I sec d.C.
OVIDIO, Fasti, 6.503-518
Testo tratto da: Stok F (a cura di), Publio Ovidio Nasone, Fasti e frammenti, in “Opere di Publio Ovidio Nasone”, vol. IV, Utet, Torino 1999.
C’era un bosco, non si sa se si chiami Bosco di Semele
oppure di Stimula; si dice che fosse abitato dalle Menadi
Ausonie. Ino chiese a quale popolazione appartenessero.
Seppe che si trattava di Arcadi e che il re di quel luogo
era Evandro. Ma la dea Saturnia, nascondendo la propria
natura, sobillò le baccanti del Lazio con queste insidiose
menzogne: < credulone, siete completamente pazze,
questa straniera non è venuta nel nostro sodalizio con
intenzioni amiche: ci ha ingannate e vuole impadronirsi
dei nostri sacri riti. Lei ha però con se un pegno con cui
potrà pagare il fio >. Non appena finì di parlare, le Tiadi
riempirono l’aria di ululati e, con i capelli sciolti sul collo,
le misero addosso le mani tentando di strapparle il bambino.
Lei invocò questi dei di cui ancora ignorava il nome:
< dei e abitanti di questa regione, venite in aiuto di una
povera madre! >.