Titolo dell’opera:
Autore: Pittore di Diosphos
Datazione: 500 a.C. ca.
Collocazione: Parigi, Cabinet des Medailles proveniente da Capua
Committenza:
Tipologia: vaso dipinto
Tecnica: pittura a figure nere
Soggetto principale: Dioniso sta in piedi sulle gambe di Zeus davanti ad Era
Soggetto secondario:
Personaggi: Zeus, Dioniso, Era
Attributi: scettro, fulmine (Zeus); fiaccole (Dioniso)
Contesto:
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Minervini A., Monumenti inediti posseduti da R.Barone, Napoli 1850, Tav. I; Heydemann, Dionysos Geburt und Kindheit, in “Hallisches Winckelmanns programm” 1885, 10, pp. 3-17 e 54-58; Becatti G., Un rilievo con la nascita di Dioniso e aspetti mistici dell’ostia pagana, in “Bollettino d’arte” 36, 1951, p. 13; Kerenyi K., Dioniso: archetipo della vita indistruttibile, Adelphi, Milano 1993 (II ed.), pp. 260-261; Catani E., Un "tondo" figurato dal Museo Piersanti di Matelica e l'iconografia del mito greco della nascita di Dioniso dalla coscia di Zeus, in “Annali della Facolta di Lettere e Filosofia dell'Universita di Macerata” XVIII, 1985, pp. 229-231; Gasparri C., ad vocem “Dionysos”, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Verlag, Zurigo-Monaco 1992, III, 704 p. 481;
Annotazioni redazionali: sul vaso della Biblioteca Nazionale di Parigi, vediamo, a partire da sinistra, Zeus completamente abbigliato e con gli attributi a lui propri: il fulmine nella mano destra, lo scettro nella mano sinistra, di profilo, seduto su un diphros. Di fronte a lui, sua moglie Era, inequivocabilmente identificata dal nome scritto alle sue spalle. E’ vestita con un lungo chitone senza maniche sul quale ricade un mantello, con il braccio sinistro solleva all’indietro un lembo inferiore della veste mentre allunga il braccio destro verso il marito, aprendo la mano. Dioniso è in piedi sulle gambe del padre. Siamo dunque di fronte alla più antica rappresentazione della nascita di Dioniso ma sorgono immediatamente alcuni dubbi d’identificazione. Primo fra tutti la presenza di l’anomala presenza di Era, nemica del dio, ad accoglierlo nel momento della nascita. Certo la sua presenza potrebbe essere in parte giustificata dall’atteggiamento di Zeus che impugna lo scettro non verso ma contro Era, gesto interpretabile come tentativo di respingere la consorte per evitare che prenda il bambino. D’altro canto, secondo Catani, anche il gesto di Era che tiene sollevata la veste: più che un semplice gesto manieristico sarebbe significativo dell’ improvviso indietreggiare di Era (Catani, 1985). Dioniso, in piedi sulle ginocchia del padre, ha più l’aspetto di un bambino che di un neonato in fasce: questa potrebbe essere un’altra indicazione orientativa, oltre a quella proposta da Trendall, per suddividere le rappresentazioni della nascita e dell’infanzia di Dioniso. Trendall infatti distingue due differenti tipologie di nascita di Dioniso: una in cui il bambino emerge completamente dalla coscia di Zeus, un’altra in cui emerge solo in parte (Cfr. scheda opera 10). Quando infatti Dioniso è in braccio ad Ermes, alle nutrici o a Zeus, o quando più in generale è in braccio, è rappresentato in fasce (Cfr. scheda opera 13) mentre al momento della nascita da Zeus è come un uomo adulto, solo in miniatura. Su questo vaso però Dioniso compare con due torce accese in mano e sollevate verso l’alto, o meglio potremmo dire, “rivolte” contro Era. La problematica principale è scaturita dalla scritta che accompagna il nuovo nato e cioè: ΚΑΛΟΝ ΔΙΟΣ ΦΟΣ (kalon dios fos). Catani, a proposito del significato delle parole, dice soltanto che “inneggia al giovane dio come rampollo di Zeus”; Il Kretschmer (1980) e altri leggevano nella frase generalmente ΔΙΟΣ ΦΩΣ, invece che ΔΙΟΣ ΦΟΣ cioè essere, uomo, eroe di Zeus invece che luce di Zeus. Becatti invece legge la parola come Φαος (Faos) con l’omega da decontrarsi in alfa-omicron e quindi faos, luce, come fece d’altra parte il primo a interpretare e a pubblicare il vaso, il Minervini, che però vi vide la nascita di Atena. L’atto di tenere due fiaccole sollevate secondo Becatti confermerebbe il senso di “luce” di Zeus invece che uomo di Zeus. Inoltre, aggiunge, non si sarebbe voluto qui raffigurare l’atto della nascita dalla coscia - che pure era noto - e che avrebbe spiegato meglio l’epiteto “uomo di Zeus”, ma piuttosto simboleggiare Dioniso come luce di Zeus. Sarebbero i germi di quella concezione che gli assegneranno l’epiteto di “puripais” o “purigenos” (figlio del fuoco / nato dal fuoco) ed è noto come le sue varie età simboleggiassero il corso delle stagioni, dei solstizi e degli equinozi, e che il suo culto fosse fin dall’antichità confuso con quello di Iacco, personaggio legato ai misteri Eleusini e detto “portatore di fiaccole” con cui Dioniso veniva spesso scambiato. Sempre al Cabinet des Medailles c’è un medaglione aureo del II-III sec. d.C. proveniente dalla Siria in cui Dioniso fanciullo compare con due fiaccole in mano Con tale paragone si può dimostrare il forte valore simbolico, legato all’aspetto mistico/misterico del dio, legato al suo rapporto con l’Orfismo. A favore di questa teoria del legame col fuoco, si noti la maniera con cui Zeus ostenta il fulmine, attributo che - per altro - non ha in altre rappresentazioni della nascita. Con questo ci si può riallacciare alla conclusione a cui più recentemente giunse Catani: dopo che tutti gli studi storici ritennero l’episodio del Cabinet la nascita di Dioniso, egli, in occasione dello studio intrapreso dopo il ritrovamento di una gemma figurata con lo stesso episodio a Matelica (cfr. scheda opera 09), identificò la scena come quella narrata nella Baccanti di Euripide in cui Zeus, per placare l’ira della moglie Era scatenata dall’ingresso di Dioniso nell’Olimpo (Euripide, Baccanti, vv. 286-297, Semfc12) . Supposto che si tratti di questo episodio raccontato da Tiresia nella tragedia Euripidea, certo si potrebbe spiegare la presenza di Era, ma le considerazioni riguardo il fatto che il dio bambino appaia inerte e che le fiaccole servano a dimostrare che si tratti di un idolo, non sembrano abbastanza convincenti. Senza un efficace paragone iconografico, la posizione di Zeus e di Dioniso non può avvicinarsi ad altro che a quella della nascita, ma questo potrebbe anche dipendere dal fatto di voler ripetere la nascita per meglio rendere plausibile l’inganno. Può darsi che il Pittore di Disphos abbia sovrapposto e sintetizzato l’iconografia della nascita con quella della “finta nascita” raccontata nelle Baccanti (iconografia che per l’appunto non esisteva), ma quindi bisognerà concludere che questo vaso va inserito a tutto diritto tra quelli rappresentati l’episodio. Fu d’altra parte il padre di Cornelia, Karl (1976) fuse a modo suo le spiegazioni riguardo il vaso: egli disse che la scena raffigurava il risultato della nascita e non l’evento, e che fosse una specie di affermazione di Dioniso e del suo diritto a esistere anche contro la volontà di Era. Secondo lo studioso, tale raffigurazione deriverebbe dalla particolare situazione cultuale Ateniese, che vedeva i Misteri Eleusini sovrapporsi ai culti ufficiali e così nelle raffigurazioni. Un’ulteriore ipotesi per spiegare la presenza di Era è quella dello scambio tra lei ed Eileithyia: i loro nomi venivano indifferentemente invocati dalle partorienti durante il travaglio.
Francesca Pagliaro