08: Diana e Atteone

Titolo dell'opera: Diana e Atteone

Autore: attribuito al Pittore di Licurgo

Datazione: 340 a.C.

Collocazione: Napoli, Museo Nazionale, proveniente da Ruvo

Committenza:

Tipologia: vaso

Tecnica: cratere a volute apulo a figure rosse

Soggetto principale: Atteone uccide un cervo

Soggetto secondario: sulla destra Artemide assiste alla scena, mentre un satiro fugge; a sinistra Hermes e Pan

Personaggi: Atteone, Artemide, Hermes, Pan, satiro

Attributi: corna da cervo, lancia, mantello, cervo (Atteone); arco, frecce, cervo (Diana); calzari alati, caduceo, petaso (Hermes); corna, verga da pastore (Pan); coda, orecchie allungate (Satiro)

Contesto: scena all’aperto con prato fiorito, albero sulla sinistra e altare in primo piano

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Trendall A.D.-Cambitoglou A., The red-figured vase of Apulia I, 1978, 203, 100; Schlam C.C., Diana and Actaeon: Metamorphoses of a Myth, in “Classical Antiquity”, III, 1984, n. 1, p. 94; Magione E., La punizione di Atteone: immagini di un mito tra VI e IV sec. a.C., in “Dialoghi di Archeologia”, 1988, 6, pp. 111-132; Guimond L., ad vocem Aktaion, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Verlag, Zurigo-Monaco 1986, I, 1, p. 464, n. 106

Annotazioni redazionali: come scrive la Magione (1988), “con l’inizio del IV sec. a.C. la maggior parte delle rappresentazioni conosciute del mito di Atteone sono riconducibili ad un ambito di produzione magno-greca e all’area falisca, e permettono di definire la scena quasi come un rito sacrificale nel quale la vittima sacrificata è lo stesso Atteone-cervo”. Al centro Atteone è raffigurato mentre sta per uccidere un cervo con la sua lancia; l’eroe indossa un mantello e ha delle grandi corna che lo identificano con la sua vittima; in primo piano è visibile un piccolo altare, a evidenziare ulteriormente l’ambiguità di Atteone, sacrificante-sacrificato. Sulla destra Artemide è riconoscibile dall’arco e dalle frecce; in basso un sileno si allontana molto spaventato. Sulla sinistra, ai due lati di un albero, Hermes e Pan, la cui presenza è da collegare ai boschi e alla caccia. La particolare iconografia di Atteone si spiega con la versione del mito, tramandata da Euripide nelle Baccanti, che lo vuole punito per essersi vantato cacciatore migliore di Artemide (Attfc03). In questo vaso è raffigurata contemporaneamente l’origine e la conclusione del dramma: Atteone continua a cacciare nonostante abbia avuto inizio la vendetta divina, la metamorfosi, come se non fosse ancora consapevole del destino che lo aspetta e che lo porterà a diventare non più carnefice ma vittima. La tragicità deriva proprio dallo stato di incoscienza di Atteone, che non coglie lo spavento del satiro, e che sarà l’ultimo a prendere coscienza di quello che gli sta accadendo. Il ruolo del satiro corrisponde a quello specchio d’acqua di cui parla Ovidio (Met., III, 200-201), in cui il cacciatore si specchia capendo il suo destino (Guimond).

                                                                        Chiara Mataloni