01: Diana e Atteone

Titolo dell'opera: Diana e Atteone

Autore: attribuito alla cerchia del pittore dell’Emporion (Beazley)

Datazione: fine del VI sec. a.C.

Collocazione: Atene, Museo Nazionale

Committenza:

Tipologia: vaso

Tecnica: lécythos attica a fondo bianco

Soggetto principale: Atteone in fuga viene attaccato da 8 cani

Soggetto secondario: ai lati due figure femminili assistono alla scena

Personaggi: Atteone, due figure femminili

Attributi: cani (Atteone)

Contesto:

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Beazley J.D., Attic black-figure vase-painters, Clarendon Press, Oxford 1956, p. 586 n 1; Schlam C.C., Diana and Actaeon: Metamorphoses of a Myth, in “Classical Antiquity”, III, 1984, 1, pp. 87-88; Guimond L., ad vocem Aktaion, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Verlag, Zurigo-Monaco 1986, I, 1, p. 455 e 466-467; Magione E., La punizione di Atteone: immagini di un mito tra VI e IV sec. a.C., in “Dialoghi di Archeologia”, 1988, 6, pp. 111-132

Annotazioni redazionali: In questa lecythos attica del VI sec. a.C. viene raffigurato in maniera molto essenziale il momento della punizione di Atteone, senza fare alcun riferimento a quei particolari del mito presenti nelle fonti arcaiche che sottolineano la causa della punizione. Atteone non subisce alcuna metamorfosi esteriore, ma è rappresentato nudo, in corsa, mentre viene assalito da otto cani. Alla forza fisica dell’eroe, espressa dall’impeto della sua fuga, si oppone il numero e l’accanimento dei cani, a sottolineare il contrasto tra forza umana e forza animale (Guimond, 1986). L’artista ha aggiunto ai lati due figure femminili che, non essendo caratterizzate da attributi particolari, non possono essere identificate con nessuno dei personaggi presenti nel mito (sebbene Jacobsthal per attinenza con il mito le identifichi con Artemide e con la madre di Atteone, Autonoe). Inoltre, le dimensioni ridotte di questo vaso isolano il gruppo principale senza dare loro grande importanza. Secondo la Magione (1988), esse “assistono alla scena in qualità di spettatrici, forse rappresentanti di quell’ordine sconvolto che attendeva di essere ristabilito mediante la punizione”.

                                             Chiara Mataloni