Semfc17

45 a.C.

CICERONE, De Natura Deorum, II, 62

Testo tratto da: Marco C.(a cura di), Cicerone, La natura divina, Biblioteca universale Rizzoli, Milano 1992 II, 62.

In conclusione furono riconosciuti, in considerazione delle loro benemerenze, tutti gli dèi che si erano resi autori di particolari benefici e i nomi di cui si è appena detto stanno appunto ad indicare il potere da ciascuno di essi esercitato. Inoltre la comunità umana adottò l'uso di elevare al cielo tutti coloro che si fossero distinti nel beneficare i loro simili, sia a ciò indotti dalla fama da quelli raggiunta sia di propria spontanea iniziativa. Di qui l'introduzione di divinità quali Ercole, Castore, Polluce, Esculapio e lo stesso Libero (mi riferisco qui al dio omonimo figlio di Semele, non a quel " Libero " che i nostri antenati venerarono con solennità e devozione accanto a Cetere e a Libera) la cui importanza cultuale è ravvisabile nelle pratiche misteriche. In base alla considerazione che è nostra consuetudine chiamare " liberi " i figli nati da noi, Libero e Libera furono considerati figli di Cerere; il che vale per Líbera ma non certo per Libero! Identica è l'origine del dio Romolo, che alcuni ritengono sia da identificarsi con Quirino. In ogni caso fu la sopravvivenza degli spiriti di codesti uomini ed il loro destino immortale che ne fece, nella comune opinione, altrettante divinità assommando essi in sé le prerogative dell'eternità e della perfezione.