Attfc12

I sec. d.C.

SENECA, Edipo, 751-763

Testo da: http://pot-pourri.fltr.ucl.ac.be/files/AClassFTP/TEXTES/SENECA/sen_oedipe.txt

Quid? Cadmei fata nepotis,
cum vivacis cornua cervi
frontem ramis texere novis
dominumque canes egere suum?
praeceps silvas montesque fugit    755
citus Actaeon agilique magis
pede per saltus et saxa vagus
metuit motas zephyris plumas
et quae posuit retia vitat;
donec placidi fontis in unda          760                            
cornua vidit vultusque feros,
ubi virgineos foverat artus
nimium saevi diva pudoris.

Traduzione da: Padano G., Seneca, Edipo, Bur classici greci e latini, 1993, p. 95

E che dire del nipote di Cadmo, Atteone, la cui fronte d’un tratto coprirono corna di cervo impetuoso? Gli stessi suoi cani incalzarono il padrone, che fuggiva a precipizio, sempre più veloce per monti e foreste… Balza, con agile piede, tra macchie e rocce, schiva le reti che egli stesso ha teso… Scorge infine, nello specchio di una placida fonte, il suo volto ferino e le corna: fu la dove la dea crudelmente pudica aveva immerso le virginie membra.