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NICCOLÒ DEGLI AGOSTINI, Tutti li libri de Ovidio Metamorphoseos tradutti dal litteral al verso vulgar con le sue allegorie in prosa. Libro II, p. 27

Di Giove e Semele

Giunone hebbe dicto gran gaudio al core

ch’ odiava ogniuno nel sangue massime

quelli de lo re Agienore (thebano

e così stando, in un concetto strano

entro pensando del seguito errore

c’haveva Giove suo col viso humano

di Semele commesso, che sorella

fu di Atteon, a meraviglia bella

Giove fi già di questa innamorato

E giacciuto era seco, e di lei hebbe

un figlio, che fu poi Bacco nomato

e l’amo si che dir non si potrebbe

per questo Giuno haveva il cor turbato

verso Semele, e di cio glienen crebbe

e per vendetta far del ciel discende

ed una vecchia sua forma prese

Beroe questa vecchia nomata era

baila di Semele, e giunta a quella

la saluto con amorevol ciera

dopo soggiunse con dolce favella

se non minganna la tua forma vera

parmi Semele mia vezzosa et bella

che grande esser debbi, e se glie questo

non mil celar ma fammil manifesto  

Semele a lei con benigno parlare

credendo che Giunon sua baila sia

disse nodrice mia non t’i attristare

che quel ch Giove vuol conven ch sia

di lui gravida son non ti crucciare

il che sentendo la novella ria

sospiro Giuno, onde Semele presto

soggiunse a lei, che sospirare e questo

Disse Giunon suspiro per chio temo

che gravida di Giove esser non dei

ch’assai son che con qualch incanto extremo

prendeno forma de celesti dei

et vingannano sciocche, ondio ne tremo

per questo figlia volentier vorrei

per saper certo se Giove e colui

de chi dici esser pregna o pur daltrui

Che da quando più ti troverai con esso

che ti facci prometter di volere

farti un gran don, e col t’hara promesso

dilli c’haresti gran gaudio, e piacere

chel ti venisse un'altra volta appresso

in quella forma chel suol apparere

a Giuno sua moglie in paradiso

quando aggiungersi vuol viso

Allora veramente el saperai

sel sera quel ch t’habbi il corpo pregno

tornando a te coi suoi lucenti rai

come da Giuno nel celeste regnio

disse Semele o come ben detto hai

baila mia cara, et sei cauta dingegnio

e rigratiolla con lo quella ornata

et Giuno fu dapoi nel ciel tornata

Giove come passato fu alcun giorno

da la bella Semele se nando e

che quando il vide con parlar adorno

che un don li concedessi lo prego e

lui gel promise e guardandose intorno

per le pallude stige li giuro e

di volerli conceder tutto quello che

quella dimandar saprebbe ad ello

Alhor disse Semele, alto signore

vorrei da che negare tu più nol mel poi

ch’a me diman col tuo divin splendore

vennisti, ahi sciocca donna che dir voi

rispose giove e con molto furore

con le man chiuder vuolse i labri suoi

ma si presto non fu che la li disse

ch’a lei come da Giuno in ciel venisse

Della morte di Semele et

come nacque Bacco

Giove di questo caso assai turbato

da Semle si fu presto partito

e come fu in ciel tornato

de inumerabil strai shebbe guarnito

e presi i troni, e i venti, e così armato

discese giù del ciel quel re gradito

vero è che prima temperolli alquanto

per non dar a Semel dolor tanto

Armato de la sua divinitade

Giove dove è Semele sendandoe

che come il vide in tanta degnitade

lanima, e il cor nel petto li tremoe

e per dirvi di cio la veritade

quando ch’a Giove più segli appressoe

lei con la casa, e con tutto quel loco

subito exarse del divin suo foco

Et così morta Giove ne le braccia

la prese et poi la mise sopra un rezzo

e senza troppo indugia si procaccia

et con le man il ventre i apri per mezzo

e piglio il figlio e in corpo a se lo caccia

come colui che far il tutto e avezzo

e tanto dopo il suo ventre il tenne

che di quel partorir il tempo venne

Partorito il figliuol che Bacco detto

Per nome fu, lo diede a dea Giunone

Chel no drigo fin che fu fanciulletto

Da poi diede a le nimphae il bel garzone

C’habitar soglion lacque a lor diletto

Chello alevor con molta afettione

E fatto questo quasi in un infante

Nel cielo ritorno tonante

Allegoria De Semele.Per Semele se intende la vite la quale produce l’uva et così in grammatica greca nominata per Giove il quale giacque con ella e ingravidolla, de cui nacque Bacco se intende chei ove e la influenzia dell’aria la qual nutrica le vite elle altre piante fina allo agosto, per lexarsione di Semel se intende lardore del suo lume, il quale consuma tutti li superflui umori sopre de la terra e dove dice che Giove si pose Bacco nel ventre tratto che l’hebbe di quello di Semele, se intende de che poi che e consuma a lo umore de la terra el sceme del l’uva e nutricato dallo umore di Giove cioè del cielo e dove dice Ovidio chello diede alle nimphe delle acque chello allevassero tolto che l’hebbe da Iuno che s’intende l’aria che nutrito l’havea e da saper che il vino ad aquato e molto più salubre alla natura che semplice et puro.