Titolo dell’opera: Ratto d'Europa
Autore: Tiziano Vecellio (1488/90-1576)
Datazione: 1559-1562
Collocazione: Boston, Isabella Stewart Gardner Museum
Committenza: Filippo II
Tipologia: dipinto
Tecnica: olio su tela (185 x 205 cm)
Soggetto principale: Europa rapita dal toro
Personaggi: Europa, Giove (sotto forma di toro), ancelle, amorini
Attributi: toro (Europa)
Contesto: paesaggio marino
Precedenti:
Derivazioni: Peter Paul Rubens, Ratto d'Europa, olio su tavola, 1629, Madrid, Museo del Prado (Cfr. scheda opera 82); Diego Velázquez, Las hilanderas, olio su tela, 1657, Madrid, Museo del Prado (Cfr. scheda opera relativa - per l'arazzo che compare sul fondo del dipinto)
Immagini: http://www.wga.hu/art/t/tiziano/08b/5rape_eu.jpg
Bibliografia: Panofsky E., Problems in Titian mostly iconographic, Phaidon, Londra 1969 (edizione consultata: Tiziano, Problemi di iconografia, Marsilio, Venezia 1992); Shapiro M.L., Titian's “Rape of Europa”, in “Gazette des beaux-arts”, 6 Pér., 77, 1971, pp. 109-116; Stone D., The Source of Titian's Rape of Europa, in “The Art Bulletin”, 54, 1972, pp. 47-49; Watson P., Titian's 'Rape of Europa': a bride stripped bare, in “Storia dell'arte”, 26/28, 1976, pp. 249-258; Clinton Nash J., Titian's “Poesie” for Philip II, The John Hopkins University, Baltimora 1981; Gentili A., Da Tiziano a Tiziano. Mito e allegoria nella cultura veneziana del Cinquecento, Bulzoni, Roma 1996; Humfrey P., La pittura a Venezia nel Rinascimento, Leonardo arte editore, Milano 1996; Goldfarb H.T., Freedberg D., Titian and Rubens: power, politics, and style, Isabella Stewart Gardner Museum, Boston 1998; Simonneau K., Une relecture politique de l'Enlèvement d'Europe de Titien: Philippe II et les Turcs, in “Revue de l'art”, 125, 1999, pp. 32-37 Passerini L., Il mito d'Europa, radici antiche per nuovi simboli, Giunti Editore, Firenze 2002; Hosono K., Il "Ratto di Europa" di Tiziano: il significato politico e le fonti figurative, in “Venezia Cinquecento”, 13, 2003, 25, pp. 153-181; Humfrey P., Tiziano, Phaidon, Londra 2008
Annotazioni redazionali: In una lettera di Tiziano del 19 Giugno del 1559 si menziona per la prima volta il Ratto d'Europa, uno dei due ultimi dipinti a carattere mitologico realizzati per Filippo II da Tiziano e dai lui stesso definiti ''poesie''. Il quadro, pendant del Perseo che libera Andromeda (Cfr. scheda opera relativa), fu spedito a Madrid nell'Aprile del 1562: è certo quindi che Tiziano lavorò al dipinto dal 1559 al 1562. La tela ritrae il ratto d'Europa: la giovane principessa è raffigurata in una posa scomposta, semi-sdraiata, mentre viene rapita e trascinata dal toro tra le acque del mare; sullo sfondo le ancelle piangono, mentre in primo piano tre amorini completano il dipinto, due in alto con arco e frecce e il terzo su di un piccolo delfino, quasi a voler inseguire il toro nella fuga. Nella zona inferiore del dipinto, infine, è raffigurato uno strano pesce dall'aspetto mostruoso, elemento questo che ha destato non poche interpretazioni e domande da parte della critica. Nonostante il Perseo che libera Andromeda sia di quattro anni più tardi rispetto al Ratto d'Europa, da un punto di vista stilistico i due dipinti sembrano contemporanei; inoltre, nell'interpretare il Ratto, è fondamentale sottolineare la loro complementarietà compositiva. Entrambe le opere hanno le stesse misure e ritraggono scene marine sullo sfondo. I dipinti sono costruiti su diagonali complementari ed opposte, così che le figure di Andromeda e di Europa vengono raffigurate rispettivamente nell'angolo sinistro e nell'angolo destro. Come sostenuto da Maurice Shapiro (1971), questa complementarietà compositiva potrebbe suggerire un'ulteriore relazione tematica tra i due dipinti, così che se il dipinto di Andromeda parla di una storia di un salvataggio ed è allegoria della salvezza, quella di Europa è la storia di un rapimento e allegoria della morte. In linea generale, come indicato da Watson (1976) e da Gentili (1996), il contenuto dell'opera di Tiziano non corrisponde esattamente alle fonti letterarie comunemente proposte, nello specifico le Metamorfosi (Eurfc07) ed i Fasti (Eurfc08) di Ovidio, ma rappresenterebbe una rielaborazione ricca d'inventiva da parte dell'artista costretto ad adeguarsi di volta in volta alla necessità dell'immagine creata. Varie sono state le teorie avanzate riguardo alle fonti usate dall'artista veneto. Per motivare la presenza di tutta una serie di elementi assenti nelle Metamorfosi ovidiane, Erwin Panofsky (1969) ha ipotizzato che Tiziano si fosse ispirato ad altre composizioni come quella dell'incisione di Bernard Salomon del 1557 (Cfr. scheda opera 56). Per quanto riguarda la presenza degli amorini cita in causa il Trionfo di Galatea di Raffaello (Cfr. scheda opera relativa) nella Villa Farnesina a Roma, ricordando come quello di Cupido che gioca con i delfini fosse un motivo particolarmente diffuso in Italia settentrionale, come si può ad esempio vedere nel Ratto di Europa di Durer (Cfr. scheda opera 29). Tuttavia, come notato da Donald Stone (1972), tali elementi non figurano mai contemporaneamente nella stessa composizione. Lo studioso ritiene dunque più probabile che la fonte del dipinto fosse la traduzione in volgare de Gli Amori di Leucippe e Clitofonte di Achille Tazio (Eurfc14) eseguita da Francesco Angelo Coccio nel 1550, sebbene l'opera di Tiziano presenti dei notevoli cambiamenti rispetto al testo. Altrettanto numerose le ipotesi di interpretazione del dipinto, alcune delle quali vengono riportaqte di seguito. La Clinton Nash (1981) propone un'interpretazione cristiana delle mitologie tizianesche quale rappresentazione del percorso ascendente dalle passioni terrene all'amore spirituale, fino alla salvezza dell'anima; Hilliard Goldfarb (1998) vede nella figura di Giove la personificazione di Filippo II che conduce l'Europa nel nuovo mondo, le Americhe; Karinne Simmoneau (1999) legge invece nella figura di Europa un'allusione alla Repubblica di Venezia protetta da Filippo II contro la flotta Turca, rappresentata simbolicamente nel pesce che si intravede tra le onde. Un'altra ipotesi circa la funzione del pesce mostruoso era precedentemente stata avanzata da Shapiro (1971) il quale, proponendo come testo fondamentale per la lettura del dipinto il poema di Orazio su Europa, sostiene che i tre putti e il pesce che circondano la fanciulla simbolizzino le passioni condannate dalla filosofia stoica: in particolare, la gioia (rappresentata dal putto sul delfino che lancia i suoi piedi in aria), il desiderio (dal putto che tiene in mano due frecce), la paura (dal pesce mostruoso) e la sofferenza (dal putto con l'arco, antico simbolo di tortura). Kiyo Hosono (2003) considera il dipinto come un atto celebrativo del trionfo di Filippo II, spesso paragonato dai contemporanei a Giove: il Ratto d'Europa avrebbe quindi un significato augurale in riferimento al matrimonio con la figlia del re di Francia e al suo ritorno trionfale in Spagna nel 1559. Rispetto all'originalità della posa di Europa, poi, Hosono la collega a quella di Polemone sopra il Capricorno riprodotta in un cammeo antico posseduto da Giovanni Grimani, patriarca di Aquileia che in quel periodo era a Venezia, che Tiziano conosceva sicuramente, in quanto l'opera fu riprodotta in diverse incisioni da Enea Vico, suo amico, e in alcuni stucchi per il palazzo Grimani in Santa Maria Formosa. Nonostante la grande diffusione del tema del ratto d'Europa, Tiziano, pur mantenendo un approccio classico all'iconografia del mito, inserisce elementi che lo rendono indubbiamente uno dei quadri più conosciuti ed affascinanti dell'artista, tale da essere ripreso pedissequamente nel 1629 da Rubens (Cfr. scheda opera 82) e più tardi da Velazquez, il quale nel famoso Las hilanderas decide di collocarlo sullo sfondo come arazzo tessuto da Aracne (Cfr. scheda opera relativa).
Deborah D'Amato