01: Giove, Semele e la nascita di Bacco

Titolo dell’opera:

Autore: Pittore di Callis (attr.)

Datazione: VI sec. a.C.          

Collocazione: Napoli, Museo Nazionale

Committenza:

Tipologia: coppa dipinta

Tecnica: pittura a figure nere

Soggetto principale: Dioniso e Semele

Soggetto secondario:

Personaggi: Dioniso, Semele

Attributi: corona d’edera, kantharos, barba (Dioniso); corona d’edera (Semele)

Contesto:

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini: http://www.musagora.education.fr/manuel/musees/naples/fichesnaples/coupe.htm

Bibliografia: Beazley J. D., Attic black-figure vase painters Clarendon press, Oxford 1956, 203.1; Berard C., Anodoi: essai sur l'imagerie des passages chthoniens, Institut suisse de Rome, Rome 1974. p. 8; Kerenyi K., Dioniso: archetipo della vita indistruttibile,  Adelphi, Milano 1993 (II ed.), pp. 220 e sgg.; Gasparri C., ad vocem “Dionysos”, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Verlag, Zurigo-Monaco 1992, III, p. 479; Kossatz - Deissmann A. ad vocem “Semele”, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Verlag, Zurigo-Monaco 1991, VII, 35, p. 724; Carpenter T.H., Dionysian imagery in fifth-century Athens, Clarendon press, Oxford 1997, p. 64; Isler-Kerenyi C., Dionysos in archaic Greec: an understanding through images Brill,Leiden-Boston 2007, p. 163- 171.

Annotazioni redazionali: è una fortuna impagabile che su questa coppa proveniente da Capua e conservata al Museo di Napoli ci siano scritti a chiare lettere greche i nomi di Dioniso e di sua madre Semele. Se non li avessimo avuti, ci saremmo trovati di fronte all’ennesimo caso di immagini del dio con accanto una donna non identificabile, o che per lo più sarebbe stata genericamente riconosciuta come Arianna. La particolarissima rappresentazione di Semele conferma anche a livello figurativo un ruolo invece ben noto a livello testuale cioè la sua partecipazione attiva ai misteri dionisiaci (Semfc05). Come sappiamo è piuttosto difficile stabilire chiaramente un’iconografia evolutiva di Dioniso che per lo più è giovane, contorniato da simboli legati al vino, con in mano un tirso fin dalla nascita e la capigliatura lunga e folta (Cfr. scheda opera 04). A parte che per il nome, sulla coppa di Napoli il dio è riconoscibile per via del cantaro che tiene in mano e per la corona di foglie di vite; ha la barba, i capelli lunghi, i baffi e la sua mano tocca quella di Semele. La madre del dio ha la sua stessa capigliatura, porta gli orecchini, una collana e un gioiello attorno alla fronte ma soprattutto compie un gesto misterioso con la mano: l’indice e il mignolo della destra sono tesi in direzione dei suoi occhi, il medio e l’anulare sono piegati e tenuti chiusi dal pollice all’altezza della bocca. Secondo Cornelia Isler Kerenyi (2007), Semele sta eseguendo il gesto del silenzio. Secondo la Kerenyi ogni donna del corteggio dionisiaco è rappresentata con un differente aspetto in base al ruolo che gioca nella società. Questo, in realtà, è vero sempre nella Grecia arcaica, ma nel caso del corteo dionisiaco la differenza tra ninfa, menade o madre sarebbe ancora più sviluppato. Dioniso infatti è garante dell’ordine della società, presiederebbe ai principali passaggi evolutivi dell’uomo e della donna attraverso, ad esempio, la sua presenza nelle scene matrimoniali. Ecco perché egli è presente al matrimonio di Peleo e Teti, non a caso, con sua madre ed ecco perché assiste alla nascita della sorella Atena. Egli è garante dell’ordine attraverso la regolamentazione del disordine. Scegliendo dove e quando debba esserci un satiro oppure un capro, dove un’invasata e dove no, egli segue la crescita di uomini e donne nello stato. Inoltre non si deve dimenticare che quando si tratta di Dioniso, una coppa non è più soltanto una coppa, ma un mezzo per legare se stessi al dio: secondo Gasparri, chi beveva da coppe di tale forma, nel ricevere il dono del dio, comunicava con lui, assisteva alla sua epifania partecipando al suo mistero. E qui non c’è nessun dubbio che la sfera d’azione sia quella misterica: Semele morendo ed essendo poi tirata fuori dall’Ade come Thyone (Cfr. scheda opera 11) compie per prima il tragitto auspicabile per ogni iniziato Dionisiaco: torna dalla morte alla vita. Ma non è questo l’episodio rappresentato su questa coppa: i personaggi non sono affatto emergenti dal suolo, né sembrano andare da nessuna parte.come nell’hydria di Berlino in cui figurano insieme su un carro (Cfr. scheda opera 02). Riprendendo la premessa fatta dalla Kerenyi, bisognerà chiedersi perché e in che valore Semele è rappresentata con tutti gli attributi della ninfa: ha le trecce sciolte e un chitone che cade sulle spalle; niente a che vedere dunque con la tipologia della matrona che ci si aspetterebbe da una madre come invece nella Villa dei Misteri (Cfr. scheda opera 21). Ninfe erano sia nella mitologia che nella vita reale le donne prima di avere un figlio e questo non è certo il caso di Semele, che è madre del dio di Misteri.  Il gesto del silenzio della donna può significare indifferentemente – o forse insieme- il “non sento e non parlo” ma gli occhi aperti indicherebbero che Semele ha visto, ha avuto accesso ai misteri dionisiaci. In merito alla giovinezza poi, la Kerenyi sostiene che questa dipenda dalla confusione tra Semele e Arianna, uniche due donne mortali rappresentate fin dall’antichità accanto a Dioniso e simili per vicende personali (entrambe muoiono per parto e poi salgono all’Olimpo. In realtà, Semele, negli inni orfici è compagna di Dioniso come le altre donne e viene così cantata: “Invoco la fanciulla figlia di Cadmo, di tutto sovrana/ Semele dal bell’aspetto, dalle chiome amabili, dal seno pieno/ madre del gioioso Dioniso portatore di tirso,/ (…)Ora ti supplico, dea, fanciulla figlia di Cadmo, sovrana,/ invocando affinché sii sempre d’animo dolce verso gli iniziati” (Semfc05). Chi scrive crede più semplicemente che, celebrata con Dioniso nei riti orfici, Semele, morta giovane e ritornata accanto al figlio, venga rappresentata nell’immaginario misterico esattamente come una giovane e bella fanciulla.  In realtà, la condizione sine qua non per cui Semele sia già accanto a Dioniso è la sua resurrezione, ma delle fonti non emerge chiaramente quando il figlio l’avesse salvata dagli inferi, se prima o dopo tutte le sue grandi imprese. Un richiamo così esplicito ai misteri bacchici, si può spiegare con il fatto che la coppa era destinata ad essere riposta in una tomba, e dunque non visibile a nessuno e la sua collocazione in Magna Grecia, conferma che le pratiche bacchiche venivano praticate in Italia, al più tardi dopo il 540 a.C. Il nome da “risorta” di Semele è Thyone che in greco significa l’ispirata o “colei che è in furore estatico” (Kerenyi, 1993) e sembra anche legato per radice al corteo delle tiadi che, come ci dice Pausania: “(..) sono donne dell'Attica che ogni anno, assieme alle donne di Delfi, si recano sul Parnaso a celebrare i sacri riti in onore di Dioniso. E' costume che queste Tiadi intreccino delle danze lungo la strada che parte da Atene, in altri luoghi” (Semfc12). Tionidi è appellativo delle baccanti e da qui deriverebbe l’ipotesi che Semele fosse stata la prima baccante. Anche se Semele compare nel corteo bacchico solo in epoca romana su un sarcofago col trionfo (cfr. scheda opera 23) se ne deduce che se fosse raffigurata altrove potrebbe essere confusa con altre menadi per via del suo ruolo di donna al seguito del dio.  Sull’altro lato della coppa Dioniso è raffigurato con Kalis la quale fa un gesto simile a quello di Semele e ha la stessa acconciatura da ninfa. Kalis è seguita da Sime, un’altra ninfa, che tiene due bastoni di edera nelle mani: dunque se il lato di Semele è dominato dalla vite, quello di Kalis è dominato dall’edera, entrambe piante di Dioniso. Tutta questa analisi sul ruolo di Semele e Dioniso dal punto di vista rituale acquisisce un’ importanza maggiore se si considera la mutata concezione del ruolo di Dioniso e dei suoi culti ad opera di Pisistrato. Attraverso l’istituzione delle Grandi Dionisie, il tiranno aveva cercato di allontanare il culto del dio dall’originario contesto estatico per inserirlo in una religiosità ufficiale, legata alle rappresentazioni teatrali ed ai simposi, ambito che influenzerà la raffigurazione di Dioniso di li in poi.

Francesca Pagliaro