
Titolo dell’opera:
Autore:
Datazione: fine V inizio IV sec. a.C. ca. (o 410 a.C.ca.)
Collocazione: Taranto, Museo Nazionale. Proveniente da Ceglie del Campo
Committenza:
Tipologia: vaso dipinto
Tecnica: cratere apulo a volute
Soggetto principale: nascita di Dioniso da Zeus
Soggetto secondario:
Personaggi: (della scena della nascita) Zeus, Dioniso, Aphrodite, Eros, Apollo, Artemide, Eileithyia (?) o Hera (?), Ermes
Attributi: scettro, corona (Zeus); corona di foglie di vite (Dioniso), ali (Eros); Eros (Aphrodite); corona d’alloro, ramo d’alloro (Apollo); caduceo (Ermes); scettro (Era)
Contesto:
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini: http://www.utexas.edu/courses/larrymyth/images/dionysus/BB-Birth-of-Dionysus-Vase.jpg
Bibliografia: Trendall A.D., A volute Krater in Taranto, in “Journal of Historical Studies” 54, 1934, pp.175-179 tavv. 8-9, pp.175-179 tavv. 8-9; Pingiatoglou S., Eileithyia, Konigshausen, Wurzburg 1981 pp. 144-152; Catani E., Un "tondo" figurato dal Museo Piersanti di Matelica e l'iconografia del mito greco della nascita di Dioniso dalla coscia di Zeus, in “Annali della Facolta di Lettere e Filosofia dell'Universita di Macerata” XVIII, 1985, pp. 232 – 233; Trendall, A.D. - Cambitoglou A., The red-figured vases of Apulia Oxford, Clarendon press, 1987; Gasparri C., ad vocem “Dionysos”, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Verlag, Zurigo-Monaco 1992, vol. VII, 667, p.478; Olmos R., ad vocem “Eileithyia”, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Verlag, Zurigo-Monaco, 1992, III, p. 692.
Annotazioni redazionali: il 18 Aprile 1898 è stato rinvenuta un’ampia tomba a Ceglie, l’antica città di Caelia, vicino Bari, con all’interno un cospicuo numero di vasi che vennero acquistati dal museo di Taranto dove si trovano ancora. Due di questi vasi riguardavano Dioniso, ma rimasero non pubblicati fino al 1934 con i lavori dedicatigli da Trendall. Uno dei vasi in particolare, raffigurava sul retro Eracle con un sileno e un Amazzonomachia, e sul davanti la battaglia tra Centauri e Lapiti; ma sopratutto la nascita di Dioniso dalla coscia di Zeus. Plinio racconta che un pittore di nome Ctesiloco aveva dipinto questo episodio definendolo un soggetto “pentulans” (Semfc26). Lo studioso divide le rappresentazioni della nascita di Dioniso da Zeus in due tipi: il primo, più antico, vede il piccolo dio interamente fuori la coscia, in piedi sulle ginocchia del padre, il secondo, più recente, che poi è quello presente sul vaso di Taranto, lo coglie nel momento dell’emersione, quindi visibile solo per metà. Secondo lo studioso a ispirare le modalità di realizzazione del soggetto sarebbe stata la più celebre nascita di Atena, anch’essa nata da Zeus, ma dalla testa, la quale è rappresentata nascente per intero o per metà a seconda dell’antichità della rappresentazione. A differenza della nascita di Atena, nota Trendall, la nascita di Dioniso dalla coscia di Zeus non è mai stato un soggetto molto popolare. Al primo tipo, quello in cui Dioniso è completamente nato e sta in piedi sulle gambe di Zeus, appartiene la lekythos di Boston (Cfr. scheda opera 06). Del secondo tipo, e cioè con Dioniso totalmente emergente sono la scheda opera 04) e il vaso conservato a Ferrara al Museo di Spina (Cfr. scheda opera 07). Indubbiamente il cratere di Taranto qui in analisi ci restituisce una delle più complete rappresentazioni del soggetto: Zeus sta al centro, apparentemente seduto su qualcosa di appena accennato da cerchi graffiti sullo sfondo nero. Ha lo scettro nella mano sinistra e appena sopra il suo ginocchio emerge il piccolo Dioniso. Egli, come il padre, porta sul capo una corona di foglie di vite. Lo sforzo della coscia destra, secondo Catani, sarebbe evidenziato dal piegamento del ginocchio. La donna di fronte al bambino, viene identificata da Trendall come Era, a causa dello scettro che tiene in mano, ma volendosi attenere alle fonti, questa sarebbe un’evidente anomalia. Era infatti perseguitò Dioniso per tutta la vita e persino i suoi familiari e, qualora compaia nella scena della nascita si tratterebbe dell’episodio dell’idolo (Cfr. scheda opera 04). A differenza della rappresentazione di Parigi, in cui Zeus sembra proteggere il bambino con lo scettro, qui l’atteggiamento del sovrano è tranquillo e rilassato, senza dubbio concorde con il consegnare il figlio alla donna che a di fronte. Sarebbe quindi plausibile pensare ad Eileithyia, la divinità femminile che presiede al parto e che altrove assiste Zeus durante la nascita di Dioniso. Inoltre, a ben guardare, qui Dioniso porge le braccia alla nutrice, mentre nel vaso a figure nere di Parigi, solleva in alto due torce opponendole alla donna. Catani risolve la questione dicendo che sebbene lo scettro intarsiato e i bracciali ai polsi possano fare pensare ad Era, l’indubbia funzione di ostetricia la identifica come Era-Eileithyia. In effetti, Ilizia, era il nome con cui le partorienti invocavano Era o Artemide durante le doglie del parto. Sopra, a sinistra, compaiono Aphrodite con Eros alle spalle e Apollo, con dietro Diana che gli tiene una mano sulla spalla. Apollo compare in veste di dio di Delfi con un ramo e una corona d’alloro e la sua presenza si spiegherebbe in funzione profetica o mantica in relazione al futuro del bambino appena nato. Più in basso, Ermes riconoscibile dal caduceo che rivolge la testa verso il bambino. La sua presenza si spiega appellandosi alla tradizione sia testuale che figurativa, che lo vuole come deputato a ricevere il fanciullo da Zeus e a consegnarlo o al Sileno (Cfr. scheda opera 09) o alle Ninfe (Cfr. scheda opera 13). Alle spalle del dio un sileno danza; al di sotto, una ninfa volge lo sguardo verso il neonato e alza la mano sinistra, forse a palesare il suo futuro ruolo di nutrice. Sarebbe proprio questa la donna da identificare con Era, mentre compie un gesto di maledizione verso la nascita (Cfr. scheda opera 22). Sopra il re dell’Olimpo, esattamente tra lui e il bambino, è raffigurato Pan, dio spesso incluso nella cerchia delle ninfe e di Dioniso per la sua relazione con la vita selvaggia e per la sua identità di satiro ma ancora più precisamente Filostrato spiegherà che egli cantò con la sua siringa la nascita di Dioniso e qui infatti Pan ha lo strumento appeso al collo (Semfc37). Secondo Catani lo sfondo non determinato potrebbe indicare un generico Olimpo. Fanno gruppo a parte le tre donne nell’ordine inferiore che sempre lo studioso propone di identificare come le Morai o Parche accompagnatrici di Ilizia poiché essa favoriscela nascita della nuova vita che gli verrà affidata. Poiché l’esecuzione del cratere si colloca nel primo quindicennio IV secolo si può asserire in maniera definitiva che il soggetto non era presente soltanto a partire dall’età ellenistica come avevano sostenuto i primi studi ma bensì fin dal V-IV sec. Trendall e Cambitoglou (1987,p. 35 n.6 tav. 9, I) pubblicano un disegno conservato al Louvre che è l’unica testimonianza della pittura su di un vaso proveniente da una collezione privata Napoletana ora smarrito che mostra un soggetto assolutamente somigliante a quello di Taranto con la differenza che Ilizia, ed è un unicum. Tra le altre divinità, Atena.
Francesca Pagliaro