
Titolo dell'opera: Atteone trasformato in cervo
Autore: Francesco Albani
Datazione: 1640 ca.
Collocazione: Parigi, Louvre
Committenza:
Tipologia: dipinto
Tecnica: olio su tela (77 x 99 cm)
Soggetto principale: Atteone, scoperte Diana e le sue ninfe al bagno, fugge mentre ha inizio la metamorfosi in cervo
Soggetto secondario:
Personaggi: Diana, Atteone, ninfe
Attributi: mezzaluna, arco, frecce (Diana); corna da cervo (Atteone)
Contesto: anfratto roccioso con una fonte
Precedenti:
Derivazioni: Francesco Albani, Diana e Atteone, Dresda, Gemaldegalerie (composizione invertita)
Immagini: http://www.educnet.education.fr/louvre/diane/default.htm
Bibliografia: L’ideale classico del Seicento in Italia e la pittura di paesaggio, catalogo della mostra biennale d'arte antica, a cura di Arcangeli F., Ed. Alfa, Bologna 1962, pp. 145-146, tav. 49; Ècole italienne, XVII siecle, 1, Bologne, a cura di Loire S., Edition de la Réunion des musées nationaux, Paris 1996, pp. 67-73
Annotazioni redazionali: quest’opera entrò a far parte della collezione di Luigi XIV dopo il 1665. Basandosi su un passo del Journal de voyage du chevalier Bernin en France, Brejon de Lavergnée (1986) propone di riconoscervi il dipinto raffigurante “Diana e Atteone” inventariato nel 1653 e poi nel 1661 nella collezione del Cardinale Mazarino. La datazione dell’opera è controversa: Volpe (1962) sostiene sia stata realizzata durante gli anni ’20, Van Schaak (1969) e Puglisi (1983) negli anni ’40. L’autore ha creato una sintesi tra gli elementi della sua prima rappresentazione del mito di Atteone (Cfr. scheda opera 47) e quelli della sua ripresa a Dresda (http://gallery.euroweb.hu/html/a/albani/dianaact.html): dal rame del Louvre ha ripreso la ninfa seduta ai piedi di Diana e quella di spalle semisdraiata, dall’opera di Dresda ha l’ambientazione della scena all’interno di una grotta naturale e il particolare di Atteone che fugge. Una variante rispetto ai due dipinti precedenti è data da Diana, non più seduta ma in piedi, col peso del corpo spostato sulla gamba destra e di dimensioni decisamente maggiori rispetto alle altre figure. Questo particolare si ritrova nel volgarizzamento delle Metamorfosi di Giovanni dei Bonsignori (Attfm07), dove leggiamo “ma Diana era sì grande che avanzava sopra all’altre, sì che poteva bene essere veduta.”. Come hanno notato Volpe (1962) e Puglisi (1983), questa nuova iconografia può dipendere dalla “Diana e Atteone” di Agostino Carracci conservata a Bruxelles, presente a Roma dal 1644 nella collezione Farnese, che l’Albani poté conoscere sia dal vivo durante il suo viaggio a Roma, sia attraverso una stampa.Mediocre lo stato di conservazione; l’opera presenta alcune ridipinture. Nella Gemaldegalerie di Dresda esiste una replica di questo dipinto, di dimensioni simili (74,5 x 99,5 cm), ma di composizione invertita. Secondo Puglisi questa sarebbe l’opera autografa, mentre la versione del Louvre una replica dell’atelier, cui l’Albani apportò solo dei ritocchi.
Chiara Mataloni