81: Giove e Europa

Titolo dell’opera: Il ratto d’Europa

Autore: Giovanni Mannozzi (1592-1636), detto Giovanni da San Giovanni

Datazione: 1627

Collocazione: Roma, Palazzo Pallavicini-Rospigliosi

Committenza: Cardinale Giulio Bentivoglio

Tipologia: pittura

Tecnica: affresco

Soggetto principale: Giove, sotto forma di toro, rapisce Europa

Soggetto secondario: due putti accompagnano il toro ed Europa nel viaggio; sulla riva le fanciulle di Tiro piangono la compagna rapita

Personaggi: Europa, Giove (sotto forma di toro)

Attributi: toro (Europa); toro (Giove)

Contesto: scena all’aperto, in acqua

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Giglioli H., Giovanni da San Giovanni (Giovanni Mannozzi 1592-1636), S.T.E.T., Firenze 1949; Capretti E., Uno sgaudo su Europa nel Seicento italiano, in Il mito di Europa. Da fanciulla rapita a continente, catalogo della mostra, Pagliai Polistampa, Firenze 2002

Annotazioni redazionali: Questo affresco venne eseguito nel 1627, insieme ad altri dal soggetto mitologico, dal fiorentino Giovanni Mannozzi, detto Giovanni da San Giovanni, per decorare alcune stanze terrene del palazzo del Cardinale Giulio Bentivoglio a Roma, oggi Palazzo Pallavicini-Rospigliosi. I soggetti rappresentati sono Perseo con la testa di Medusa, La morte di Cleopatra, La fuga di Enea da Troia,più tre scene di rapimento: il Ratto di Anfitrite, di Proserpina e di Europa. La novità introdotta da Mannozzi nella realizzazione di questi rapimenti da parte degli dèi consiste nel tono ironico con il quale l’artista li ha interpretati, sottolineando la valenza erotica e voluttuosa degli avvenimenti. Nel Ratto di Europa la leziosità della scena è accentuata dal contatto fisico della giovane sul dorso del toro e dunque dalla posa stessa della fanciulla. Europa non è affatto turbata da quanto le sta capitando e rassegnata, volta il capo per guardare le sue compagne rimaste e riva, che sembrano molto più preoccupate di lei. La scelta di raffigurare Europa a cavalcioni distesa sul dorso del toro ha un precedente nell’incisione del cosiddetto “Maestro I.B con l’uccello” del 1510-1520, ripetuta da Nicoletto da Modena e ripresa anche dal Giambologna nel rilievo della Fontana dell’Oceano nel Giardino di Boboli (Capretti, 2002); resta da accertare se Mannozzi faccia davvero riferimento a questo precedenti iconografici. La posizione del toro, seppur in controparte, ricorda quella dell’incisione di Antonio Tempesta (Cfr. scheda opera 76) (Capretti, 2002); da segnalare il realismo del toro ritratto con gli occhi vividi e le narici sono umide e dilatate (Giglioli, 2002). Le vesti che avvolgono il corpo di Europa si gonfiano al vento e ricordano quelle degli angeli eseguiti dall’artista nella Badia Fiesolana (Giglioli, 2002). Alla lettura di Tazio (Eurfc14) si deve presumibilmente il particolare del putto che trascina il toro con una briglia infatti possiamo leggere che “A tirare il toro era Eros: Eros, un piccolo fanciullino, teneva dispiegate le ali, la faretra appesa, la fiaccola in mano; volgeva lo sguardo in direzione di Zeus ed accennava un sorriso, come se volesse prenderlo in giro, perchè per opera sua era diventato toro”.

Valeria Parisi