84: Giove e Europa

Titolo dell'opera: Ratto di Europa

Autore: Alessandro Turchi, detto l'Orbetto (1578-1649)

Datazione: 1630-1635 ca.

Collocazione: Marano di Castenaso, collezione Molinari Prandelli

Committenza:

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su tela

Soggetto principale: Europa rapita da Giove trasformato in toro

Soggetto secondario: le ancelle si agitano spaventate rivolgendosi verso Europa

Personaggi: Europa, Giove (sotto forma di toro), ancelle

Attributi: toro (Europa); toro (Giove)

Contesto: paesaggio marino

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Acquaviva Gaudenzio E., Alessandro Turchi: un pittore veronese nella Roma del Seicento, Edizioni CSSR, 1962, pp. 48-103; Scaglietti Kalescian D. (a cura di), Alessandro Turchi detto l'Orbetto, Catalogo della Mostra (Verona 1999),Electa, Milano 1999, p. 150; Capretti E. (a cura di), Il mito di Europa: da fanciulla rapita a continente, Catalogo della Mostra (Firenze 2002-2003), Giunti, Firenze 2002, p. 265

Annotazioni redazionali: Questa opera fa parte della produzione romana dell'Orbetto, che si trasferì dalla nativa Verona nella capitale in una data compresa tra il 1612 ed il 1615; il primo periodo romano dell'Orbetto si caratterizza proprio per l'aver dipinto soprattutto soggetti profani e quest'opera molto probabilmente fu spedita ad un collezionista veronese, con i quali l'Orbetto aveva un'intensa collaborazione, visto che quasi in ogni galleria privata veronese c'era una sua opera; ma piacque molto anche ai francesi, infatti precedentemente questo dipinto fece parte della collezione di Lucien Bonaparte. A Roma il Turchi conosce pittori importanti per la sua formazione, come i bolognesi Domenichino e Guido Reni, e proprio alcune peculiarità di quest'ultimo si ritrovano in questo Ratto di Europa: la carnagione delle ancelle in primo piano è di un pallore che ricorda proprio quelle dipinte dal Reni e la figura femminile all'estremità destra è una citazione dalla Strage degli Innocenti del pittore bolognese. In questo Ratto di Europa dall'impostazione classicista, particolare è la scelta del Turchi di mettere in primo piano le ancelle, i cui corpi ripresi in varie posizioni sembrano quasi uno studio sul nudo e donano sensualità alla rappresentazione; in secondo piano sulla sinistra c'è la protagonista Europa, che si allontana spaventata sul dorso del toro, rivolgendosi verso le ancelle. Nel dipinto il rapimento è appena avvenuto; l'iconografia di questa rappresentazione del mito è narrata in parte da Giovan Battista Marino (Eurfr09), autore  che l'Orbetto conobbe a Roma tra il 1623 ed il 1625 ed utilizzò come fonte anche nella Morte di Adone, del medesimo periodo; lo stesso Marino ordinò nel 1624 al Turchi un dipinto raffigurante il mito di Aci e Galatea per la sua galleria in palazzo Crescenzi. Ne L'Adone il Marino descrive Europa che con la mano destra stringe un corno del toro, mentre con la sinistra si regge sulla groppa, descrizione rintracciabile anche in Ovidio (Eurfc07); ancora Marino descrive la fanciulla che si volge a chiedere aiuto invano alle sue compagne, le quali gridano verso di lei e sono visibilmente sconsolate; il poeta cita anche il peplo rigonfio che fa da vela, la cui prima apparizione nell'iconografia del mito si trova nel vaso di Asseteas (Cfr. scheda opera 11). Quest'ultimo particolare è descritto anche da Achille Tazio (Eurfc14), che inoltre cita la postura di Europa, seduta con le gambe sullo stesso lato, le ancelle con le gambe scoperte al di fuori della tunica rivolte verso il mare, che sembrano voler raggiungere Europa, con le braccia protese verso il toro, e gli scogli su cui si rifrangono le onde. 

Andrea Rossetti