Titolo dell'opera: Diana e Atteone
Autore: Nicolas Poussin
Datazione: 1614
Collocazione: Parigi, collezione privata
Committenza:
Tipologia: dipinto
Tecnica: olio su tela (195 x 252 cm)
Soggetto principale: Atteone scopre Diana e le sue ninfe al bagno
Soggetto secondario:
Personaggi: Diana, Atteone, ninfe
Attributi: mezzaluna, faretra, frecce (Diana); lancia, cani (Atteone)
Contesto: anfratto roccioso con una fonte
Precedenti: Joseph Heintz, Diana e Atteone, 1590-1600, Vienna, Kunsthistorisches Museum, Gemaldegalerie (Cfr. scheda opera 38); Aegidius Sadeler, Diana e Atteone, incisione, 1596-97, Venezia, Accademia
Derivazioni:
Bibliografia: Blunt A., Nicolas Poussin, Phaidon Press, London - Bollingen Series, New York 1958, vol. I, pp- 13-16, vol. II, pl. 1; Blunt A., The paintings of Nicolas Poussin. A critical catalogue, Phaidon Press, London 1966, p. 107, n. 148; Thuillier J., L’opera completa di Poussin, Classici dell’Arte Rizzoli, Milano 1974, p. 122 R63
Annotazioni redazionali: si tratta di un’opera molto discussa, attribuibile alla produzione giovanile di Poussin. Nel 1899 l’abate E. Ténaud richiamò l’attenzione sull’esistenza di una galleria dipinta nel castello di Mornay, tra Niort e St.-Jean d’Angély, a poche miglia dai confini di Poitou, dove è testimoniata la presenza del giovane artista. Nella galleria Tènaud lesse un’iscrizione: “Nicolas Poussin pinxit anno 1614”, e interpretò questo ciclo come una commissione fatta al giovane Poussin, allora ventenne, e lasciata incompiuta. Egli propose di identificare questo dipinto e il Diana ed Endimione della medesima galleria di Mornay con quelli ricordati dal Bellori, eseguiti da Poussin per il “jeune seigneur de Poitou”, che l’artista incontrò a Parigi. Questa sua ipotesi fu sostenuta da molti studiosi e criticata da altri (Grautoff, 1914). L’opera infatti è una copia della composizione di Joseph Heintz (Cfr. scheda opera 38), e una parte della critica ritiene di non poter attribuire a Poussin la copia di un’opera di un “fiacco pittore tedesco”. Questa argomentazione secondo Blunt (1958) non regge poiché, quando Poussin era un artista emergente, Heintz (morto nel 1609) era il pittore favorito di Rodolfo II e i suoi lavori erano copiati e diffusi in tutta Europa tramite numerose incisioni. Può darsi che il suo mecenate avesse visto delle incisioni dal dipinto di Heintz e avesse ordinato al giovane pittore di realizzarne una versione più grande, come nucleo della decorazione che aveva progettato per la sua galleria. Thuillier (1974) sostiene che le prove a favore di un’attribuzione a Poussin sono troppo deboli per inserire quest’opera nel corpus dell’artista. In ogni caso, la composizione doveva essere nota a Parigi prima del 1622, perché fu utilizzata per le illustrazioni della traduzione delle Metamorfosi di Ovidio pubblicata dal Guillemot: l’incisore la adattò alla tavola illustrante il Diluvio del primo libro delle Metamorfosi, semplicemente eliminando i cani che accompagnano Atteone. Il dipinto è rimasto coinvolto nell’incendio che colpì il castello nel 1947 (è per questo che le sue qualità stilistiche sono poco apprezzabili) ed è stato successivamente trasferito a Parigi. Jacques Dupont ha sottolineato che Poussin ha adattato l’originale allo stile francese del XVI secolo: non ha imitato la muscolatura nodosa dei nudi di Heintz, ma ha realizzato delle forme più semplici e lineari, meno spezzate.
Chiara Mataloni