Titolo dell'opera: Storie di Diana e Atteone
Autore: Domenico Zampieri detto Domenichino (1581-1641)
Datazione: 1609
Collocazione: Palazzo Giustiniani Odescalchi a Bassano di Sutri
Committenza: Vincenzo Giustiniani
Tipologia: dipinto
Tecnica: affresco
Soggetto principale: Diana trasforma Atteone in cervo
Soggetto secondario:
Personaggi: Diana, Atteone, ninfe, cani
Attributi: mezzaluna (Diana), testa di cervo (Atteone)
Contesto: scena all’aperto, bosco, nei pressi di una fonte (fontana)
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Portoghesi P., Il Palazzo, la villa e la chiesa di S. Vincenzo a Bassano, in “Bollettino d’Arte”, XLII, 1957, pp. 222-240; Brugnoli M.V., Gli affreschi dell’Albani e del Domenichino nel Palazzo di Bassano del Sutri, in “Bollettino d’Arte”, XLII, 1957, pp. 266-277; Borea E. (a cura di), Pittori bolognesi del Seicento nelle Gallerie di Firenze, Sansoni, Firenze 1975, pp. 118-121; Spear R.E., Domenichino, New Haven London, 1982, p. 158; Cieri Via C., Due miti a confronto: Atteone e Callisto fra tradizione e continuità, in Problemi teorici e Proposte iconologiche. Il mito di Diana nella cultura umanistica, Il Bagatto, Roma 1991, pp. 103-104; Spampinato M.S., Storie di Diana in Palazzo Giustiniani-Odescalchi a Bassano di Sutri, in Domenichino 1581-1641, Electa, Milano 1996, pp. 224-231; Cieri Via C., L’arte delle metamorfosi, decorazioni mitologiche nel Cinquecento, Lithos, Roma 2003, pp. 142-145
Annotazioni redazionali: l’affresco del Domenichino attesta una tarda sopravvivenza del mito, secondo modi propri della tradizione cinquecentesca. Si colloca nel camerino con le storie di Diana, situato accanto alla galleria affrescata nello stesso periodo dall’Albani con temi tratti dalle Metamorfosi di Ovidio. Il soffitto del camerino presenta una struttura a riquadri definiti da cornici in stucco, secondo un gusto derivato dalla Galleria di Palazzo Farnese a Roma dove lavorò lo stesso Domenichino sotto la direzione dei Carracci. La volta è incentrata su Diana, rappresentandone gli aspetti naturalistici (Diana e Pan) ma anche quelli soprannaturali (Diana ed Endimione), mentre le due scene maggiori (Atteone ed Ifigenia) si integrano reciprocamente, sottolineando il potere discriminante della dea nel condannare a morte (Atteone) o nel salvare dalla morte (Ifigenia). Le trasparenze dell’acqua e le nudità dei corpi non possono non rimandare al dipinto di Tiziano. Il paesaggio è tipico di Domenichino, ripreso dalla campagna romana in estate. Nonostante la drammaticità del soggetto, regna un’atmosfera di grande serenità, dove quasi non si coglie la trasformazione di Atteone e dove il gesto della dea è un gesto distaccato, non irritato.
Daphne Piras