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1375-1377

GIOVANNI dei BONSIGNORI, Ovidio Metamorphoseos Vulgare

(edizione critica a cura di Ardissimo E., Bologna, 2001)

 

Come Aceste recita la favola de Baco a Penteo. Capitulo XXIII

Dicendo queste cose Penteo, Cadmo suo avolo e gli altri signori sì lo riprendeano; ma quanto più el reprendeano tanto più era animoso contra de Baco, sì come’l fiume che violentemente corre fine che trova lo reposo. Al comandamento de Penteo andarono li figliuoli de lui per trovare Baco, ed andando non trovaro altro che un vecchio, el quale egli menaro ligato denanti a Penteo. Penteo vedendo disse: «Dov’è Baco?» coloro rispuosono: «Noi nollo trovammo, né trovamo altri che costui». Allora Penteo guardò al vecchio con gli occhi guerci e disse: «O tu che debbi perire, dimme el tuo nome». Colui respuse e disse: «Io so’ chiamato Aceste, e sto nel mezzo della città, e fui figliolo d’uno pescatore, e quando mio padre morì, non me lassò campo né alcuna ricchezza, ma solo me lassò l’arte sua e l’acque dove io pescasse. Ma io non fui contento de stare a questa eredità, anzi comenzai un poco a profetizzare e ad indevinare ed a cognescer le stelle, tanto che io cognescea le stelle e le case delli venti, onde io me diedi a regiar le nave, ma la cagion perch’io adoro Baco è questa».

 

Come Aceste recita li miraculi de Baco in mare e le trasmutazioni che gli avvennero.   Capitulo XIV

«Una volta» dice Aceste «essendo io in mare, venne al porto con la nave mia, e come fui a terra vennero a me dicennove sbanditi de Toscana, acciò che io li conducesse per mare, ed io così fei. Ed essendo in mare, navigammo tutta notte e, quando era el dì, io li mandai per acqua fresca ed elli andaro ne l’isola de Chia e lì trovaro uno bello giovane, el quale elli arrecaro alle nave. Ed allora io, vedendolo, incominciai a pregarlo per me e per li mei compagni, acciò ch’elli ci agiutasse con la sua ricchezza, che parea a me molto acconcio e ricco. Dissero quelli sbanditi: “Prega per te e non pregar per noi, che siamo ricchi assai”. Allora io aguardai alli modi loro e ben conovi ch’elli el voleano menare oltra mare, onde io non lu voleva mettere nella nave, e ciò volevano far per venderlo. Allora uno de loro, chiamato Liarba, il quale era sbandito de Toscana, me percosse sopre’l collo per modo che me buttò in mare e, se non fosse ch’io m’accostai all’arbore della nave, io saria annegato. Allora tutti gli altri cominciarono a dire: “O come tu ha’ fatto bene!”. Questo giovane era Baco, e fine allora io non l’avea conosciuto; allora Baco incominciò a llevarse suso, sì come se fine allora avesse dormito, e così cominciò a dire: “Che fate voi? E che remore è cotesto? Chi de voi me ha menato qui? Diteme dove voi me volete menare”. E così parea che temesse; allora uno de loro, chiamato Proteo, disse: “O figliuolo, non temere, dì dove tu vuoli andare e dove che tu vuoli ti menarimo”. Allora disse Baco: “Io vo’ che voi me menate all’isola de Nason, perciò che quella è mia isola; e se voi vorrite in quel luoco stare, voi ben porrite”. Allora tutti coloro dissono a me: “O Aceste, navega e va all’isola de Nason, s’ come questo giovene vuole”. Allora era la nave volta verso l’isola de Delon ed io voltai la nave verso l’isola di Nason; uno de loro chiamato Feltres disse: “Dove vai tu, bestiale, credi tu che noi vogliamo ire a NAson come a Delon?” e tutti gli altri diceano così. Allora io adirato lassai li remi e dissi: “Togliete e regete voi, in nome del diavolo”. Allora uno de loro chiamato Calion disse: “Noi siamo tutti morti, se tu non vuoli reggere la nave, imperciò che forsci noi nol saperimo fare”. Allora Calion prese li remi e menava la nave in mio luoco; allora Baco se levò suso, come se allora se nne fosse avvaduto, e salìo alla poppa della nave dicendo: “Dove me menate voi? E che me avete voi promesso? Voi sapete ben dove io voglio andare, e perché fate voi questo? Certamente grande gloria sarà a voi se voi che sete grandi e molti potete pigliare me che sono uno garzone”. E vedendo io questo» dice Aceste «io piangea, ma gli altri diceano l’uno a l’altro: “Vedi che fa costui?” e così se faceano beffe de me».

 

Come li sbanditi de Toscana, li quali spregiavano Baco, deventarono pesci. Capitulo XV

«Io ve giuro per lo dio Baco» dice Aceste «che, quando costoro faceano così, la nave s’affisse nel mezzo del mare e non la poteano movare. Onde loro, vedendo questo, cominciarono tutti a sforzarse intorno ai remi, acciò che movessero la nave; e quando essi così se sforzavano, li remi se mutarono in una erba che se chiama edera, le quali sono erbe che producono frutto, cioè li corimbi. Poi Baco aperse a noi la sua divinitade, cioè con la girlanda in capo de pampine e de uve; ma quando costoro el videro, cominciaro ad intrare ne l’acqua, e ciò avvenne overo per paura overo per vergogna; quale de queste due cose fosse, io non so. Ma infra gli altri uno di loro, chiamato Medon, se convertì in pesce, e l’altro, chiamato Licabas, anco se convertì in pesce, e similemente un altro chiamato Ibis, el quale pensava de menar li remi, fu convertito in pesce, e simelmente un altro volea pigliar le fune, e non avea braccia; e così tutti gli altri andaro in mare e cominciarono a giucare in mare sì come pazzi, ma io solo campai ed era tutto pino di paura. Allora Baco incominciò a confortare dicendo: “Non temere e disseme che io el menasse a l’isola de Tia, dove elli era im prima. E questa è la cagione”» dice Aceste «perché io adoro Baco e così li porto reverenza».

 

Allegoria e settima trasmutazione de Aceste e li nocchieri mutati in pesce. Segnata per G

La settima allegoria e trasmutazione è de effetto breve non ostante che lla favola sia longa. Penteo fu tebano e fu uno costumato uomo; li tebani sono grandi bevetori e non ostante ciò per amore del vino adoravano Baco, dio del vino, onde Penteo li reprendea. E fece pigliare uno vecchio, el quale era ebrio, e tenedolo tanto che snebriò e domandòlo perch’ello si enebriava; se fece da capo e disse la innanti ditta favola in cotal forma parlando. «Signore mio, Penteo, non te maravigliare s’io sono alcuna volta ebrio del vino, perciò che io uso de portare molto vino per mare; ma una volta, andando per mare per andare a mercatantare, accompagnàme con mercatanti toscani ed andando all’isola de Delon, dove sono solenne vini, e lì caricammo nostra nave, e questo è Baco preso nella nave. Sì come fummo per mare incominciammo a bere per modo che tutti quelli mercatanti inebriarono». Nota che allora se demustrò Baco alla poppa della nave con la girlanda del pampine e de l’uve, cioè la loro ebriezza, e sì come fuoro bene abrii se gittarono tutti in mare. E nota la vela trasmutata in erba, ciò s’intende che all’olmo ebrio le cose bianche li paiono verdi e de diversi colori, a coloro parve che’l mare fosse uno prato de erba, per che se gittaro tutti in mare e perciò che fuoruno magnati dalli pesci, perciò dice deventaro pesce; ma perché in quel medesimo d^ Aceste inebriò da capo, Penteo el fece impregionare.

 

Allegoria ed ottava trasmutazione de Aceste spregionato. Segnata per H

La ottava allegoria è de Aceste; per Penteo se intende l’uomo savio, costui impregionò Aceste, perché era ebrio in Tebe. E dice che lo dio Baco lo dispregionò, ciò s’intende che, partita la ebriezza, tornò in sua memoria ed allora Penteo el trasse de pregione e lassollo andare.