
Titolo dell'opera: Bacco e i pirati tirreni
Autore: Scuola di Genucilia
Datazione: secondo metà del IV sec a. C.
Collocazione: proveniente dalla Regia, Foro Romano
Committenza:
Tipologia: piattello
Tecnica: pittura vascolare a figure rosse
Soggetto principale: Bacco e i pirati tirreni
Soggetto secondario:
Personaggi: Bacco, pirati, delfino
Attributi: tralcio di pampini (Bacco); delfino (pirata)
Contesto: ambiente marino
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Zurigo-Monaco 1992, vol. III, 1, sub voce Dionysos, p. 533; Del Chiaro M. A., Etruscan Red-figured Vase-painting at Caere, London 1974, p. 66.
Annotazioni redazionali: Il piattello della Scuola di Genucilia è stato rinvenuto insieme ad altri sette vasi durante gli scavi nella Regia, uno degli edifici più antichi del Foro Romano, costruito secondo la tradizione dal re Numa Pompilio accanto al tempio di Vesta ed alla Casa delle Vestali. Il piatto, oggi perduto, presentava sul bordo una decorazione caratterizzata da sette onde, tipica di tale scuola, che incorniciano la scena centrale con il racconto mitico di Bacco, in etrusco Fufluns, e i pirati tirreni. E’ raffigurato il momento centrale del mito in cui Bacco manifesta la sua natura divina e punisce i suoi offensori che lo avevano rapito, non avendolo riconosciuto. La scena presenta un’ iconografia tradizionale, ma con l’inserimento di particolari insoliti dovuti al contesto di produzione. Al centro è visibile la prua di una nave che naviga verso sinistra su di un mare reso da quattro filari di punti di dimensioni digradanti dall’alto verso il basso. Essa è caratterizzata da elementi tipici delle antiche navi mediterranee: un grande occhio è infatti dipinto a prua ed è circondato da una sorta di serpente; alla sinistra di quest’ultimo un altro segno che è stato interpretato come un uccello (Del Chiaro, 1974). Un altro elemento da segnalare sono i tre scudi rotondi che pendono dal fianco della nave sulla destra. Bacco è rappresentato con il braccio destro alzato, nell’atto di punire uno dei pirati che è già trasformato in delfino e si sta gettando in acqua. Il dio sembra quasi trattenerlo per la coda. Le altre figure sulla destra, di dimensioni minori, sono i restanti pirati che attendono il medesimo castigo per aver ingannato il dio. La vite, che secondo la tradizione testuale e visiva nasce dall’albero maestro nel momento in cui Bacco si manifesta, è qui resa attraverso una stilizzata forma vegetale in alto a destra. La datazione del piattello è stata assegnata dalla critica (Del Chiaro, 1974) all’ultima decade del IV sec. a.C., nonostante sia stata notata una affinità con lo stile geometrico italico dell’ VIII e VII sec. a.C., spiegabile con la conoscenza da parte del pittore di alcuni vasi geometrici arcaici rinvenuti a Caere in quel periodo. I più importanti riscontri iconografici derivano però dalla numismatica. Si è parlato infatti di un confronto con la aes grave (www.coinstkalec.ch/ 00113h00.htm), moneta della Repubblica del III sec. a.C., che mostra, sul verso, la prua di una nave. Per questo motivo il piattello era stato datato al III sec. d.C., ma Del Chiaro propone un confronto con monete del IV secolo che presentano gli stessi particolari iconografici. Innanzitutto una moneta d’argento di Zancle-Messana, datata al IV sec. a. C., basata su una tipologia di monete trovate a Samo, che presenta sul verso la prua di una nave che naviga verso sinistra. Inoltre le monete d’argento del tardo IV sec a.C. di Aradus e Sidone in Fenicia che mostrano gli scudi circolari sul fianco della nave, anche se bisogna sottolineare che non è raffigurata la sola prua, ma un’intera galea. Infine una moneta di Demetrio Poliorcete, datata al IV sec. a.C., con la prua di nave con un occhio sul recto.
Silvia Trisciuzzi