_mysteres.htm

Bibliografia: De Petra G., Villa romana presso Pompei, Notizie degli scavi, VII ,1910, pp.139-145, pl. XX; Rizzo G.E., Dionysos Mystes. Contributi esegetici alla rappresentazione dei misteri orfici, in “Memorie dell’Accademia Arch.di Napoli”, 1914, pp. 39-101; Maiuri A., La villa dei Misteri, Ist. poligrafico dello Stato, Libreria, Roma 1960; Boyancé P., Le disque de Brindisi et l’Apotheose de Sémélé, in « Revue des etudes anciennes » XLVI, 1942, pp. 191-216; Simon E., Die Goetter der Roemer, Munchen 1990

LXXVI, pp. 111-172; Matz F., Dionysiache Telete. Archaiologische Untersuchungen zum Dionysosokult, in Hellenisticher und romischer Zeit, Mayance. 1964; Boyancé P., Dyonisos et Semele, in “Rendiconti della Pontificia Accademia Romana di Archeologia”, XXXVIII, 1965-66, pp.79-104; Bendinelli G., Ultime considerazioni intorno alla villa pompeiana detta dei Misteri in “Latomus”, 1968, XXVII, pp.823-831; Kerenyi K., Dioniso: archetipo della vita indistruttibile,  Adelphi, Milano 1993, pp. 323-329; 336 sgg.; 342-347; Gasparri C., ad vocem “Dionysos”, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Verlag, Zurigo-Monaco 1992, III, 195, p. 555; Sauron G., La grande fresque de la villa des Mystères à Pompéi, Mémoires d'une dévote de Dionysos, Picard, coll. Antiqua, Paris 1998. 

Annotazioni redazionali: la Villa chiamata dei Misteri, costruita nelle immediate vicinanze di Pompei è datata all'inizio del II secolo a.C. e contiene una delle più problematiche rappresentazioni pittoriche di tipo pompeiano, riferite a Bacco, che siano arrivate fino a noi. Il fregio pittorico corre su tutte le pareti di una grande stanza che faceva parte degli appartamenti privati ed è stato considerato all’interno di questo studio su Bacco e Semele per via di un recente studio di Gilles Sauron. Sauron legge tutto il fregio come l’omaggio della domina della casa al culto di Bacco attraverso l’identificazione con le vicende di Semele che si svolgono sulle pareti. Il primo a dare un’interpretazione fuori dal coro fu Paul Boyancé: nel gruppo centrale con la coppia in trono, dove tutti riconoscevano Bacco e Arianna, egli volle vedere invece Bacco e Semele.Boyancé basò la sua lettura sia su alcune rappresentazioni di Bacco con paredra in cui il dio figurava nella stessa posizione della scena della villa dei misteri e, non da ultimo, sulla rappresentazione dello specchio di Berlino (Cfr. scheda opera 16).  Sauron, convinto che l’identità della donna sia proprio da riconoscersi nella madre del Dio, tenta una ricostruzione della storia affrescata in rapporto col mito della nascita di Bacco e della morte e apoteosi di Semele. Il punto cruciale dell’ interpretazione sembra proprio essere il gruppo di Bacco con la donna in trono che Boyancé identificò come il dio con la madre Semele. Verso quello sembrano andare tutti gli altri personaggi, da quello si raggiunge il senso dell’omaggio. Nell’ordine le letture tradizionali cominciano con la lettura del rituale in cui una matrona ammantata con la classica iconografia della domina, ascolta in piedi un fanciullo, che legge le prescrizioni rutuali; segue la scena dell’abluzione in una donna velata seduta di spalle, forse la sacerdotessa, si dedica al rituale assistita da due giovani donne e, ancora dopo, un vecchio Sileno seminudo con la testa cinta di mirto, canta e suona. Più avanti una scena pastorale e la più famosa della flagellazione. Gli episodi della parete centrale comprendono Sileni, Bacco e Arianna, svelamento del phallòs da parte di una ninfa. A seguire una delle figure più problematiche del fregio, probabilmente un genio alato, per Sauron, Nemesi e accanto a lei due baccanti. A conferma del rito d’iniziazione che culminerebbe con la rappresentazione di Semele e Bacco in trono troviamo all’estremità della parete un probabile rito nuziale con l’ipotetica sposa seduta che si prepara per l’iniziazione al mistero del matrimonio assistita da un amorino che le porge uno specchio. Sulla parete nell’angolo presso la porta, siede una donna dall’atteggiamento pensoso, una domina già sposa e ministra del dio che assiste alla scena della toletta come di chi ha già compiuto il rituale. Questa breve ricapitolazione delle scene indica come tutto il ciclo possa leggersi in contesto bacchico riferito a un  evento domestico come il matrimonio ma che Gilles Sauron non considera tappe di uno stesso momento cronologico ma che – come nella narratio continua, usuale nella pittura parietale romana, si tratti di differenti momenti messi uno di seguito all’altro. Allineandosi con Boyancé egli nota come la donna non compia il tipico gesto dello spostamento del velo come nelle ierogamie sacre e il tipo di abbraccio, come già detto, è collegabile a quello visibile nello specchio etrusco (Cfr. scheda opera 16). Inoltre il contesto della scena qui in esame sarebbe  proprio l’Olimpo, dove Bacco ha appena raggiunto Semele e si riposa su di lei dopo aver compiuto le sue faccende sulla terra, faccende connesse col vino, considerando la perdita del calzare. Il centro della composizione per lo studioso sarebbe la domina assisa da sola verso cui confluiscono le figure femminili, da destra, e le figure maschili, da sinistra Le lunghe immagini di preparazione sarebbero per il matrimonio di Semele, che come condizione sine qua non per essere un’iniziata bacchica e risorgere deve essere sposata. Dunque i suoi capelli ricordati in molte delle fonti vengono acconciati, e, secondo Sauron, è sempre lei la fanciulla che viene fustigata per ripetere il momento in cui Zeus l’ha fulminata. L’interpretazione più originale è senza dubbio quella che riguarda il rito di purificazione dei rami: secondo la studiosa, infatti, i rami simboleggerebbero il cuore di Bacco che deve risorgere attraverso Semele. Infine, la scena dell’educazione, in cui il bambino è una rappresentazione di Bacco, sarebbe il momento in cui il dio è rinato ed è assieme a sua madre che rappresenta sia Semele, sia la padrona della Villa. Ecco come si arriva al gruppo centrale e perché secondo Sauron si tratterebbe di Bacco e Semele, perché è innegabile che sulle pareti si assista a un rituale bacchico, ma non a un rituale in generale, quanto piuttosto a quello legato al mater matratus, alla figura della matrona, che non è Arianna, ma Semele. Come è noto, dagli autori latini (Semfc25 e 26) e dal racconto di Livio sulla soppressione dei Baccanali (Semfc20), Semele, come Thyone e dunque nella sua veste di risorta, era ben salda accanto al figlio per i romani. Pur non condividendo su tutta la linea l’analisi di Sauron, che qui è soltanto sommariamente riportato, si è scelto d’inserire le scene della villa come tappa dello sviluppo iconografico di Semele, perché il suo ruolo è confermato da iscrizioni poche volte, ma le rarità, come scrive lo studioso, restano pur sempre testimonianze. Si aggiunga alla sua analisi che lo scoprimento del phallos e il culto del phallos in generale nascerà proprio nel momento in cui Bacco salverà sua madre dall’Olimpo. Per riuscire a scendere nell’Ade, infatti, egli avrà bisogno di una guida. Si offrirà Prosimnos che, innamorato del dio, gli chiederà di concederglisi una volta risaliti dall’Ade. Compiuta l’impresa però, Prosimnos, in quanto umano, morirà, e il dio per prestare fede al giuramento, erigerà un phallos per il giovane. Come ricorda Turcan (Turcan, 1966), il simbolo del phallos è portatore non sono di energia ma è rigeneratore, dunque conservatore dell’energia vitale. Il mito di Polymnos/Prosymnos, e che tanto scandalizzò gli autori cristiani, appare come un elemento di un rituale attraverso il quale, presso la tomba di Diokles a Megara, i giovani celebravano la loro iniziazione, passando come il dio attraverso una morte mistica e una rinascita; tale iniziazione, o la sua fase finale, non sarebbe altro che gli stessi Misteri di Dioniso, dei quali Pausania non volle lasciar trapelare niente (Semfc16).

Francesca Pagliaro