89: Giove e Europa

Titolo: Ratto di Europa

Autore: Simon Vouet (1590-1649)

Datazione: 1640 ca.

Collocazione: Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza

Committenza:

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su tela (175 x 138 cm)

Soggetto principale: Europa siede sul dorso del toro (Giove) mentre le ancelle ornano l’animale di ghirlande di fiori offerte da putti in volo

Soggetto secondario:

Personaggi: Europa, Giove (sotto forma di toro), ancelle, putti

Attributi: toro (Europa); toro (Giove)

Contesto: scena all’aperto

Precedenti:

Derivazioni: Michel Dorigny, Ratto di Europa, incisione, 1642; Manifattura di Nevers, Piatto con ratto di Europa, 1650-70, Londra, Victoria and Albert Museum

Immagini:http://www.museothyssen.org/thyssen/zoom_obra/48

Bibliografia: Crelly W. R., The painting of Simon Vouet, Yale University Press, Londra 1962 p. 206; Borghero G., Collezione Thyssen-Bornemisza, Lugano 1986, p. 340; Pita Andrade J. M. e Borobia Guerrero M. (a cura di) Maestros antiguos del Museo Thyssen-Bornemisza, Fundación colección Thyssen-Bornemisza, Madrid 1992 pp. 604-605; Acidini Luchinat C. (a cura di)Il mito di Europa: da fanciulla rapita e continente, Catalogo della Mostra (Firenze, 2002), Giunti, Firenze 2002 p. 277

Notazioni redazionali: La composizione dell’opera è incentrata quasi esclusivamente su Europa. La fanciulla è salita sul dorso del toro e si tiene in equilibrio afferrando uno dei corni dell’animale con la mano sinistra, mentre delle ancelle premurose le abbelliscono la testa e le braccia con ghirlande di fiori come se fosse una serena sposa nel giorno del suo matrimonio. Nella parte superiore della scena due putti volanti porgono ghirlande alle ragazze. La loro presenza è da collegare, più che alla ripresa di una fonte letteraria, come ad esempio Achille Tazio (Eurfc14), al gusto e alla tradizione figurativa dell’epoca. La sensualità ed il sentimentalismo che caratterizzano l’opera sono, forse, ispirati dalle tele del Veronese (Cfr. scheda opera 67) e dalle opere degli artisti bolognesi attivi a Roma nella prima metà del XVII secolo, quali Domenichino, Francesco Albani e soprattutto Guido Reni (Cfr. scheda opera 88), che verosimilmente Vouet ebbe modo di vedere durante il suo viaggio in Italia compiuto tra il 1613 e il 1624. Non si sa nulla circa la collocazione originaria dell’opera; è ipotizzabile però che facesse parte di un ciclo di opere rappresentanti soggetti simili o, comunque, del suo stesso tenore sentimentale e idilliaco, destinati alla decorazione di saloni o dimore di rappresentanza. L’opera fu incisa da Michel Dorigny, allievo di Vouet, nel 1642 con l’iscrizione: “Quem premis, Europe, quem lectis floribus ornas / Raptorem nescis non procul esse tuum”.

Flaminia Conti