1375-1377
GIOVANNI de’ BONSIGNORI, Ovidio Metamorphoseos vulgare, cap. V-VII
(edizione critica a cura di Ardissimo E., Bologna, 2001)
Delle aversità de Cadmo. Capitulo V
La prima avversità de Cadmo fu de Ateon figliuolo de Autonoe, sua figliuola, perciò ch'elli una volta, andando a cacciare con molti compagni e famigli, con più di trentaquattro cani, dice Ovidio che quelli cani uccisero tante fiere che tutta la selva era sanguinata; ed essendo nel mezzodì, commandò a tutti che lassassero el cacciare per cagione de' grande caldo. E, cessandosi costoro dalla caccia, messere Ateon andava solo per una selva nella quale era una bella spelunca, la qual se chiamava Garasafie, e sotto quella spelonca era una fonte molto bella, alla quale selva soleva andare madonna Diana con le sue compagne a lavarse. Ed essendo Diana nuda nella fonte e tutte l’altre ninfe con liei, Ateon, de ciò ignorante, sopravvenne alla fonte e non vedea costoro, ma, come le ninfe lo videro, cominciarono a gridare e tutte circondarono Diana acciò che non fosse veduta da uomo, ma Diana era sì grande che avanzava sopra all’altre, sì che poteva bene essere veduta.
Come Ateon fu convertito in cervio. Capitulo VI
Essendo Diana nuda nella fonte non aveva le saette apparecchiate, ma gettò l'acqua nel volto ad Ateon dicendo: «Va e se tu poi, dì securamente ad ogni persona che tu me hai veduta nuda nella fonte». E state um poco Ateon fu convertito in cervio e fu fatto tutto pauroso sì come uno cervio, e cominciò a correre, e meravigliavase com'era divenuto e com'era così leggiero, le partìse e venne ad una fonte, nella quale reguardando, si vidde le corna e la faccia del cervio. Ed incominciò allora a pensare che egli dovesse fare: o tornare a casa o fugire alle selve; alle selve non per paura delli cani, non a casa per vergogna. Ma stando così e pensando quello avesse da fare, ecco venire a llui doi delli soi cani, e come ‘lvidero, l'assaliero e cominciarono forte abbagiare; e quando gli altri cani li oderono, tutti corsero verso questi due cani.
Come Ateon fu morto dalli soi cani, essendo cervio. Capitulo VII
Ateon fugiva, ma tre de quegli cani el sequero tanto che 'l gionsero; e li famigli de Ateon provocaro li cani al cervio e tutti corseno verso el cervio, e tutti chiamavano per la selva Ateon che venisse a vedere sì bella caccia. Elli nol vedeano ma elli era presente e quando voleva dire: «Deh, non conoscete voi el vostro signore?», li cani sopragionseno e tutto lo squarciarono. E per tutto questo non era saziata Diana, non ostante che Ateon arrivasse alla fonte ignorantemente, per che ingiustamente el punì. Depo alquanto tempo questo fu saputo da ogni gente, e molti diceano che Diana aveva ingiustamente fatto ed altri dicevano che Diana aveva fatto bene per guardare la sua virginità e per dare essemplo che niuno non ardisca de andare allei nell disonesti tempi.
Allegoria e secunda trasmutazione. Segnata per B
Ovidio puse questa fabula che la dea fesse ingiustizia contra de Ateon per questo essemplo: però ch'lli fu mandato in essilio da Ottaviano, perch'elli vidde lo 'mperadore vittuperosamente e carnalmente peccare, overo el disse perch'elli vidde la 'mperadrice un dì nuda, sì come ne l'essordio se dechiara. Questa fabula se dispone in altra forma più morale: cioè Ateon fu uno antico cacciatore e fu maestro delle cacce, per la qual cosa, essendo elli vivo, li cacciatori l'adorarono per loro dio. Ma adivenne che 'l cacciare li venne in odio e più non attendea alla caccia, perciò che vedea che era cosa vana e, ciò conoscendo, lassò l'arte del cacciare ed in tutto l'abandonò, ma li cani non lassò, anco li reteneva con seco che n'avea grande moltitudine, li quali cani per la molta spesa sì 'l consumaro de ogni avere perciò che non guadagnava nulla. E perché Diana era ancora dea delli cacciatori, dice Ovidio che Ateon vidde Diana nuda, cioè che poi che 'l se vidde ogni cosa consumata, vidde Diana nuda, cioè vide che lla caccia ed el retenere delli cani l'aveano denudato de ogni avere e de ogni suo tesoro. E dice che diventò cervio, cioè vuole dire l'uomo che de ricchezza viene in povertà, deventa timido come 'l cervio e non ardisce apparere fra lle genti e così dagli altri ricchi è reputato come bestia.