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56 – 64 d.C.

SENECA, Naturales Quaestiones, II, 2; II, 43–44

2. Quegli uomini sani non sono stati al contrario dell’errore di credere che Giove si servisse ora di fulmini potenti ora di minor conto e trastullo, ma hanno voluto avvertire coloro ai quali spetta lanciar fulmini contro gli errori degli uomini che non tutto va colpito allo stesso modo: qualcosa deve essere appena sfiorato (…)

43, IPerché dunque il fulmine che manda Giove dal solo è benigno, mentre è funesto quello su cui si è consultato e che ha inviato per suggerimento anche di altri dei? Perché Giove, essendo re, deve poter beneficiare da solo, mentre è parso che potesse recar danno unicamente se assistito da molti (…)

44, IAnche in questo gli antichi non furono tanto ignoranti da ritenere che Giove variasse i suoi dardi. Una cosa simile si conviene alla libertà dei poeti:

 

C'è un altro fulmine più fioco, nel quale la mano dei Ciclopi

ha infuso meno furia e fuoco, meno rabbia:

gli dei lo chiamano fulmine secondo

(Ov. Met. III 305-07)