53: Diana e Atteone

Titolo dell'opera: paesaggio con Diana e Atteone

Autore: Agostino Tassi (cerchia di)

Datazione: prima metà del XVII secolo

Collocazione: Firenze, Palazzo Pitti, Galleria Palatina

Committenza:

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su tela (31 x 45 cm)

Soggetto principale: Diana e Atteone

Soggetto secondario:

Personaggi: Diana, Atteone, ninfe

Attributi:

Contesto: bosco

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Pugliatti T., Agostino Tassi tra conformismo e libertà, De Luca, Roma 1977, pp. 126-127

Annotazioni redazionali: l'opera  rappresenta la vicenda narrata da Ovidio dello svelamento involontario da parte dello sfortunato Atteone di Diana e delle sue ninfe nude presso una fonte d'acqua. La scena è ambientata in un bosco con al centro un grande albero, dove le figure femminili fanno il bagno in un laghetto; l’arrivo dell'inaspettato ospite, raffigurato al centro della tela fra gli alberi, farà infuriare la dea che lo punirà severamente trasformandolo in cervo e facendolo sbranare dai suoi stessi cani. Questo dipinto esposto alla Galleria Palatina di Firenze presentò in passato dei problemi di attribuzione. Nel 1928,  infatti, fu attribuito dal Porcella ad Agostino Tassi sulla base di analogie con un'altra opera: la Merenda sull'erba conservata agli Uffizi, allora ritenuta di mano del Tassi, ma in realtà realizzata da Filippo Napoletano. Prima dell'attribuzione al Tassi era esposta a Palazzo Pitti con il nome di Domenichino, ma il Porcella notò giustamente come il dipinto si mostrasse più sulla linea nordica piuttosto che su quella classicheggiante bolognese. Dopo l'attribuzione del Porcella l'opera venne esposta ancora una volta col nome di Domenichino e poi con quello di Annibale Carracci. Nel 1967 fu esposta alla mostra “Paesisti bamboccianti e vedutisti nella Roma seicentesca”, come opera di anonimo, mentre in occasione della mostra del 1969 a Firenze, “Artisti alla Corte Granduca” fu restituita al Tassi dal Chiarini. Per le analogie con i modi di Filippo Napoletano oggi l’opera è indicata come “cerchia del Tassi”.

                                                                                           Valentina Leonardi