08: Bacco e i marinai di Acete

Titolo dell'opera: Bacco e i pirati tirreni

Autore: Daniele Ricciarelli, detto da Volterra

Datazione: 1545-1550 

Collocazione: Roma, Palazzo Farnese, appartamento del Cardinal Ranuccio

Committenza: cardinale Alessandro Farnese

Tipologia: dipinto murale

Tecnica: affresco

Soggetto principale: Bacco e i pirati tirreni

Soggetto secondario: 

Personaggi: Bacco, pirati, delfini

Attributi: leopardi, corona di pampini, tirso fasciato da tralci di uva (Bacco); delfini (pirati)

Contesto: ambiente marino

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Barolsky P., Daniele da Volterra. A catalogue raisonné, New York and London 1979, pp. 73-76; Cheney I., Les premièries décorations: Daniele da Volterra, Salviati et les frères Zuccari, in Le Palais Farnèse, I, 1, Rome, Ecole française de Rome, 1981, pp. 243-267; Davidson Reid J., The Oxford Guide to classical mythology in the arts, 1300-1900’s, Oxford university Press, New York- Oxford, 1993, vol.1, p. 362; Hochmann M., Palazzo Farnese, in Palazzo Farnese Ambasciata di Francia, Franco Maria Ricci,Roma 2000,  pp. 17-46; Cieri Via C., L’arte delle Metamorfosi. Decorazioni mitologiche nel Cinquecento, Lithos, Roma 2003, p. 280.

Annotazioni redazionali:  La stanza, decorata con affreschi di tema bacchico, si trova nell’angolo dell’ala destra del piano nobile e faceva originariamente parte dell’appartamento del Cardinal Ranuccio. La decorazione, commisionata dal cardinale Alessandro Farnese a Daniele da Volterra, fu eseguita secondo la critica tra gli anni 1545 e 1550 e vide l’intervento della bottega, tra cui soprattutto Marco Pino. La decorazione delle pareti è suddivisa in due registri; quello superiore presenta grandi ovali affrescati, mostrati da coppie di puttini in stucco che sollevano drappi, alternati a rettangoli affrescati di dimensioni minori, circondati da uccelli in stucco; quello inferiore una decorazione geometrica in stucco, su fondo policromo, forse di pochi anni successiva a quella superiore, caratterizzata da motivi classicheggianti. Infatti su ogni parete è  presente  un medaglione, inserito all’interno di un cartiglio decorato con volute e maschere, con le Allegorie delle Stagioni. Negli angoli, figure di satiri concludono la decorazione. Gli affreschi del registro superiore raffigurano le storie di Bacco, tranne due ovali con combattimenti  tra liocorni, emblema dei Farnese, animali e guerrieri. Il ciclo è stato interpretato dalla critica recente secondo un raggruppamento per temi: l’introduzione del vino sulla terra, la diffusione del culto di Bacco e la punizione di coloro che offendono il dio. Tra questi ultimi si trova la punizione dei pirati tirreni sul muro sud-ovest, all’interno di uno dei riquadri rettangolari. L’affresco è inquadrato da aironi che stringono nel becco la cornice del dipinto, su uno sfondo dorato decorato con racemi di edera, pampini e grappoli d’uva, anch’essi chiaro riferimento alla tematica bacchica. La scena mostra il momento culminante del mito: la metamorfosi dei pirati tirreni ad opera di Bacco. Essa è una fedele illustrazione delle Metamorfosi di Ovidio (Acefc02): il dio è infatti raffigurato  come un fanciullo paffuto con la testa coronata di pampini, tiene nella mano destra un tirso fasciato di grappoli d’uva ed è colto nell’atto di punire i suoi offensori. Questi ultimi si gettano dalla barca, alcuni sono già divenuti delfini, altri hanno ancora sembianze umane. Sull’imbarcazione sono presenti anche due leopardi, attributi del dio. A caratterizzare la scena la concitazione del momento della metamorfosi, definita da Ovidio una sorta di danza. Secondo la critica, l’episodio potrebbe fare riferimento alla minaccia nel Mediterraneo dei pirati mussulmani, scongiurata proprio sotto il pontificato Farnese. Nel tema del culto del vino e della sua difesa da parte di Bacco è adombrata la Chiesa Cattolica e la sua difesa del culto eucaristico nel periodo della Controriforma. I miti di punizione quindi pongono l’accento sulla sconfitta dei nemici della religione dietro cui sono celati i Protestanti. Si deve ricordare inoltre che due membri della famiglia Farnese, Ottavio ed Alessandro, avevano preso parte nel 1546 alla Lega di Smalcalda contro i Protestanti sotto la guida di Carlo V. La Chiesa è quindi proposta in un atteggiamento militante, dovuto al clima controriformistico, e i Farnese vogliono inserirsi in tale contesto di celebrazione della Chiesa, glorificando in tal modo anche il proprio casato.           

Silvia Trisciuzzi