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GIOVANNI BOCCACCIO, Genealogie deorum gentilium libri, XII, cap. XXV

Testo da: Romano V (a cura di), Boccaccio G., Genealogiae Deorum Gentilium, Bari 1951

De Semele figliuola di Cadmo. Fu Semele figliuola di Cadmo et d'Hermione, come assai si manifesta in Ovidio nel suo maggior volume. Sopportando Giunone <sopportando> malamente costei esser pregna di Giove, si trasmutò nella vecchia Beroe Epidaurea, et persuase a Semele che facesse sperienza se Giove la amava; percioché questo potrebbe conoscere s'egli le facesse gratia di venirsi a congiunger seco, come faceva con Giunone. Alla qual cosa dando a pieno fede Semele, astrinse Giove a giurarli per l'onde stigie di farle quella gratia ch'ella gli dimandarebbe. Et richiedendoli tal cosa, Giove, dolente d'haverglila promessa, tolto il minor folgore con quello la percosse et morì; onde poi trasse dal suo ventre un fanciullo non anco giunto al tempo del parto, chiamato Bacco. La verità di questa favola penso io che sia tal donna pregna (sì come si contiene nella fittione) essere stata percossa da una saetta. Percioché il foco, cioè Giove, non si congiunge con l'aere, cioè con Giunone, eccetto che col folgore, che discende ai luoghi inferiori.

De Taigeta figliuola d'Atlante. Vogliono che il padre di Taigeta fosse Atlante et la madre Phileone, et dicono ch'ella piacque a Giove et venne ne' suoi abbracciamenti, et di lui partorì Lacedemone; il quale altri dissero figliuolo di Taigeta figlia d'Agenore, et alcuni vollero che nascesse di Semele. De Baccho quarto figliuolo del secondo Giove, che generò Himeneo, Thioneo et Thoante. Baccho viene detto da Ovidio et gli altri poeti figliuolo di Giove et Semele, della cui origine si recita tal favola. Amando Giove Semele figliuola di Cadmo, et essendosi ella di lui impregnata, Giunone andò a ritrovarla in forma di Beroe, vecchia Epidaura, et parlando seco la dimandò se Giove le voleva bene; a cui ella rispose che si credeva, che si soggiunse Giunone: "Figliuola, tu no'l puoi conoscere eccetto che in sol modo, cioè, se giurando egli per Stige ti promette venirsi a congiunger teco in quel modo che fa con Giunone." Semele desiderosa di farne la prova, venendo Giove da lei con giuramento gli dimandò tal dono. Onde Giove tutto doglioso non potendo mancare al giuramento la fulminò, et trasse fuori del ventre di quella morta un figliuolo, et lo congiunse al suo ventre fino attanto che venisse il tempo che si ricerca ad una creatura stare nel ventre materno. Costui fu prima nodrito da Ino segretamente, poscia lo diede alle Nimphe le quali ancho gli porsero alimenti, sì come dice Ovidio; et accioché non fosse ritrovato da Giunone, che il ricercava, il nascossero sotto l'edere. (….)

Oltre ciò si dicono molte altre cose; ma perché tutte non si sono ritrovate quelle che si cercano, vederemo quelle che tra le ricordate si ponno vedere. Principalmente adunque pare che gl'historici tengano per certo questo Dionisio essere nato di Giove et di Semele, di maniera che del tempo tra gli antichi fu grandissima diversità; alcuni de' quali il chiamano Dionigio, altri padre Libero. Et perché non si trova di qual Giove fosse figliuolo, io l'ho attribuita al secondo Giove, percioché pare che il suo tempo meglio si convenga col secondo che con alcuno degli altri. Dice Eusebio nel libro dei Tempi che alcuni istimano che, regnando Danao in Argo, Dionisio in India edificò Nisa, et così la chiamasse dal suo nome; et che in quell'istesso tempo egli guerreggiasse in India, et nel suo essercito havesse donne, cognominate Bacche più tosto per lo furore che per la virtù. Il che fu d'intorno gli anni del mondo tremilasettecento et ventinove. Poco da poi l'istesso Eusebio dice che regnando Danao in Argo Cadmo regnò in Thebe, della cui figliuola Semele nacque Dionisio, cioè il padre Baccho; il qual tempo, secondo la descrittione de' suoi anni, fu circa gli anni del mondo tremilasettecentosettantasei. Né molto dopo dice l'anno trentesimoquinto di Linceo, re d'Argivi, Dionisio latinamente detto padre Libero nacque di Semele; il che pare essere stato nei tremilleottocento et quatordici anni del mondo.