1522
NICCOLÒ DEGLI AGOSTINI, Tutti li libri de Ovidio Metamorphoseos tradutti dal litteral al verso vulgar con le sue allegorie in prosa. Libro II, p. 27
Di Giove e Semele
Giunone hebbe dicto gran gaudio al core
ch’ odiava ogniuno nel sangue massime
quelli de lo re Agienore (thebano
e così stando, in un concetto strano
entro pensando del seguito errore
c’haveva Giove suo col viso humano
di Semele commesso, che sorella
fu di Atteon, a meraviglia bella
Giove fi già di questa innamorato
E giacciuto era seco, e di lei hebbe
un figlio, che fu poi Bacco nomato
e l’amo si che dir non si potrebbe
per questo Giuno haveva il cor turbato
verso Semele, e di cio glienen crebbe
e per vendetta far del ciel discende
ed una vecchia sua forma prese
Beroe questa vecchia nomata era
baila di Semele, e giunta a quella
la saluto con amorevol ciera
dopo soggiunse con dolce favella
se non minganna la tua forma vera
parmi Semele mia vezzosa et bella
che grande esser debbi, e se glie questo
non mil celar ma fammil manifesto
Semele a lei con benigno parlare
credendo che Giunon sua baila sia
disse nodrice mia non t’i attristare
che quel ch Giove vuol conven ch sia
di lui gravida son non ti crucciare
il che sentendo la novella ria
sospiro Giuno, onde Semele presto
soggiunse a lei, che sospirare e questo
Disse Giunon suspiro per chio temo
che gravida di Giove esser non dei
ch’assai son che con qualch incanto extremo
prendeno forma de celesti dei
et vingannano sciocche, ondio ne tremo
per questo figlia volentier vorrei
per saper certo se Giove e colui
de chi dici esser pregna o pur daltrui
Che da quando più ti troverai con esso
che ti facci prometter di volere
farti un gran don, e col t’hara promesso
dilli c’haresti gran gaudio, e piacere
chel ti venisse un'altra volta appresso
in quella forma chel suol apparere
a Giuno sua moglie in paradiso
quando aggiungersi vuol viso
Allora veramente el saperai
sel sera quel ch t’habbi il corpo pregno
tornando a te coi suoi lucenti rai
come da Giuno nel celeste regnio
disse Semele o come ben detto hai
baila mia cara, et sei cauta dingegnio
e rigratiolla con lo quella ornata
et Giuno fu dapoi nel ciel tornata
Giove come passato fu alcun giorno
da la bella Semele se nando e
che quando il vide con parlar adorno
che un don li concedessi lo prego e
lui gel promise e guardandose intorno
per le pallude stige li giuro e
di volerli conceder tutto quello che
quella dimandar saprebbe ad ello
Alhor disse Semele, alto signore
vorrei da che negare tu più nol mel poi
ch’a me diman col tuo divin splendore
vennisti, ahi sciocca donna che dir voi
rispose giove e con molto furore
con le man chiuder vuolse i labri suoi
ma si presto non fu che la li disse
ch’a lei come da Giuno in ciel venisse
Della morte di Semele et
come nacque Bacco
Giove di questo caso assai turbato
da Semle si fu presto partito
e come fu in ciel tornato
de inumerabil strai shebbe guarnito
e presi i troni, e i venti, e così armato
discese giù del ciel quel re gradito
vero è che prima temperolli alquanto
per non dar a Semel dolor tanto
Armato de la sua divinitade
Giove dove è Semele sendandoe
che come il vide in tanta degnitade
lanima, e il cor nel petto li tremoe
e per dirvi di cio la veritade
quando ch’a Giove più segli appressoe
lei con la casa, e con tutto quel loco
subito exarse del divin suo foco
Et così morta Giove ne le braccia
la prese et poi la mise sopra un rezzo
e senza troppo indugia si procaccia
et con le man il ventre i apri per mezzo
e piglio il figlio e in corpo a se lo caccia
come colui che far il tutto e avezzo
e tanto dopo il suo ventre il tenne
che di quel partorir il tempo venne
Partorito il figliuol che Bacco detto
Per nome fu, lo diede a dea Giunone
Chel no drigo fin che fu fanciulletto
Da poi diede a le nimphae il bel garzone
C’habitar soglion lacque a lor diletto
Chello alevor con molta afettione
E fatto questo quasi in un infante
Nel cielo ritorno tonante
Allegoria De Semele.Per Semele se intende la vite la quale produce l’uva et così in grammatica greca nominata per Giove il quale giacque con ella e ingravidolla, de cui nacque Bacco se intende chei ove e la influenzia dell’aria la qual nutrica le vite elle altre piante fina allo agosto, per lexarsione di Semel se intende lardore del suo lume, il quale consuma tutti li superflui umori sopre de la terra e dove dice che Giove si pose Bacco nel ventre tratto che l’hebbe di quello di Semele, se intende de che poi che e consuma a lo umore de la terra el sceme del l’uva e nutricato dallo umore di Giove cioè del cielo e dove dice Ovidio chello diede alle nimphe delle acque chello allevassero tolto che l’hebbe da Iuno che s’intende l’aria che nutrito l’havea e da saper che il vino ad aquato e molto più salubre alla natura che semplice et puro.