Attfc15

80-92 d. C.

STAZIO, Tebaide, IV, 572-574

Testo da: http://www.intratext.com/IXT/LAT0563/_IDX003.HTM

necdum ille aut habitus aut uersae crimina formae

mutat Aristaeo genitus: frons aspera cornu,

tela manu, reicitque canes in uulnus hiantes.

Traduzione da: Traglia A., Arico G. (a cura di), Opere di Publio Papinio Stazio, Utet, 1980, pag.

Il figlio di Aristeo non ha mutato ancora il suo aspetto, né ha perduto l’onta della sua metamorfosi: sulla sua fronte si drizzano le corna, in mano ha i dardi e respinge i cani che lo assalgono con le fauci spalancate.