
Titolo dell'opera: Diana e Atteone
Autore:
Datazione: 460-450 a.C.
Collocazione: Palermo, Museo Archeologico Regionale "Antonio Salinas", proveniente da Selinunte, tempio E
Committenza:
Tipologia: scultura
Tecnica: bassorilievo
Soggetto principale: Atteone viene assalito da tre cani sotto lo sguardo di Artemide
Soggetto secondario:
Personaggi: Atteone, Artemide
Attributi: cani, pelle animale, spada (Atteone)
Contesto:
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Otsby E., Il programma decorativo delle metope E di Selinunte, in “Magna Grecia”, XIX, 1984, n. 9-10, pp. 10-14; Schlam C.C., Diana and Actaeon: Metamorphoses of a Myth, in “Classical Antiquity”, III, 1984, n. 1, p. 92; Guimond L., ad vocem Aktaion, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Verlag, Zurigo-Monaco 1990, I, 1, p. 457, n. 31; Marconi C., Selinunte. Le Metope dell’Heraion, Ed. Franco Cosimo Panini, Modena, 1994
Annotazioni redazionali: nel 1823 due architetti inglesi, Samuel Angell e William Harris, scoprirono le metope dell'Heraion di Selinunte. Esse erano collocate sui lati brevi dei muri della cella del tempio E, abbattuto, come gli altri del sito, da un rovinoso terremoto che ne disseminò al suolo gli elementi. Nelle metope di questo tempio, secondo la tradizione artistica egiziana, i volti e le braccia femminili sono in marmo di Paro, tutto il resto in pietra locale. Le cinque metope superstiti delle dodici originarie, conservate a Palermo, rappresentano: Eracle in lotta contro una Amazzone; le nozze fra Zeus ed Hera; Atteone sbranato dai cani davanti ad Artemide; Atena che atterra il gigante Encelado; un inseguimento amoroso. I temi sono così diversi tra loro che l’esistenza di un programma iconografico è stata più volte messa in dubbio. Esse però presentano tutte lo stesso schema formale, che vede l’opposizione di una figura femminile e di una maschile. Sono state avanzate varie interpretazioni sul programma complessivo. Otsby (1984) propone una lettura in chiave pitagorica, in cui era fondamentale l’opposizione tra le allegorie del dominio dell’amore e quelle del trionfo delle forze distruttive. Marconi (1994) propone di leggere il ciclo figurato nel contesto della festa della dea, Hera, cui il tempio era dedicato: si tratterebbe una celebrazione del matrimonio, quale segno e origine del governo degli dèi sul kosmos e base dell'intero sistema sociale per gli uomini. In particolare, per quanto riguarda questa metopa Schlam (1984) sottolinea il contrasto tra la calma assoluta di Artemide e la tensione nella lotta di Atteone, da rapportare a una contrapposizione più generale tra quiete e movimento, ordine divino e eccessi umani. Vi compare lo schema iconografico tradizionale: sulla destra Atteone, attaccato da tre cani, indossa una pelle di cervo (che, secondo la versione tramandata da Stesicoro e conosciuta attraverso Pausania, Artemide avrebbe gettato sulle spalle del giovane per provocare la reazione dei cani contro di lui – Attfc05) ed alza il braccio destro in cui tiene il manico della spada, la cui lama – che probabilmente in origine era di metallo – è andata persa. Sulla sinistra Artemide assiste alla scena, aizzando i cani contro l’eroe. Atteone, diversamente dagli esempi più antichi in cui è raffigurato in corsa (Cfr. scheda opera 01) o in ginocchio (Cfr. scheda opera 02), è rappresentato in piedi. Questa variante iconografica avrà molta fortuna nelle opere di età romana, in particolare nelle statue (Cfr. scheda opera 09).
Chiara Mataloni