Titolo: Ratto di Europa
Autore: Guido Cagnacci (1601-1663)
Datazione: 1650 ca.
Collocazione: Marano di Castenaso (Bologna), Collezione Molinari Pradelli
Committenza:
Tipologia: dipinto
Tecnica: olio su tela (115,5 x 94,5 cm)
Soggetto Principale: Europa in groppa al toro
Soggetto Secondario:
Personaggi: Europa, Giove (sotto forma di toro)
Attributi: toro (Europa); toro (Giove)
Contesto: paesaggio marino
Precedenti:
Derivazioni:
Bibliografia: Guido Cagnacci, a cura di Benati D., Bona Castelletti M., catalogo della mostra (Rimini), Milano 1993; Morandotti A., Guido Cagnacci: Lucrezie, Cleopatre e Maddalene, tutte lascive e perverse, in “Il giornale dell'arte”, 10, 1993, 113, p. 9; Il mito di Europa: da fanciulla rapita a continente, a cura di Acidini Luchinat C., Giunti, Firenze 2002, pp. 95-105, 261; Guido Cagnacci: protagonista del Seicento tra Caravaggio e Reni, a cura di Benati D., Paolucci A., Silvana Editoriale, Milano 2008, pp. 292-293
Annotazioni Redazionali: “al limite di una carnalità quasi imbarazzante da far venire in mente l’Ottocento pompier del più audace Bouguereau (1825-1905)”: con queste parole Alessandro Brogi descrive il dipinto nel catalogo della mostra dedicato all’artista nel 1993; ed effettivamente ciò che più colpisce di questa particolare interpretazione della favola classica di Giove e Europa è proprio la forte sensualità che la rende un unicum all’interno della tradizione iconografica del mito. Protagonista assoluta del dipinto è Europa, rappresentata come una vera e propria eroina classica, i capelli mossi dal vento e la veste leggera che le lascia scoperti i seni, seduta sul toro coronato da rose (le stesse che fuoriescono dalla veste della fanciulla) e dall’aria mansueta. Monica Bietti (Il mito di Europa, 2002) sottolinea come con questo dipinto Cagnacci sembri avere bene in mente il modello di Guido Reni (Cfr. scheda opera 88), cui però aggiunge ulteriore sensualità ispirandosi probabilmente agli artisti nordici presenti a Roma e soprattutto a Venezia, come Vouet (Cfr. scheda opera 89) e Goltzius (Cfr. scheda opera 73).
Chiara Mataloni