16: Diana e Atteone

Titolo dell'opera: Diana e Atteone

Autore: Giovanni Antonio da Vercelli, detto il Sodoma

Datazione: 1500-1507 circa

Collocazione: Milano, collezione privata

Committenza: Sigismondo Chigi (1479-1525)

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su tela

Soggetto principale: Diana e Atteone

Soggetto secondario: Atteone (cervo) sbranato da due cani

Personaggi: Diana, Atteone, ninfe, cani

Attributi: testa di cervo, cervo (Atteone)

Contesto: paesaggio con stagno e alberi

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Bartalini R., Sodoma, il soffitto di Palazzo Chigi e i volgarizzamenti di Ovidio, in Scritti di storia dell'arte in onore di Sylvie Béguin, Paparo, Napoli 2001, pp. 157-162

Annotazioni redazionali: Questo dipinto faceva parte di una serie di piccole tele realizzate dal Sodoma su commissione di Sigismondo Chigi. Le tele dovevano completare la decorazione di un soffitto a lacunari, all'interno del palazzo Chigi alla Bocca del casato a Siena. I dipinti hanno tutti soggetti mitologici, che ben si accordano con l'occasione per cui furono commissionati: il matrimonio tra Sigismondo e Sulpicia Petrucci, figlia del signore di Siena, celebrato nel 1507. Sigismondo affida al Sodoma la realizzazione di tutte le tele, che in origine dovevano essere circa trenta, le quali rimasero in situ almeno fino all'inizio del '600; Fabio Chigi infatti nei suoi Commentarii ci informa della presenza in anno 1618 di alcune tele di soggetto mitologico commissionate da Sigismondo agli inizi del '500 per il Palazzo di famiglia. Oggi purtroppo ne conosciamo solo cinque: tre sono conservate al Worcester Art Museum e raffigurano Apollo e Dafne, La Caduta di Fetonte e Aci, Galatea e il Ciclope, una quarta tela con l'amore di Marte e Venere è a New York al Metropolitran Museum, mentre la quinta, conservata in una collezione privata milanese, rappresenta Diana e Atteone. Queste favole, desunte dalle Metamorfosi di Ovidio, avranno molta fortuna nelle rappresentazioni del '500 (Palazzo Chigi a Roma, Palazzo Petrucci a Siena). Il ciclo di Palazzo Chigi a Siena è il più antico. Nella tela che ha per soggetto Diana e Atteone il Sodoma sceglie di rappresentare il momento in cui il povero cacciatore, dopo aver scoperto Diana e le ninfe nude presso una fonte d'acqua intente a bagnarsi, viene punito severamente dalla dea, che spruzzandogli dell'acqua lo trasforma in cervo. Atteone vestito con un mantello rosso svolazzante, ha già la testa di cervo. A destra sullo sfondo è rappresentato un altro momento della storia, la morte del cacciatore avvenuta in modo tragico, sbranato dai suoi stessi cani. In realtà la fonte diretta del soggetto non è Ovidio, bensì un volgarizzamento realizzato da Giovanni Bonsignori negli anni 1375-77, l'Ovidio Methamorphoseos vulgare stampato a Venezia nel 1497 e basato a sua volta su una parafrasi esplicativa delle Metamorfosi e sulle allegorie composte ad uso didattico nel 1322-23 da Giovanni del Virgilio (Attfm08). Dal punto di vista iconografico ci sono quindi delle divergenze rispetto al testo ovidiano: innanzitutto la scena posta in secondo piano con la morte di Atteone sbranato vede la presenza di due soli cani, e non la moltitudine di cui parla Ovidio; questa soluzione aderisce al volgarizzamento medievale illustrato (“echo a lui duo cani et come el videro lo assalirono...”). La stessa scelta di rappresentare due momenti della storia insieme, in modo sincronico, non solo nel caso di Diana e Atteone ma anche nella tela di Marte e Venere, diverge dalla tradizione figurativa del '400 per accostarsi al volgarizzamento medievale. Altro particolare che si discosta da Ovidio è il fatto che Diana e le ninfe nelle Metamorfosi sono descritte mentre fanno il bagno presso una fonte d'acqua riparata da una grotta ombrosa in un bosco; qui invece le figure femminili sono rappresentate in uno specchio d'acqua circondato da un paesaggio brullo, senza alberi né grotta.

                                                                                        Valentina Leonardi